La storia di quando Annibale, il grande condottiero che attraversò gli Appennini con gli elefanti durante la Seconda Guerra Punica, perse un occhio nel Padule di Fucecchio.

Ad Annibale la Toscana costò davvero un occhio della testa!

La Seconda Guerra Punica o Guerra di Annibale era conclusa da quasi due secoli, quando Virgilio cantò il destino tragico di Didone. Abbandonata dall’amato Enea, la mitica regina di Cartagine si trafisse con la spada ricevuta in dono dall’eroe troiano; mentre questi, incapace a fermarsi e tenere fede a chi per lui tutto aveva ed avrebbe sacrificato, abbandonato soltanto al proprio fato glorioso e doloroso, navigava verso le coste del Lazio.

Durante la Seconda Guerra Punica Annibale perse un occhio nel Padule di Fucecchio, mentre tentava di raggiungere Roma: la cronaca dell'evento

Allora voi, o Tirii, tormentate con l’odio la sua stirpe e tutta

la razza futura, e mandate questi doni alle nostre

ceneri. Non ci sia né amore né patto tra i popoli.

Sorga un vendicatore dalle nostre ossa

a perseguitare i coloni dardani col ferro e col fuoco..” (Eneide, IV, 622-626)

Verso la guerra

Così, con la maledizione della regina che, dai natali lidi libanesi di Tiro, aveva guidato i navigatori fenici fin sulle coste dell’Africa, Virgilio spiegò il conflitto più devastante mai conosciuto dal Mediterraneo antico: le guerre Puniche (264–241 a.C.; 218–202 a.C.; 149–146 aC.). Le lacrime di Didone tuttavia dovettero attendere molti secoli prima di dare i loro frutti amari.

L’impero marittimo e commerciale della Cartagine storica non aveva motivi di conflitto con gli agricoltori-guerrieri latini ed anche quando la potenza terrestre di Roma crebbe, i discendenti di Enea e Didone sottoscrissero patti di pacifica convivenza a partire dal 508 a C., fino ad una tiepida alleanza contro il comune nemico ellenico Pirro, re dell’Epiro.

Durante la Seconda Guerra Punica Annibale perse un occhio nel Padule di Fucecchio, mentre tentava di raggiungere Roma: la cronaca dell'evento

Le divergenze emersero soltanto quando Roma riuscì a mettersi saldamente a capo di una estesa confederazione italica, comprendente le ricche città costiere del meridione, in molti casi abitate da Greci e dedite ad un commercio mediterraneo che presto coinvolse anche i Romani. Fu pertanto l’emergere di Roma ad un orizzonte di potenza mediterranea a determinare lo scontro con Cartagine. Queste guerre mondiali antiche coinvolsero naturalmente anche l’Etruria, donandole un tributo di guerra molto particolare ma anche altre memorie.

Etruschi e Cartaginesi

Il primo alleato italico di Cartagine comunque non fu Roma; poco più a nord sorgevano infatti le città etrusche, dedite ai traffici marittimi, economicamente e culturalmente fiorenti. Non sorprende pertanto che gli Etruschi entrarono presto in contatto con Cartagine e agli inizi del VI secolo prima di Cristo ci si accordarono sulla non aggressione reciproca e sul commercio.

Quando attorno al 545 a.C. molti greci di Focea (in Anatolia), cacciati dai Persiani, migrarono in massa nel piccolo insediamento di Alalia in Corsica, prendendo ad infastidire gli Etruschi con la loro pirateria, l’alleanza con i Fenici di Cartagine divenne anche militare. I Fenici, nella madre patria quanto nelle colonie occidentali, nutrivano una profonda avversione verso i Greci, così le navi etrusche di Caere (Cerveteri) e quelle Cartaginesi navigarono unite verso la Corsica.

Durante la Seconda Guerra Punica Annibale perse un occhio nel Padule di Fucecchio, mentre tentava di raggiungere Roma: la cronaca dell'evento

La battaglia di Alalia si svolse tra il 541 il 535 a.C. e fu favorevole agli Etruschi che stabilirono la propria supremazia in Corsica. I prigionieri greci, condotti a Caere furono lapidati. Non sappiamo se Cartagine firmasse questo tipo di accordi con le singole città o direttamente con la Lega Etrusca che le riuniva, gli storici propendono per la prima ipotesi, per quanto gli effetti finissero per coinvolgere tutta l’Etruria.

Certo, nel porto di Caere, Pyrgi, sorse nei decenni che seguirono la Battaglia di Alalia un tempio dedicato alla dea etrusca Uni (assimilabile a Giunone) e a quella fenicia Astarte. Proprio presso il tempio di Uni/Astarte furono ritrovate le celebri Lamine di Pyrgi, realizzate in oro riportano la stessa dedicazione religiosa in lingua etrusca e fenicia; rappresentano uno dei documenti più importanti riguardo alle nostre conoscenze sulla lingua etrusca.

Annibale alle porte d’Etruria

Quando Annibale si apprestava a passare l’Appennino tuttavia, la sottomissione dell’Etruria a Roma era ormai secolare.

Durante la Seconda Guerra Punica Annibale perse un occhio nel Padule di Fucecchio, mentre tentava di raggiungere Roma: la cronaca dell'evento

Progressivamente, proprio a partire dal tempo del primo trattato tra Roma e Cartagine i rapporti tra i Fenici e l’Etruria erano andati svanendo in un lontano ricordo. Ciò nonostante, tale ricordo poté pesare nella grave decisione di Annibale, gli sarebbe costata un occhio, di entrare in Etruria, dove avrebbe trovato campo libero fino ad Arezzo, piuttosto che affrontare le legioni che presidiavano a Rimini la via adriatica per l’Italia.

Il disegno di Annibale non aveva mai contemplato un velleitario attacco a Roma, quanto un’aggressione a suo sistema di dominio in Italia, in modo da costringere i Romani a trattare una pace a lui favorevole. Dopo le prime battaglie, Annibale liberava i prigionieri dei popoli italici, promettendo la libertà per le loro patrie e tratteneva i Romani. Nella Pianura Padana, quasi tutti i popoli di stirpe ligure e celtica si erano ribellati ed erano accorsi sotto le insegne cartaginesi.

Lasciarci un occhio

I Cartaginesi tentarono quindi di passare l’Appennino nell’inverno del 218 a.C., ma il maltempo li costrinse a desistere e attendere maggio. Sapendo che l’esercito romano attendeva ad Arezzo, il centro più importante dell’Etruria di allora, Annibale scelse la via più breve per quelle terre, “attraverso le paludi, dove il fiume Arno era straripato in quei giorni più del solito“, riferisce Tito Livio.

La marcia provocò grandi sofferenze, specialmente ai celti che nell’ordine di marcia seguivano la fanteria iberica ed africana, incontrando un terreno già calpestato. I soldati non poterono riposare all’asciutto per quattro giorni e molti di loro morirono.

Il Padule di Fucecchio con i suoi 2000 ettari è la più grande palude interna di Italia,per un weekend in Toscana tra natura e prodotti tipici

Annibale avanzò sopra l’unico elefante sopravvissuto, tenendosi lontano dalle acque; tuttavia, sempre secondo Livio, le veglie, le forti escursioni termiche primaverili e l’aria palustre fecero soffrire molto il condottiero che non potendo curarsi perse un occhio.

Oggi il ricordo di questo strano tributo, riscosso dall’Etruria al passaggio del grande condottiero, rende ancora più affascinante la visita alle antiche paludi che nonostante una lenta opera di bonifica, perseverano nel loro cuore selvaggio del Padule di Fucecchio (mappa).

Porte chiuse ad Annibale

Attraversate le paludi, Annibale puntò Arezzo avvicinandosi a Fiesole, forse la città più vicina al luogo nel quale aveva superato gli acquitrini. Oltre l’Arno, equivalente tirrenico dell’adriatico Rubicone, iniziavano l’Etruria propriamente detta e l’Italia del tempo. Gli Etruschi, contrariamente a quanto sperava Annibale, erano ormai bene inseriti all’interno del mondo romano e benché le legioni più vicine si trovassero ad Arezzo, nessuna città etrusca aprì le porte o prestò aiuto ai Cartaginesi.

L’armata attraversò così in solitudine le belle campagne etrusche, uscendo dalla Toscana (ma non dall’Etruria) oltre Cortona, per quella via che avrebbe condotto Annibale a molte gloriose vittorie ma anche alla sconfitta di Zama, destinata a segnare la gloria di Scipione l’Africano e la definitiva affermazione di Roma.

Durante la Seconda Guerra Punica Annibale perse un occhio nel Padule di Fucecchio, mentre tentava di raggiungere Roma: la cronaca dell'evento

Noi lasciamo il condottiero alla sua marcia, aggiungendo soltanto come si attardasse nei saccheggi soltanto nei territori di Arezzo e Cortona, in modo da provocare il console Gaio Flaminio Nepote ad inseguirlo, senza attendere i rinforzi da Rimini. Quando Annibale arrestò improvvisamente la sua “fuga” sorprese Flaminio nella Battaglia del Trasimeno; più che una battaglia una perfetta imboscata nella quale le legioni furono massacrate.

Laris Felsnas, un etrusco con le legioni?

Secondo lo storico greco Polibio 54.000 tra Etruschi e Sabini combatterono a fianco di Roma; considerando l’estensione dei rispettivi territori la maggior parte di questi soldati dovette essere etrusca. Forse uno di loro fu Laris Felnas, sepolto all’età di 106 anni in una necropoli di Tarquinia, fu accompagnato nell’aldilà da una iscrizione che vantava come avesse combattuto a Capua ai tempi di Annibale. L’iscrizione non è esplicita ma quasi tutti gli storici ritengono che Laris abbia combattuto dalla parte dei romani.

Durante la Seconda Guerra Punica Annibale perse un occhio nel Padule di Fucecchio, mentre tentava di raggiungere Roma: la cronaca dell'evento

Sussulti anti-romani

Probabilmente gli Etruschi furono il popolo più fedele a Roma nella prova mortale di Annibale. Nonostante ciò, è sempre Tito Livio a riferire di alcuni fermenti anti-romani, verificatisi a seguito del vituperato tradimento di Capua, seconda città d’Italia e storica alleata di Roma, risoltasi ad aprire le porte ad Annibale. L’unico riferimento concreto di Livio si colloca tuttavia ad Arezzo che forse stanca di mantenere il presidio romano, mostrò aperti segni di ribellione.

La minaccia di rafforzare il presidio bastò a calmare gli aretini. Successivamente quando il vicepretore Caio Ostilio entrò ad Arezzo con una nuova legione, richiedendo ostaggi a garanzia della fedeltà del senato aretino, diversi senatori fuggirono con le famiglie piuttosto che ottemperare alla richiesta. La repressione dovette attendere che i Romani ipotecassero le sorti della guerra con la vittoria su Asdrubale, fratello di Annibale. Allora furono condotte le indagini in Etruria, per scoprire se qualcuno avesse tramato contro Roma o aiutato Cartagine, molti nobili etruschi furono condannati o fuggirono.

 

Sabotaggio etrusco o vile truffa?

Marco Postumio, etrusco di Pyrgi, apparteneva alla classe dei pubblicani, uomini d’affari soliti lavorare per lo stato romano. Dopo la sconfitta di Canne, Postumio era riuscito ad accaparrarsi grosse forniture per gli eserciti romani che combattevano in Spagna e nelle isole.

Durante la Seconda Guerra Punica Annibale perse un occhio nel Padule di Fucecchio, mentre tentava di raggiungere Roma: la cronaca dell'evento

Tuttavia poiché Roma garantiva il pagamento delle forniture anche in caso di naufragio, Postumio faceva partire navi vecchie e malandate; in mare trasferiva il carico su altre imbarcazioni e affondava la vecchia nave vuota. Secondo l’inchiesta romana della quale ignoriamo la conclusione, l’affarista giunse a richiedere il pagamento di carichi anche del tutto inventati. Qualcuno ha voluto vedere in questa vicenda niente meno che un sabotaggio etrusco della guerra romana ma più probabilmente si trattò dell’opera di un appaltatore disonesto.

Poco dopo l’elezione a console di Scipione l’Africano, si ha la notizia di una flotta cartaginese che, razziate le campagne etrusche, era stata intercettata e catturata dai romani. L’Etruria fu infatti tra le regioni italiane che subirono meno le devastazioni della guerra, così poté contribuire allo sforzo di Roma, rifornendola di viveri e materiali.

Anche quando Scipione l’Africano fu autorizzato dal Senato a reclutare soltanto volontari anziché ordinare agli alleati la fornitura i contingenti cui erano tenuti, l’Etruria rispose inviando materiali e viveri a quell’armata che avrebbe definitivamente sconfitto Annibale a Zama (202 a.C). Del resto, gli Etruschi non avevano riscosso in anticipo un pesante tributo da Annibale ?

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