Pisa e Milano, unite da un filo colorato, coloratissimo. Vi portiamo dentro la mostra milanese sull’arte di Keith Haring, in un viaggio ideale da Pisa al capoluogo lombardo alla scoperta di uno degli artisti simbolo del Novecento.

Keith Haring, da Pisa a Milano

A Pisa, Keith Haring ha regalato l’ultima opera. Tuttomondo è un grande murales realizzato da Keith Haring nel 1989 sulla parete esterna della canonica della chiesa di Sant’Antonio Abate (mappa). Dieci metri di altezza per diciotto di larghezza, su un totale di 180 mq di superficie: è il più grande murales mai realizzato in Europa, l’ultima opera pubblica dell’artista statunitense, nonché l’unica pensata per essere permanente.

Keith Haring: About Art. Dalla mostra milanese allo speciale rapporto dell'artista con Pisa, città di Tutto mondo, il murales più grande d'Europa.

 

Pisa e Keith Hering

«Pisa è incredibile. Non so da dove cominciare. Mi rendo conto ora che si tratta di uno dei progetti più importanti che io abbia mai fatto.»

La storia di Keith Haring con Pisa inizia a New York. Qui, Piergiorgio Castellani, un giovane studente pisano, lo invitò a trascorrere un periodo di soggiorno nella città toscana.

Arrivato nella città, nell’eclettica immaginazione di Keith Haring balenò l’idea di realizzare un murales: l’unico spazio disponibile si rivelò essere su una grande parete esterna, posta sul lato nord del convento della chiesa di Sant’Antonio Abate, semidistrutto durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.

Raggiunto l’accordo con il Comune ed il parroco del convento, iniziarono i lavori. L’artista dipinse il grande murales nel giugno del 1989, in soli quattro giorni.

Keith Haring: About Art. Dalla mostra milanese allo speciale rapporto dell'artista con Pisa, città di Tutto mondo, il murales più grande d'Europa.

Dopo aver imbiancato l’intera parete e aver disegnato in nero i contorni delle figure, Haring completò il murales colorandolo con l’aiuto di alcuni studenti e alcuni artigiani dell’azienda di vernici Caparol Center di Vicopisano, che aveva donato la vernice necessaria alla realizzazione dell’opera.

Due video documentano l’intero processo di realizzazione, di cui anche la mostra milanese offre testimonianza: “L’Arte in diretta” e l’intervista-documentario “Tuttomondo”, girati dal regista Andrea Soldani.

Oltre a essere l’ultima opera dell’artista e il più grande murale d’Europa, è anche l’unica opera di Keith Haring ad avere un titolo. La curiosità dei pisani e le pressanti interviste, portarono Haring a dichiarare:

«Titoli? Una domanda difficile, perché non do mai un titolo a niente… Nemmeno questo dipinto ne ha uno, ma se dovesse averlo sarebbe qualcosa come… Tuttomondo!»

Il significato simbolico è chiaro: un futuro in cui gli ideali dominanti siano unitarietà e pace.

Keith Haring: About Art. Dalla mostra milanese allo speciale rapporto dell'artista con Pisa, città di Tuttomondo, il murales più grande d'Europa.

«Il tempo era bellissimo e il cibo ancora meglio. Ho impiegato quattro giorni per dipingere. Sto in un albergo direttamente di fronte al muro, così lo vedo prima di addormentarmi e quando mi sveglio. C’è sempre qualcuno che lo guarda (l’altra notte anche alle 4 del mattino). È davvero interessante vedere le reazioni della gente.»

(Keith Haring, 19 giugno 1989)

…Milano: about art

L’esposizione Keith Haring. About Art, presenta 110 opere, molte di dimensioni monumentali, alcune delle quali inedite o mai esposte in Italia, molte provenienti da collezioni pubbliche e private americane, europee, asiatiche.

Le opere dell’artista americano si affiancano a quelle di autori e correnti di epoche diverse, a cui Haring si è ispirato e ha reinterpretato con il suo stile: dai miti classici all’umanesimo, dall’arte primitiva al surrealismo, dall’influenza di Bosh ai dipinti del Trecento italiano, la pop art e il cartoonism.

Keith Haring: About Art. Dalla mostra milanese allo speciale rapporto dell'artista con Pisa, città di Tuttomondo, il murales più grande d'Europa.

Il percorso mostra la composizione attraverso i linguaggi dell’arte di un unico e personale immaginario simbolico, riscoprendo l’arte come testimonianza di una verità interiore che pone al suo centro l’uomo e la sua condizione sociale e individuale.

Si susseguono opere untitled dove le figure antropomorfe colorate di Haring esprimono ora un interrogativo, ora una riflessione. Dietro le forme elementari e l’allegria dei colori, c’è un mondo intenso, profondo, enorme da esplorare. Il mondo di Keith Haring, che l’esposizione milanese racchiude tra Umanesimo e Cartoonism, ultima sezione del percorso proposto.

Dall’Umanesimo al Cartoonism

Nella prima, l’uomo è al centro in tutta la sua complessità e unicità. Dal confronto con l’uomo vitruviano di Leonardo Da Vinci, scaturisce la figura antropomorfa squarciata da un buco in pancia, suggestionata dalla notizia della morte di John Lennon, che Haring realizzò su un telone di plastica di un camion.

Keith Haring: About Art. Dalla mostra milanese allo speciale rapporto dell'artista con Pisa, città di Tuttomondo, il murales più grande d'Europa.

In Untitled del 1984 l’uomo di Keith Haring è attraversato dalle proprie braccia che trafiggano testa e pancia. L’artista rappresenta così la riconciliazione tra testa e stomaco seguendo il principio secondo cui: “il puro intelletto senza sentimenti è inutile e addirittura potenzialmente pericoloso (per esempio il computer nelle mani di coloro che vogliono esercitare il controllo)”.

Ognuna delle opere esposte è un ponte tra noi e il mondo tanto colorato quanto complesso di Haring. E una volta attraversato il ponte? Troviamo Haring, ma il viaggio non si conclude qui. Haring stesso è il tramite di una nuova indagine.

Dipingo immagini che sono il risultato delle mie esplorazioni personali e lascio ad altri il compito di decifrarle, di capirne i simbolismi e le implicazioni. Io sono il tramite. Raccolgo informazioni in una forma visibile attraverso l’uso di immagini e oggetti. Traduco queste informazioni in una forma visibile attraverso l’uso di immagini e oggetti. A questo punto ho svolto il mio compito. È responsabilità dello spettatore o dell’interprete che riceve le mie informazioni farsi le proprie idee e interpretazioni al riguardo”.

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