Consigli pratici per tutti gli amanti della uova di gallina: ecco come leggere correttamente i numeri stampati sopra i gusci delle uova che compriamo.

 

Come si legge il codice guscio delle uova di gallina?

Se vi soffermaste a leggere gli ingredienti di tutto quello che mangiate, vi accorgereste che le uova di gallina sono presenti davvero in tantissimi alimenti di uso comune, dai biscotti alle salse. Infatti, solo nel nostro paese vengono consumati circa 14 kg pro capite di uova di gallina l’anno, più o meno un uovo di medie dimensioni mangiato a giorni alterni.

Ma da dove provengono tutte queste uova?

Purtroppo, da tempo immemorabile l’allevamento delle galline ovaiole ha perso il fascino del pollaio ruspante con gli animali liberi nell’aia e, nonostante questo sia il messaggio che tutte le confezioni vogliono comunicare, ormai anche i più romantici dei piccoli allevatori difficilmente consentono questo tipo di vita alle loro galline (in onor del vero ancora qualcuno c’è, ma si tratta davvero di mosche bianche!).

Consigli pratici per tutti i consumatori: ecco come leggere i numeri, o meglio il codice identificativo, sui gusci delle uova di gallina che compriamo.

Cosa vuol dire il codice sul guscio delle uova

Qualcosa in merito alla provenienza dell’uovo di gallina che abbiamo fra le mani è possibile dedurlo dalla stampa sul guscio: una sorta di “codice fiscale” che, oltre a fornire informazioni sul paese, la Provincia e il Comune di provenienza, riporta come primo carattere un numero compreso tra 0 e 3 che sta a indicare la tipologia di allevamento delle gallina che ha prodotto quell’uovo.

  • “0” allevamento biologico
  • “1” allevamento all’aperto
  • “2” allevamento a terra
  • “3” allevamento in gabbie

Dal terzo tipo di allevamento, sfortunatamente, provengono ancora oltre l‘80% delle uova che consumiamo.

E così, dietro l’invitante packaging in cui due o tre gallinelle paffute becchettano un prato verde, producendo “UOVA GIGANTI”, si cela l’immagine agghiacciante di una gabbia grande come un foglio A3 dove quattro galline trascorrono la loro breve e triste “vita”, senza avere lo spazio per assecondare i più basilari dei loro bisogni.

Consigli pratici per tutti i consumatori: ecco come leggere i numeri, o meglio il codice identificativo, sui gusci delle uova di gallina che compriamo.

Le nuove direttive europee per le gabbie delle galline ovaiole

La buona notizia è che, dopo l’intervento dell’Unione Europea che ha multato il nostro paese per non essersi adeguato all’uso delle nuove gabbie (direttiva sul benessere animale), alle galline ovaiole italiane è stato concesso qualche centimetro quadro in più, lo stretto necessario per garantire la possibilità di fare il nido, razzolare e appollaiarsi.

L’allevamento a terra: il numero 2

Al di là del terribile codice “3, qualcosa va detto anche sul “2” in cui la fuorviante definizione “allevamento a terra” richiama alla mente la solita immagine della gallina che a terra raspa baldanzosa alla ricerca di un lombrico. Niente di più distante dalla realtà purtroppo: l’allevamento a terra infatti corrisponde in tutto e per tutto ad un allevamento di tipo “3”, ma senza l’uso delle gabbie.

Enormi capannoni accolgono, in un tripudio di piumette volanti e odore di pollina e ammoniaca, una miriade di galline che possono beccare ben poco oltre al pavimento grigliato del loro ricovero.

Allevamenti di tipo 1: un salto di qualità

Il salto di qualità lo fanno comunque le uova di gallina prodotte dagli allevamenti di tipo “1”, grazie alla volontà dell’allevatore di migliorare la vita di questi animali. La categoria “1” infatti garantisce agli animali una densità minore per metro quadro oltre alla possibilità di avere uno spazio esterno dove assecondare maggiormente i propri istinti e le proprie necessità.

Consigli pratici per tutti i consumatori: ecco come leggere i numeri, o meglio il codice identificativo, sui gusci delle uova di gallina che compriamo.

Allevamento di tipo 0, ovvero allevamento biologico

Infine, le uova di gallina classificate con il numero “0” derivano dall’allevamento di razze rustiche con minor densità di animali (6 per mq) in condizioni che facilitano il più possibile l’espletamento da parte delle galline delle loro attività, dai bagni di polvere al razzolamento, alla creazione di gerarchie e “gruppetti” fra gli animali.

Detto tutto questo è inutile ribadire quanto quindi sia importante cercare di evitare le uova di gallina classificate con i numeri “2 “ e “3” (che comunque consumiamo nella maggior parte dei prodotti confezionati) e di guardare ben oltre l’immagine e gli slogan, che ben poco hanno a che fare con la realtà, al fine di acquisire una maggior consapevolezza su quello che mangiamo e sull’agricoltura e la zootecnia che sosteniamo.

 

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Alessandra Camèra
Bio Blogger & Ambassador of Tuscany
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