12 Settembre 2019 2019-11-29T21:38:02+01:00 25 anni di Bolgheri: pochi decenni per un miracolo enologico che non finisce di stupire TuscanyPeople Vieri Tommasi Candidi Share: La Bolgheri DOC quest’anno compie 25 anni. Ripercorriamo insieme la storia di questa grande DOC toscana, nata dall’intuizione del Marchese Mario Incisa della Rocchetta, che oggi rappresenta alcune delle etichette più famose al mondo. 25 anni di Bolgheri DOC: pochi decenni per un miracolo enologico che non finisce di stupire Se esiste un grande terroir del vino italiano che tra tutti ha subìto il maggior sviluppo negli ultimi decenni, questo è senz’altro Bolgheri. Il 31 agosto 2019 si è tenuta una storica e spettacolare cena celebrativa – 750 persone in dress code “Bolgheri Summer Cocktail” – di 25 anni di successi d straordinari vini Bolgheri DOC da punteggi altissimi (vari 100/100), grazie a un territorio d’elezione che in poco tempo ha quasi visto decuplicare il prezzo dei propri ettari con investimenti enoturistici da capogiro. Il fastoso Bolgheri Summer Cocktail si è svolto in circa 400 metri appartenenti all’incantevole Viale dei Cipressi a Castegneto Carducci, simbolo della zona, rendendo al contempo omaggio a Luciano Zazzeri, il grande chef scomparso recentemente, che ha sempre promosso i vini bolgheresi nel suo locale. La storia della denominazione Bolgheri DOC Ma se adesso appare tutto semplice e scontato, tanto da sembrare che la splendida Bolgheri del vino ci sia sempre stata, la storia ci racconta il contrario. Nonostante la parte delle origini riguardi ormai la mitologia dei grandi vini, è necessario ricordare come in realtà l’attuale sogno nacque quando il Marchese Mario Incisa della Rocchetta, notando somiglianze morfologiche e climatiche tra il territorio di Graves, a Bordeaux, e questa zona in cui fino ai primi decenni del Novecento si producevano per lo più vini rustici, volle provare a creare un’etichetta ispirata al modello francese. Dopo aver prelevato dai Duchi Salviati, a Migliarino Pisano, delle barbatelle di cabernet (un clone italiano) lo impiantò nel 1942, e successivamente nel 1944, a Castiglioncello di Bolgheri, in un’area protetta dal mare, al quale si attribuiva, erroneamente, la colpa della cattiva riuscita dei vini locali. 👉 Leggi anche: Giacomo Tachis: l’uomo che rivoluzionò la Toscana del vino Come sono nati Tignanello e Solaia Tuttavia, fino a che, alla fine degli anni ’60, il Marchese Piero Antinori, nipote del Marchese Mario, non propose la commercializzazione del vino, il fenomeno rimase limitato al consumo della famiglia e di pochi altri intimi. Grande artefice della svolta fu l’allora giovane enologo Giacomo Tachis, che già lavorava per i Marchesi Antinori. È infatti grazie all’incontro col Marchese Mario che Tachis mise brillantemente a frutto le sue competenze tanto che finì per creare vini seguendo la stessa filosofia anche in altre zone toscane, prime tra tutte due iconiche etichette quali Tignanello e Solaia prodotte dai Marchesi Antinori tra le Valli della Greve e della Pesa nel cuore del Chianti Classico. La nascita del Sassicaia Nel 1972 vide la luce il primo Sassicaia ufficiale. 2 anni dopo, Gino Veronelli s’innamorò del nuovo vino e ne diffuse la conoscenza sul mercato italiano. I successi divennero internazionali. In una degustazione alla cieca di Decanter, il Sassicaia 1978 sbaragliò tutti gli altri cabernet del mondo, finché non trovò la sua consacrazione nel 1985 coi primi 100 punti assegnati da Robert Parker a un vino italiano. Il resto è leggenda. 👉 Leggi anche: Masseto 2015 e Solaia 2015: nell’olimpo di Robert Parker con 100 punti su 100 Sassicaia, Ornellaia e Macchiole: la consacrazione di Bolgheri come nuovo territorio del vino Fino agli anni ’70 la storia dei vini rossi di qualità a Bolgheri coincide con la storia del Sassicaia. Solo nel 1978, altri importanti personaggi decisero di seguire le orme del Marchese Mario. La maggioranza non erano del posto, come lo stesso Marchese, del resto. Il primo fu Piermario Meletti Cavallari, che nel 1977 si trasferì a Castagneto da Bergamo e creò il Podere Grattamacco. Poco dopo lo raggiunse Michele Satta, da Varese, che dopo aver lavorato come fattore dette vita a una propria azienda. La Tenuta Belvedere dei Marchesi Antinori venne divisa tra Lodovico, che creò Ornellaia, e il fratello maggiore Piero, che rinominò la ridimensionata Tenuta Belvedere in Tenuta Guado al Tasso. Unico nativo di Bolgheri era Eugenio Campolmi che fondò Le Macchiole. Queste furono le prime storiche aziende ad avere seguito l’esempio del Sassicaia, gettando le basi per la nascita di un vero e proprio nuovo territorio del vino. 👉 Leggi anche: Olga Fusari: a tu per tu con l’enologa di Ornellaia La nascita della Bolgheri DOC Benché la creazione effettiva della Bolgheri DOC risalga al 1983, è solo nel 1994 che furono inserite le indicazioni per la produzione dei vini rossi ed è da questo momento che inizia ufficialmente la storia moderna della Denominazione, nonché del Consorzio, fondato pochi mesi dopo. Gli altri 6 membri fondatori, oltre ai già citati Satta, Campolmi e Meletti Cavallari, sono Rosa Gasser, Enio Frollani e Federico Pavoletti. Ad oggi i 7 soci iniziali sono diventati 56, gli ettari da 190 sono divenuti 1.370 – di cui 1.093 a Bolgheri DOC, 87 a Bolgheri Sassicaia DOC e 190 a IGT, Indicazione Geografica Tipica – mentre il numero di etichette e riconoscimenti è aumentato esponenzialmente. Il vino è uno storytelling naturale Il figlio di Enio Frollani, fondatore della Bolgheri DOC, gestisce un gioiellino di 5-6 ettari di vigneto biologici: “Alcuni, come il marchese Antinori,” – ci dice – “forse non credevano completamente nella DOC . Solo Eugenio Campolmi e Niccolò Incisa della Rocchetta erano riusciti a vedere oltre, tanto da appassionare mio padre che diventò consigliere.” Priscilla Incisa della Rocchetta (Tenuta San Guido), racconta: “Bolgheri è nato come un sogno di una famiglia, ma ci siamo sempre sentiti accolti e seguiti dalla comunità e, soprattutto, è stato proprio il territorio a rendere possibile ed economicamente tangibile quello che poteva essere soltanto un gioco in famiglia. L’accoglienza al Sassicaia è stata sorprendente ma ancora più sorprendente come il territorio abbia saputo strutturarsi attorno a lui e alla nostra famiglia.” Mentre Michele Satta è dibattuto tra nuovo e antico: “[…] adesso è il momento di chiederci se vogliamo tenere duro su qualcosa di antico o se c’è qualcosa di nuovo che dobbiamo applicare. Il nostro successo è stato quello di proiettare sul mondo nuovo qualcosa di antico […] il vino è il ponte tra due persone e uno storytelling naturale […]. Una seconda Napa Valley Gaddes da Filicaja (Ornellaia), nutre invece una sua visione globale: “A Bolgheri cominciamo ora a comunicare come DOC, anche questa è una novità dei prossimi 25 anni. Abbiamo opportunità uniche: ci sono cabernet e merlot, ma i vini sono molto diversi dal bordeaux: hanno con carattere più caldo e mediterraneo, facili da bere e immediati anche dopo pochi anni, ma che mantengono capacità di invecchiare. Il gusto del consumo internazionale si è formato su questi vitigni e questo ha ovviamente facilitato le cose e, puntando su uve internazionali bordolesi, si parte sempre avvantaggiati. Qui può nascere una seconda Napa Valley con un enoturismo enorme che già si è sviluppato in maniera incredibile “. Qualunque sarà il futuro della Bolgheri DOC, noi glielo auguriamo il più grande possibile. Se lo merita. 👉 Leggi anche: Forbes, la prestigiosa rivista americana, parla di Bolgheri e dell’Alta Maremma Appassionato di vini di Bolgheri? Raccontaci la tua esperienza. Scrivici. Hai un’attività a Bolgheri e cerchi maggiore visibilità? Clicca qui. TuscanyPeople cerca belle storie da raccontare. Qualunque cosa tu sia, Agricoltore, Artigiano, Imprenditore, Locandiere, Oste, Viticoltore, narraci la tua. Siamo curiosi. Riproduzione Riservata ©Copyright TuscanyPeople Share: Informazioni sull'autoreVieri Tommasi CandidiScrittore & Ambassador of Tuscany [fbcomments url="https://www.tuscanypeople.com/25-anni-di-bolgheri-doc/" width="100%" count="on" num="3"]