Il primo battesimo sotto il Ponte Vecchio

Stiamo passando sotto il Ponte Vecchio, il celeberrimo ponte commerciale di Firenze: da qui sembrano enormi le travature di legno a puntellare le costruzioni sporgenti dalle arcate. Dal Trecento fino al 1593 – quando furono definitivamente cacciati dai Medici – lì sopra tenevano le loro maleodoranti botteghe i beccai, i macellai dell’epoca, poi sostituiti dal Granduca Ferdinando I per questioni di decoro con orafi e gioiellieri. E adesso in quelle costruzioni sporgenti dal ponte ci sono nomi come Gioielleria S.Vaggi, Gherardi Gioielli, Officine Ponte Vecchio 19, Fratelli Piccini, Boutique COI – Italian Jewels & Gold – Ponte Vecchio, Damiano Parati, Gioielleria Dante Cardini, Fratelli Peruzzi, insomma tutto un altro mondo da quello dei beccai.

Ah, l’emozione di attraversare dal di sotto questa meraviglia unica al mondo che ispirò pietà anche ai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale, tanto da essere risparmiata a dispetto di tutti gli altri ponti che furono distrutti per rallentare l’avanzata degli Alleati. O forse fu la mano di un coraggioso fiorentino a salvare il Ponte? Chi lo sa, gli aneddoti al riguardo si sprecano. Diciamo allora che l’arte e la bellezza riuscirono a fermare la mano sanguinaria della ferocia nazista. E scusate se è poco.

A proposito, si dice anche che non si è fiorentini veri finché non si è passati sotto il Ponte Vecchio, e che questa esperienza valga come un battesimo. Bene, allora io, nato a Firenze nel ‘66, anno dell’alluvione, vengo battezzato fiorentino oggi per la prima volta. E riscusate se è poco.

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I tedeschi risparmiarono il Ponte Vecchio ma fecero macerie delle case adiacenti

Purtroppo però lo scotto per la mancata distruzione del Ponte Vecchio lo pagarono le antiche case sulla riva sinistra dell’Arno (di là d’Arno), quelle direttamente a picco sul fiume, dove non c’è la spalletta, per intendersi, dato che i tedeschi le fecero saltare rendendole fumanti macerie che sarebbero servite se non altro a rallentare gli Alleati per qualche giorno. E purtroppo questi edifici bombardati durante la guerra hanno lasciato spazio a delle brutte costruzioni realizzate negli anni ’50 che niente hanno a che vedere coi palazzi che si notano da metà sponda in poi, verso il Ponte a Santa Trinita.

Ora notiamo sulla rive gauche la chiesa di San Jacopo Soprarno, costruita nel Duecento, ma ristrutturata da Michelangelo nel Seicento, grazie anche all’aggiunta di due finestre che la rendessero meno buia.

Passa insieme a noi sotto il Ponte a Santa Trinita: vai a pagina 4

Informazioni sull'autore

Scrittore, Ambassador of Tuscany
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