E invece com’è arrivato alla gerontologia?

“Io volevo fare il dottore, il medico che segue i pazienti a vita, rappresentare il loro punto di riferimento. E l’anziano è il prototipo standard per una cura continuativa, perché ha bisogno di qualcuno che lo prenda in mano e che lo gestisca a tutto tondo. Poi ero appassionato anche di cardiologia, tanto che sono sia cardiologo che geriatra, e si sa che uno dei grandi capitoli della patologia dell’anziano è la malattia cardiovascolare. Ma al di là di questo, a Firenze c’è una scuola gerontologica estremamente importante, e molto innovativa, dalla quale rimasi affascinato quando, negli anni 89-90 dovevo decidere cosa fare. La scuola, creata dal Prof. Antonini, disponeva della prima terapia intensiva nata in Italia, con una continuità di cura fino alla riabilitazione. E così lì sono entrato e lì sono rimasto. E adesso dirigo la stessa struttura ideata e creata dal Prof. Antonini.”

Prof Andrea Ungar, presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, nominato Ambassador of Florence 2023

Il Professor Antonini è un grandissimo nome della gerontologia internazionale

“Sì. Parliamo del fondatore della gerontologia italiana. Tanto che la Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, con sede a Firenze, di cui io adesso sono Presidente, è nata qua per sua volontà.”

Facendo un parallelo tra lei e Chiara Azzarri, pediatra immunologa, premiata a sua volta al Florence Ambassador Award 2023, ossia tra due medici delle estreme fasi della vita di un essere umano, l’infanzia e la senilità, la domanda è: ci sono corrispondenze o analogie tra bambini e anziani? Si possono assimilare in qualche modo?

“Assolutamente sì. Tanto che nelle mie relazioni sull’approccio geriatrico io porto il mio invito a creare un Meyer per gli anziani. L’anziano fragile dovrebbe essere ricoverato in un ambiente diverso: più bello e con più servizi, aperto ai parenti, con luci, refettorio, un cibo particolare ricco di proteine, cosa che ovviamente non abbiamo. Il problema è che viviamo in una società ageista, ossia l’anziano lo consideriamo molto meno. Al Meyer, ad esempio, nelle stanze c’è il letto per il bambino e quello per la mamma, e così nell’ospedale geriatrico dovrebbe esserci la possibilità di accogliere i parenti: io non posso dare la lettera di dimissioni a un bambino, ma spesso nemmeno a un anziano. Il parallelismo deriva quindi dalla necessità di una medicina diversa per entrambi, il bambino e l’anziano.”

Prof. Andrea Ungar, il paladino dell’anti-ageismo: scopri tutto a pagina 3

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Scrittore & Ambassador of Tuscany
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