Dalla fondazione di Area, prestigiosa rivista di architettura, al sogno di continuare a lavorare realizzando edifici dove le persone abitano volentieri. L’Architetto fiorentino Marco Casamonti dello Studio Archea ricerca bellezza attraverso un processo razionale e interdisciplinare, in un eccellente studio con sedi in tutto il mondo. Lo intervisto, rigorosamente via Zoom, e ne rimango affascinata.

 

Intervista all’Arch. Marco Casamonti, uno dei quattro soci dello Studio Archea

Renzo Piano già nel 1978 con La Casa Evolutiva illustrava la visione futuristica dell’abitazione intesa come “progressivamente modificabile”, secondo le esigenze dell’abitante di caratterizzazione dello spazio.

Architetto Marco Casamonti, uno dei tre soci fondatori dello Studio Archea di Firenze

Ripensare il modello abitativo

Secondo lei Architetto Casamonti, ‘#iorestoacasa’, l’imperativo categorico dell’emergenza sanitaria in corso, ci obbliga – giocoforza – a ripensare il concetto di ‘abitazione’, luogo intimo che protegge e difende?

Arch. Marco Casamonti: Spesso mi viene chiesto come cambierà la casa o come sarà la casa del futuro e sempre rispondo che non è la casa che cambia, sono le donne e gli uomini che le abitano a cambiare ed avere necessità e desideri diversi rispetto al passato. Erroneamente qualcuno immagina che le mutazioni dello spazio domestico siano la conseguenza della capacità profetica dell’architetto con abitanti che si adattano alla dittatura del progetto, ma non è così. E’ la società che cambia, si evolve, e con essa si modificano gli stili di vita e le azioni quotidiane.

Progetto Yanqing Grape Expo in Cina dello Studio Archea

Viceversa la maggior parte dei nostri appartamenti risultano identici a quelli di 40, 50, 60 anni fa e purtroppo sono del tutto inadeguati ad accogliere le famiglie di oggi che sono percentualmente diverse come composizione sociale, ma in particolare differiscono rispetto al passato dal punto di vista delle esigenze spaziali e organizzative.

Non ce ne rendiamo conto, ma la casa tradizionale in Italia non risponde in alcun modo alle esigenze contemporanee: inadeguatezza ed inospitalità caratterizzano la maggior parte del patrimonio edilizio esistente.

Progetto residenziale a Novoli dello Studio Archea - Firenze

La casa contemporanea secondo l’Arch. Marco Casamonti

A che cosa non può rinunciare una casa contemporanea?

Arch. Marco Casamonti: Non può rinunciare ad essere ‘casa’, non deve essere albergo, un luogo dove vado solo a dormire, dovrebbe viceversa consentirmi di svolgere in maniera confortevole le principali azioni quotidiane come mangiare, dormire, studiare, lavorare, ricevere persone ed oggetti. Case che secondo me hanno una predisposizione per essere confortevoli sono rappresentate dal progetto che abbiano recentemente realizzato a Novoli, nel quadrante nord-ovest di Firenze, oggetto fin dagli anni Ottanta di un complesso programma di recupero.

Si tratta di nuovi edifici residenziali, all’interno purtroppo ancora troppo tradizionali, ma all’esterno risultano completamente circondati da logge e balconi fronte parco dove, con una profondità che arriva a 3 metri, è possibile organizzare cene e aperitivi all’aperto. Tali spazi, che io chiamo ‘inter – esterni’ rappresentano una sorta di ambito intermedio tra il dentro e il fuori, il privato e il pubblico.

Progetto residenziale a Novoli dello Studio Archea di Firenze

Milano e la densità dell’abitare

Milano è sempre stata ed è sempre più al centro dell’attenzione nel mondo dell’architettura. Secondo lei, è crollata su sé stessa, travolta dal cemento?

Arch. Marco Casamonti: No, non mi sembra. Il problema non è la densità dell’abitare, strategia che qualcuno erroneamente apostrofa con la semplificazione del troppo cemento, viceversa, a mio giudizio, la densità è un valore che deve attraversare e caratterizzare anche la città contemporanea. C’era molta più pietra nella Firenze storica che cemento nella Milano contemporanea.

Gli abitanti amano la densità e l’intensità della città, siamo animali fatti per stare in gruppo, non siamo una specie solitaria, piuttosto amiamo stare assieme, scambiare esperienze, condividere le emozioni, ma è indubbio che oggi la città densa richieda l’assenza di inquinamento e comportamenti ambientalmente più responsabili.

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Progetto Liling dello Studio Archea

Il Rinascimento secondo l’Arch. Marco Casamonti

L’aria toscana: chi si affida totalmente a lei e alla sua sensibilità cerca una sorta di capacità ‘Brunelleschiana’ di coniugare il passato e restituirlo in chiave moderna.

Arch. Marco Casamonti: “Concetti inevitabilmente connaturati con chiunque sia nato e vissuto Firenze perché se hai le tue radici con-fuse con gli argini dell’Arno sei partecipe di una storia straordinaria fatta di Arte e Architettura alla quale si appartiene in modo privilegiato senza merito. Si tratta di una condizione ineluttabile rispetto alla quale non puoi fare a meno di fare riferimento ma che, a fronte della sua eccezionale rilevanza, rischia spesso di schiacciare gli animi e le coscienze più deboli spesso ripiegate sul peso del passato.

Ripeto sempre che è importante conoscere la storia senza scadere nello storicismo e che, specialmente per un fiorentino, è necessario liberare il passato dalla nostalgia per farne un elemento costitutivo del futuro. Nessun periodo storico, a mio giudizio, è stato più innovativo e moderno del Rinascimento e al contempo nessuna congiuntura culturale è stata tanto capace di studiare e attingere ad immagini e contenuti tratti dall’antichità”.

Progetto dello Studio Archea di Firenze

Un progetto innovativo

Lei viaggia molto, in Italia, in Europa, in tutto il mondo. Un progetto particolarmente innovativo che l’ha colpita?

Arch. Marco Casamonti: “Più che un progetto in senso fisico direi un progetto culturale poiché ciò che mi ha interessato e coinvolto con particolare evidenza negli ultimi 20 anni è la capacità di azione / reazione della cultura cinese. Gli architetti cinesi venivano da grandi istituti statali omologati ad una metodologia di lavoro appiattita e massificata. Oggi sono culturalmente aggiornati e senz’altro partecipano al dibattito internazionale recitando un ruolo da protagonisti forti di una capacità di visione e interpretazione della realtà di straordinario interesse.

In Europa, a causa della nostra presunzione, siamo meno disponibili al cambiamento e a riconoscere i nostri errori. Il problema non è sbagliare, ma rimediare e recuperare con grande velocità, il tempo è finito e la vischiosità degli apparati burocratici su cui abbiamo organizzato e coordinato ogni nostra attività, rappresenta certamente un fattore che impedisce il cambiamento e con questo la nostra capacità di innovazione.

Progetto Liling Ceramic Art City dello Studio Archea di Firenze

La Cantina Antinori

Tra i suoi progetti spicca la Cantina Antinori. Affronta un tema difficile: inserire nel contesto toscano uno stabilimento di quasi trecentomila metri cubi, facendoli dialogare con l’ambiente, migliorandolo. Opera da pochi.

Arch. Marco Casamonti: “È un progetto che incontra le esigenze della società, coniugare lo sviluppo economico con la salvaguardia e la protezione del nostro patrimonio ambientale e del paesaggio. Ancora oggi in molti ritengono che per il nostro futuro l’economia debba rivendicare un ruolo prioritario rispetto all’ambiente e quindi in qualche modo che lo sviluppo sia in contrasto con il rispetto della natura.

Al contrario altri ritengono che per proteggere il paesaggio sia inevitabile inibire qualsiasi forma di trasformazione e sviluppo. La soluzione viceversa è tutta interpretabile all’interno di quello spirito rinascimentale prima ricordato, nella congiunzione degli opposti: costruire, creare benessere e allo stesso tempo realizzare un opificio in un luogo meraviglioso come il Chianti, senza rovinarlo”.

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Le Cantine Antinori progettato dall'Architetto Marco Casamonti dello Studio Archea

Gli architetti star secondo Marco Casamonti

La sua visione sul futuro dell’architettura mondiale. Archistar sì, archistar no?

Arch. Marco Casamonti: “‘Archistar’ non esiste, è una figura del millennio scorso e se esiste è stata creata dai media o da quei sistemi politico-economici che chiedevano all’architetto di fare cose stupefacenti, uniche, eccezionali, indipendentemente dal costo e dal consumo di energie e risorse.

Probabilmente più di un architetto si è fatto prendere la mano, sfornando progetti particolarmente orientati alla produzione di immagini iconiche tanto care allo show business. Nel terzo millennio è chiesto all’architetto di fare cose che rispondano ad esigenze reali, a quelle condizioni di vita e dei modi di abitare evocate in principio”.

 

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Credits: Foto 1: Alexander Dobrovodsky | Foto 2-4: Pietro Savorelli e Neri Casamonti | Foto 5-7: Cristiano Bianchi | Foto copertina + 3-6-8: Pietro Savorelli.
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