Artemisia Gentileschi è la prima donna ad essere stata ammessa all’Accademia del Disegno di Firenze nel 1666. Figlia di Orazio Gentileschi, pittore pisano, oltre ad essere considerata una pittrice eccellente è simbolo di femminilità e femminismo, emancipazione e libertà.

La rinascita toscana di Artemisia Gentileschi

Ogni donna è una ribelle, solitamente in rivolta contro se stessa“. Oscar Wilde

Artemisia Gentileschi aveva il coraggio, la bellezza e la Toscana nel sangue. Nata l’8 luglio 1593 è la primogentia del pittore pisano Orazio Gentileschi da cui eredita l’arte del pennello.

Artemisia Gentileschi è la prima donna ammessa all'Accademia del Disegno di Firenze nel 1666. Simbolo di femminilità, femminismo e libertà

Le prime opere della Gentileschi

Cresce a Roma e a 12 anni sua madre muore, lasciandole la cura della casa e di 5 fratelli. Ma Artemisia  Gentileschi non ci sta; al posto del mestolo preferisce usare il pennello e chiede a suo padre di farla diventare la prima donna pittrice. La pittura, infatti, era un’arte maschile e, per questo, Artemisia Gentileschi non può frequentare scuole o ginnasi. Impara a preparare colori e pennelli da suo padre, impara da lui a dare forme realistiche a quella nebulosa che sente dentro, impara da lui l’uso della luce e dell’ombra tipici di Caravaggio.

E, a solo 15 anni, arriva il suo primo capolavoro: Susanna e i vecchioni. Inizia così un sodalizio importante, padre e figlia uniti nelle tele. Un lavoro talmente ben eseguito da trarre in inganno molti critici che, in una recente asta, non sono riusciti a comprendere di chi fosse il quadro e, dunque, lo hanno catalogato con entrambi i nomi.

Artemisia Gentileschi è la prima donna ammessa all'Accademia del Disegno di Firenze nel 1666. Simbolo di femminilità, femminismo e libertà.

Il processo per stupro di Agostino Tassi

Solo 2 anni dopo, la tragedia: un collega e amico del padre, Agostino Tassi, che doveva insegnarle a padroneggiare meglio la sua arte e i colori, si approfitta di lei e la stupra in casa sua. Un atto orribile e contro natura. Artemisia Gentileschi ne esce distrutta, ma l’uomo le promette di sposarla, di riparare al suo torto con il matrimonio. Che non arriva e non può arrivare dato che l’uomo è già sposato e Artemisia lo scopre l’anno dopo, nel 1612. Nel frattempo, si era consegnata a quell’uomo, aveva giaciuto con lui come moglie, riponendo in lui fiducia.

Cosa fare quindi? Non si può piegare la testa. Ed ecco il coraggio: Agostino Tassi viene denunciato al Papa e inizia un lunghissimo processo seguito da tutta Roma. Falsi testimoni, lunghe ed umilianti visite ginecologiche. Ma Artemisia Gentileschi non si arrende: vuole giustizia. Viene sottoposta anche ad un interrogatorio con la tortura dei “sibilli”: i pollici vengono legati con delle cordicelle che si stringono sempre più, fino a stritolare le falangi. Fino a distruggere le mani, la vita di un pittore.

Questo è l’anello che mi dai, e queste le promesse” urla Artemisia guardando il Tassi negli occhi. E vince. L’uomo viene condannato all’allontanamento perpetuo da Roma (che non avverrà mai) e al pagamento di una multa. Una vittoria di Pirro, una vittoria vuota segnata dalla reputazione distrutta della donna che convola a nozze con il pittore toscano Pierantonio Stiattesi il giorno dopo la sentenza.

Artemisia Gentileschi è la prima donna ammessa all'Accademia del Disegno di Firenze nel 1666. Simbolo di femminilità, femminismo e libertà

Una nuova vita a Firenze

Scappa a Firenze, lasciandosi tutto alla spalle e, in Toscana, ritrova se stessa. A Firenze trova l’arte e la bellezza voluti da Cosimo II, trova una società libera che non la giudica per il suo sesso, ma per la sua arte.

Trova Galileo Galilei, di cui diventa intima amica e Michelangelo Buonarroti il Giovane (nipote dell’omonimo genio). In Michelangelo trova un mecenate, un nuovo padre. E’ lui a istruirla, è lui a presentare le sue opere, è lui a farle superare i suoi limiti.

Nei quadri di Artemisia Gentileschi si trova la sua grazia di donna, la sua rivincita, la sua rinascita. Il suo tratto è deciso mentre dipinge la Giuditta, ma è spietato nel dolore inflitto a Oloforne, nella sofferenza dell’uomo abbracciato dalla morte imminente.

Artemisia Gentileschi è la prima donna ammessa all'Accademia del Disegno di Firenze nel 1666. Simbolo di femminilità, femminismo e libertà

La prima donna all’Accademia del Disegno di Firenze

19 Luglio 1666, questo giorno non cambia solo la vita di Artemisia Gentileschi. Cambia il mondo: viene ammessa alla prestigiosa Accademia del Disegno di Firenze. Fu la prima donna a godere di tale privilegio, la prima donna a poter fregiarsi ufficialmente del titolo di “pittora”.

Ma Firenze non le regala solo la corona d’alloro degna degli artisti del passato, le regala anche l’amore.

Il matrimonio con Pierantonio Stiattesi, infatti, si rivela un fallimento: i coniugi sono complici, ma come amici. Non hanno passione, amore o ardore per l’altro. E, i continui debiti del marito, non dispongono la donna in suo favore.

L’amore ha il volto di Francesco Maria Maringhi, un rampollo di un’antica famiglia dell’aristocrazia fiorentina. Un amore travagliato e sofferto che non la abbandonerà mai, come testimoniano le 21 lettere recentemente trovato nell’Archivio dei marchesi Frescobaldi a Firenze. Un amore che attraverserà tutta la penisola, che arriverà anche a Londra, dove Artemisia Gentileschi soggiornerà per un breve periodo, per aiutare il padre a completare delle opere per Re Carlo I.

Artemisia Gentileschi è la prima donna ammessa all'Accademia del Disegno di Firenze nel 1666. Simbolo di femminilità, femminismo e libertà

Qual èil rapporto di Artemisia Gentileschi con Firenze e la Toscana?

Firenze le è stata madre, ma anche matrigna. Artemisia scapperà dalla sua casa di Piazza de’ Frescobaldi in una notte a causa, principalmente, dei debiti del marito. Pierantonio, infatti, amava la bella vita, e amava comprare a credito. I debiti sempre maggiori arrivarono a deteriorare il rapporto di Artemisia con Cosimo II e costrinsero la famiglia (la coppia aveva avuto ben 4 figli) a scappare, a tornare a Roma.

La Toscana fece fiorire Artemisia e il suo genio, l’accolse come una madre e la fece rinascere come un’araba fenice, per poi ferirla e cacciarla.

Artemisia Gentileschi non è solo una pittrice eccellente, è anche un simbolo di femminilità e femminismo, emancipazione e libertà che profuma di bellezza. E di Toscana.


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Agnese Paternoster Blogger & Ambassador of TuscanyPeople
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