8 Marzo: dal 1917, una festa dedicata a tutte le donne, che ancora oggi ci ricorda l’importanza di valori quali l’uguaglianza, libertà di espressione e il diritto di essere chi si desidera, abbattendo i pregiudizi.

8 Marzo, un augurio speciale di meritocrazia e libertà

È l’8 marzo: Giornata Internazionale della Donna. Puntualmente, WhatsApp si intasa: gif con mimose, meme dubbiosamente ironici sul tornare in cucina, fiorellini virtuali e, per gli ormai vintage, anche reali. È banale dire che non ci sia bisogno dei fiori, ma come cantava Nilla Pizzi: “grazie dei fior”. L’educazione prima di tutto e prima del genere.

Qualunque sia la nostra reazione a un gesto di galanteria o a una battuta, sarà sempre sbagliata. Le donne sono troppo: troppo belle, troppo magre, troppo disinibite, troppo taciturne o troppo spigliate. Lo sono anche per le altre donne; metta like chi non ha mai detto all’amica, osservando la ragazza passante di turno: “non è troppo corta quella gonna?”. Ottimo, siamo a ben due pollici alzati: un gran successo. Noi donne, quelle che si sentono tali, probabilmente siamo solo troppo pazienti: ci sono troppi diritti da rincorrere, in sneakers o Louboutin, per fermarci ad ascoltare chi bubbola in continuazione. Eh sì, diritti: perché, spoiler, non esiste in nessun luogo del mondo la parità di genere, neanche l’8 marzo.

Ragazza con smalto viola tien in mano cartello sull'uguaglianza di genere

Il significato dell’8 Marzo e della Giornata Internazionale della Donna

Questo giorno, così giallo e battagliero, desta ogni anno le coscienze. Si insinua un maledetto tarlo che ripete: vuoi vedere che sono forti sul serio? Come le donne del 1917, quando nasce l’8 marzo come festa grazie alle donne di San Pietroburgo che scesero coraggiosamente in piazza, stanche del conflitto bellico.

È bellissimo essere forti ma altrettanto stancante. Basterebbe essere libere e non essere notizia se dimostriamo solamente quello che siamo: fragili o combattenti, silenziose o chiassose, belle o brutte. Purtroppo, specialmente in un mondo digitale ed estetico come quello in cui siamo immersi, una donna brutta (secondo canoni decisi, non si è capito bene da chi e basati su non si sa bene quale verità) è notiziabile.

Dopotutto, l’avvenenza femminile ha sempre fornito ispirazione ai più grandi uomini. So che ci state pensando: una donna che “tanto gentile e tanto onesta pare”, un sommo poeta e la Toscana. Non vi viene in mente nessuno? Una delle donne più famose e misteriose della storia è certamente lei, Beatrice Portinari. La sua figura accompagna tutt’oggi il percorso scolastico di tutti, la sua grazia e il suo candore permeano i secoli creando un modello senza tempo. Ogni Beatrice è bella a Dante suo, comunque. E magari, dopo la Messa seguita in modo composto, anche lei arrivava nella sua magione e si stravaccava sulla poltrona in velluto.

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5 donne camminano abbracciate su un prato

Alcune importanti donne toscane

La Toscana ha esempi di strabilianti figure femminili anche più recenti e meno eteree. Firenze ha dato i natali ad una delle menti più brillanti del XX secolo: Margherita Hack. Noi saremo anche “figli delle stelle”, ma lei ne è stata indubbiamente la regina.

Un’altra fiorentina dalla penna magica che vogliamo celebrare questo 8 Marzo, è Oriana Fallaci, che rispecchia senza dubbio la donna combattente, dignitosa e grintosa. Firenze è stata la culla anche di una modernissima Chiara Francini: irriverente, creativa e mai banale scrittrice e attrice.

A loro, grazie. Grazie per i loro animi belli, per la loro perseveranza e anche per la fragilità. Vogliamo il diritto di essere riconosciute in ogni sfaccettatura, di farci i complimenti perché siamo brave senza che lo decida un soggetto terzo. Vogliamo aggettivi negativi cuciti addosso insieme a quel vestito che tanto ci piace, ma che non possiamo permetterci: lo stipendio è troppo basso. Vogliamo essere noi, nel bene e nel male. Finché morte non ci separi da noi stesse.

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Ragazza con due dita sulla bocca con scritta Listen to women

I nostri auguri per questo 8 Marzo

Non vogliamo le quote rosa: a me piace il nero, che sta bene su tutto e sfina. Vogliamo meritocrazia e libertà. Vogliamo un oggi migliore: raccomandare alle figlie soltanto di non prendere freddo e seguire la propria inclinazione.

Vogliamo quello che gli uomini non hanno mai dovuto chiedere. Ce lo dobbiamo. Quante parole riversate per una cosa che dovrebbe essere naturale. Siamo “dolcemente complicate”, “dududù” (io mi sento molto “dududù”, voi?), ma anche “figlie di…Loredana”. Le prime a farci i conti dobbiamo essere noi. Possiamo essere matematiche fino a questo punto o i numeri non sono cosa da donna? Basta chiedere, pretendiamo e prendiamo quello che desideriamo. Quest’utopia non può essere solo un colpo di fortuna, ma dovrebbe essere la normalità.

Abbiamo citato solo alcune figure femminili, tanto diverse quanto importanti per quello che siamo ora: un mix impossibile da categorizzare tramite gli auguri dell’8 marzo. Queste le conosciamo, ma quante saranno rimaste in silenzio, nello scorrere dei secoli, schiacciate dal peso di un organo genitale? Quante invenzioni, scoperte, poesie e storie ci siamo persi? Troppe. Auguriamo a tutte che non accada più.

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Rachele Favali
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