1 / 4 – Badia a Coltibuono: Agritursimo di charme sui monti del Chianti con 1000 anni di storia

Di cosa parliamo in questo articolo:

  • L’inizio come abbazia vallombrosana fino ad arrivare ai Medici
  • I convulsi anni napoleonici di Badia a Coltibuono
  • Dal Calamai a Giraud a Poniatowsky a Giuntini, fino agli Stucchi Prinetti
  • La struttura di Badia a Coltibuono: la chiesa, il monastero e il giardino
  • Badia a Coltibuono nell’attualità: la famiglia Stucchi Prinetti
  • Da abbazia millenaria ad agriturismo d’eccezione

Badia a Coltibuono è un agriturismo di charme sui Monti del Chianti, nel territorio di Gaiole, dov’è possibile soggiornare splendidamente, degustando i loro ottimi prodotti, frequentando corsi di cucina, godendo di una vacanza di puro benessere toscano. Tuttavia, prima ancora di trasformarsi in villa lussuosa, esordì mille anni fa come bellissima abbazia dei monaci vallombrosani, circostanza che ammanta ancor più di fascino questo luogo, è proprio il caso di dirlo, benedetto da Dio.

Badia a Coltibuono vista dall'alto

L’inizio come abbazia vallombrosana, fino ad arrivare ai Medici

L’abbazia, collocata nel piviere di San Pietro in Avenano, viene fondata nel 1049 dalla famiglia Firidolfi. Nel 1115 è già in possesso dei monaci Vallombrosani, mentre nei secoli seguenti, grazie a numerose e cospicue donazioni, il cenobio diviene uno dei più ricchi della regione, tanto che nel momento di massima espansione arriva a controllare anche la Badia Ardenga, l’abbazia di Spineta e il monastero di San Jacopo a Siena.

Dal 1239 passa sotto la protezione della Repubblica di Firenze. In seguito, per le sue grandi rendite, viene data in commenda, insieme alla badia a Passignano, al cardinale Giovanni de’ Medici, il futuro papa Leone X.

Parte della struttura di Badia a Coltibuono

I convulsi anni napoleonici di Badia a Coltibuono

Il 29 settembre 1810, in occasione dei festeggiamenti per la nascita del Re di Roma, si decreta l’espulsione dei religiosi da tutti i monasteri, e di conseguenza l’abbazia viene soppressa e venduta, i suoi locali trasformati in fattoria, mentre la chiesa retrocede a semplice parrocchiale. L’acquirente è un certo Giovanni Calamai, ricco commerciante livornese, proprietario di varie fattorie nei dintorni.

Ma la soppressione della badia suscita le vive proteste dei parrocchiani che si stringono intorno all’unico monaco rimasto, don Ilarione Parenti, il quale svolge anche funzioni di parroco e che diventa addirittura protagonista d’una stregua resistenza fino ad arrivare a fronteggiare un manipolo di soldati francesi inviati per rimuoverlo di lì. Per evitare guai, il Calamai decide di affittare la badia a tale Giovanni Checcacci di Montevarchi per 4.700 scudi.

Terminata l’era napoleonica all’abbazia successe di tutto: scoprilo a pagina 2

Informazioni sull'autore

Scrittore & Ambassador of Tuscany
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