Beato Angelico: il frate-pittore che cambiando stile manteneva l’arte

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2 / 3 – Un strana figura di frate-pittore che faceva molto parlare di sé

Sul Beato Angelico si dice che…

Attorno alla figura del frate-pittore sono nate molte leggende. Si racconta che non dipingeva se prima non aveva pregato, e che non correggeva mai le sue opere perché convinto che ogni pennellata avesse un’origine divina.
Per tutta la vita dipinse soggetti sacri: Annunciazioni, scene della Passione, Madonne in trono e santi. Eppure seppe introdurre in queste composizioni solenni tocchi di realismo: le figure appaiono concrete, solide, ricordando lo stile di Masaccio.

Un artista a cavallo di due grandi secoli: il Trecento e il Quattrocento

Bisogna sempre considerare che Beato Angelico visse a cavallo tra due epoche: il Trecento ‒ un secolo in cui ancora era viva la tradizione medioevale che esaltava le stoffe preziose e usava gli sfondi dorati ‒ e il Quattrocento, in cui in pittura s’introducevano il realismo e le regole della prospettiva. L’Angelico risente pertanto di entrambi i gusti e gli stili.

Questo si vede bene nei dipinti per gli altari (le pale), costituiti da una tavola grande, su cui di solito è dipinto il soggetto principale, appoggiata su una base (predella). La predella è una lunga tavola divisa in tanti riquadri più piccoli su cui sono raffigurati racconti.

Mentre le figure principali, i santi e la Vergine, appaiono solenni e monumentali, le scene dipinte alla base descrivono episodi della vita dei santi attraverso una narrazione pittorica vivace: le ambientazioni riprendono scorci della Firenze di allora, cogli edifici in prospettiva e i personaggi vestiti alla moda. La luce si fa reale, permette agli oggetti e alle figure di risaltare, ravviva i colori rendendoli brillanti, dona unità alla scena e sembra creare ombre concrete.

Il Beato Angelico era estremamente eclettico. Perché? Scoprilo a pagina 3

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