2 / 4 – Benvenuto Cellini: «Non conoscendo di che colore la paura si fosse»

Benvenuto Cellini tra Roma e Mantova

In seguito, nel 1524, Cellini aprì la propria bottega, grazie alla quale entrò in contatto con diversi orefici e artisti, fabbricando varie opere. Nel 1527 prese parte, durante il Sacco di Roma, alla difesa di Papa Clemente VII e di Castel Sant’Angelo, contribuendo all’uccisione – con un colpo di archibugio – del comandante Carlo III di Borbone.

Quindi si trasferì a Mantova, dove s’impegnò nella realizzazione di opere destinate ai componenti della famiglia Gonzaga. Al 1528 risale, ad esempio, l’argenteo “Sigillo del cardinale Ercole Gonzaga“.

Nel 1529 fu richiamato a Roma da Clemente VII che lo nominò stampatore ufficiale della zecca pontificia; mentre nello stesso periodo dové affrontare la morte del fratello Cecchino, ucciso dopo essere diventato soldato di ventura.

Il Perseo di Benvenuto Cellini sotto la Loggia dei Lanzi a Firenze, Piazza della Signoria

Continua la scia di sangue nella vita dell’artista rinascimentale

Rimosso dal ruolo di stampatore dal 1533, Benvenuto Cellini fu allontanato anche dall’incarico di mazziere (cioè di soldato di scorta del Pontefice), probabilmente a causa delle voci messe in giro da Pompeo de’ Capitaneis, un altro orefice di Roma. Così Cellini, temendo che quello potesse attaccarlo dopo la morte di Clemente VII, uccise il rivale, crimine da cui fu in ogni caso assolto dal nuovo papa, Paolo III, anche se doveva pur sempre fare i conti col figlio del Pontefice, Pier Luigi Farnese, che gli era aspramente avverso. Giunto al punto di temere per la propria incolumità, fuggì a Firenze, dove ebbe modo di lavorare presso la corte di Alessandro de’ Medici. Nel frattempo realizzava la “Medaglia di Clemente VII” (4 centimetri di diametro in argento dorato), e scolpiva il “Testone da quaranta soldi di Alessandro de’ Medici“.

In Francia e poi di nuovo a Roma dove finisce in prigione

Dopo essere tornato brevemente a Roma, dové nuovamente fuggirne nel 1537. Dapprima si rifugiò a Padova, lavorando per poco tempo al servizio del cardinale Pietro Bembo, poi raggiunse la corte di Francesco I, in Francia, dove portò a termine alcune medaglie in bronzo dedicate al re. Oltralpe, tuttavia, rimase perlopiù inattivo e, non ricevendo alcun tipo di incarico, optò per il ritorno a Roma, dove però venne accusato di alcuni furti durante il Sacco, e per questo tradotto in prigione a Castel Sant’Angelo.

E a questo punto, che direzione prende la vita di Benvenuto Cellini? Scoprilo a pagina 3

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