2 / 6 – Tra biodinamica e Feng Shui: molte delle storie più belle nascono da una folgorazione

L’inizio di tutto nel ’98, poi ecco la famiglia Albada Jelgersma

Caiarossa nasce nel 1998. Qui all’epoca non c’era niente, solo un rudere che in seguito si è trasformato nella villa padronale che abbiamo davanti agli occhi, là in cima alla collina. Il primo proprietario studiò il terroir per decidere la varietà dei vitigni da impiantare, che adesso sono 7 per i rossi e 3 per i bianchi.

Così come il vigneto è stato creato dal nulla, seguendo però subito la filosofia biodinamica, nello stesso modo anche la cantina si è formata ex nihilo, seguendo la filosofia del Feng Shui, antica arte geomantica taoista, che letteralmente significa “vento e acqua”, e che ricerca l’armonia attraverso l’equilibrio tra i due principi del Tutto, lo Yin e lo Yang.

Una grande famiglia del vino e l’innamoramento di Eric

Nel 2004 la cantina viene acquisita dalla famiglia Albada Jelgersma, attualmente proprietaria di Caiarossa, e già titolare dagli anni ’80 di due grandi chateau francesi, Chateau du Tertre e Chateau Giscours (Troisième Grand CRU Classé). La loro esperienza nel mondo del vino ha permesso a Caiarossa di fare un notevole salto di qualità, sia dal punto di vista vitivinicolo che d’internazionalizzazione dell’azienda. In particolar modo è stato Eric Albada Jelgersma che, dopo aver osservato l’azienda dall’alto, se ne innamorò e decise di farla crescere. In seguito, dopo che nel 2018 Eric è venuto a mancare, nel punto in cui originariamente si era fermato ad ammirare l’azienda sono stati installati un paio di occhiali giganti di ferro, la copia esatta di quelli che portava lui, un omaggio voluto dai figli e da tutto lo staff per ricordarlo e magari indurre i visitatori a guardare coi suoi stessi occhi.

Per approfondire: Breve storia del vino in Toscana: una grande passione da sempre

La famiglia Alabada Jelgersma proprietari di Caiarossa

La proprietà e la suddivisione del terreno

Se la proprietà in tutto è più di 100 ettari, quelli vitati sono 31 perché, essendo il vigneto una monocultura, è importante in un’ottica di sostenibilità ambientale mantenere tutt’intorno la biodiversità data dal bosco originario della zona. I 31 ettari vitati sono a loro volta suddivisi in 47 parcelle – ognuna di esse considerata come un mini-cru -, che in cantina vengono vinificate separatamente, ciascuna in una sua vasca.

La cantina di Caiarossa è davvero un piccolo capolavoro: scoprila a pagina 3

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Scrittore & Ambassador of Tuscany
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