Il Castello di Sammezzano si trova a Leccio, una piccola frazione di Reggello in provincia di Firenze. Edificio in stile moresco di rara bellezza, è stato utilizzato da Matteo Garrone come location del suo ultimo film “Il Racconto dei Racconti”.

 

Castello di Sammezzano: le “Mille e una notte” in Toscana

Il Castello di Sammezzano, nel comune di Reggello, è un luogo magico, circondato da uno dei parchi più grandi della Toscana che ospita alberi monumentali. L’edificio, posseduto fino ai primi del ‘900 dalla famiglia Panciatichi Ximenes rappresenta uno dei rari e più sublimi esempi di stile moresco in Italia.

Castello di Sammezzano - Reggello

La storia del Castello di Sammezzano

Le origini del Castello di Sammezzano sembrano risalire all’epoca romana. Lo storico Davidsohn, nella sua famosa opera “La storia di Firenze” afferma che nel 780 Carlo Magno di ritorno da Roma vi soggiornò per un breve periodo.

Nel corso del tempo il Castello fu prima proprietà della famiglia Medici poi della famiglia Ximenes d’Aragona fino a raggiungere il suo ultimo erede Ferdinando Panciatichi Ximenes.

Grande appassionato di architettura, ispirandosi all’Orientalismo, la corrente culturale che a fine Ottocento si diffuse in Europa e che trovò in Toscana un ricco seguito, Ferdinando riprogettò il Castello tra il 1853 e il 1889.

La trasformazione in hotel di lusso

Dal dopoguerra fino agli anni ’80 l’edificio venne trasformato in ristorante hotel di lusso. Nel 1999 venne venduto a una società italo-inglese con l’intenzione di realizzare un ambizioso progetto che lo trasformasse in struttura ricettiva di charme, ma purtroppo ancora oggi il Castello di Sammezzano versa in stato di abbandono.

La nascita del movimento Save Sammezzano

Nel 2013, per il bicentenario della nascita di Ferdinando Panciatichi Ximenes, è stato fondato il Comitato FPXA; senza alcun fine di lucro, l’associazione promuove la conoscenza della storia di Ferdinando e del Castello di Sammezzano, organizza visite all’interno del parco e dell’edificio, con lo scopo di non abbandonare questo luogo dalla bellezza incantatrice.

Inoltre da qualche anno, Francesco d’Esposito ha creato il movimento Save Sammezzano, che si propone di salvare il castello dal triste destino a cui istituzioni e interessi privati lo hanno abbandonato.

Castello di Sammezzano - Reggello

L’architettura del Castello di Samezzano

Il restauro ad opera del Marchese Panciatichi Ximenes ha trasformato il castello in un palazzo delle favole, uno dei pochi esempi di stile moresco in Italia.

La facciata richiama alla mente i maharaja e i racconti de Le Mille e una Notte, mentre le 365 sale del Castello di Sammezzano, una per ogni giorno dell’anno, portano i ricordi in Spagna, all’interno della splendida Alhambra di Granada. Tra le stanza più belle ricordiamo la Sala Bianca, l’ottagono del Fumoir e la coloratissima Sala dei Pavoni.

Save Sammezzano è il movimento nato per difendere il Castello di Sammezzano al degrado e l'abbandono a cui lo hanno destinato le istituzioni

Il parco della tenuta

Ferdinando Panciatichi Ximenes fece piantare nel vasto parco che circonda il castello ben 134 specie botaniche diverse. Purtroppo ai giorni nostri ne sono arrivate solo 37, sebbene recentemente sia iniziato un processo di rimessa in dimora di alcune delle piante originarie. Oggi è possibile ammirare sia alberi autoctoni quali lecci, querce, farnie, rovelle e, rarità, sughere che le altissime sequoie californiane.

Gli esemplari di questa specie costituiscono il gruppo di sequoie giganti più numeroso di Italia. Tra queste spicca la cosiddetta “sequoia gemella” alta 50 metri con una circonferenza di 8,4 metri; grazie alle sue dimensioni è entrata a far parte dei “150 alberi di eccezionale valore ambientale o monumentale” d’Italia.

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Il Castello di Sammezzano nel comune di Reggello

Chi era Ferdinando Panciatichi Ximenes

La figura del marchese Panciatichi Ximenes merita sicuramente un piccolo approfondimento. Politico molto impegnato e anticlericale convinto, fu prima consigliere nel Municipio di Reggello e di Firenze e in seguito del Consiglio Compartimentale (l’equivalente del Consiglio Provinciale). Tra il 1865 e il 1867 fu eletto due volte deputato del Regno, ma dopo pochi mesi dalla sua seconda elezione, si dimise per protesta contro la legge sull’asse ecclesiastico che non rispettava quanto promesso agli elettori.

Questo fatto deluse profondamente il Marchese, tanto da decidere di lasciarne traccia all’interno del Castello stesso, precisamente nel Corridoio delle Stalattiti, dove si trova la frase in latino: “Mi vergogno a dirlo, ma è vero: l’Italia è in mano a ladri, esattori, meretrici e sensali che la controllano e la divorano. Ma non di questo mi dolgo, ma del fatto che ce lo siamo meritato.

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