5 / 5 – Quando i capolavori si trovano sotto i piedi

Le tarsie delle navate

All’ingresso della navata centrale, un’iscrizione ricorda: “Castissimum virginis templum caste memento ingredi” (Ricordati di entrare castamente nel castissimo tempio della Vergine).

Si osserva dunque la tarsia con l’Ermete Trismegisto, il fondatore della sapienza umana (eseguita da Giovanni di Stefano nel 1488) che, assieme alle Sibille (1482-83), raffigurate nelle navate laterali, fa parte dello stesso percorso. Le Sibille, secondo lo schema varroniano, sono dieci, cinque per ogni navata.

Superato il riquadro con l’Ermete, lungo la navata centrale, ci troviamo di fronte la Lupa che allatta i gemelli, inserita in un cerchio con altri otto tondi minori che mostrano gli emblemi di città centro-italiane. Tra tutti è probabilmente, proprio per la diversa tecnica utilizzata, il più antico. La Lupa diventa infatti, già a partire dall’epoca medievale, simbolo della città di Siena, legato alla mitica leggenda della fondazione della città da parte di Aschio e Senio, figli di Remo.

Per approfondire: Perché Siena ha la lupa come simbolo della città?

Il Duomo di Siena ripreso dell'alto con un drone

Le tarsie del transetto e del coro          

Mentre nelle tre navate il percorso si snoda attraverso temi relativi all’antichità classica e pagana, nel transetto e nel coro si narra la storia del popolo ebraico, le vicende della salvezza compiuta e realizzata dalla figura del Cristo, costantemente evocato, ma mai rappresentato nel pavimento, anche se presente sull’altare verso cui converge l’itinerario artistico e spirituale. I soggetti sono tratti dal Vecchio Testamento, tranne la Strage degli Innocenti di Matteo di Giovanni. La terribile scena si affida al racconto del Vangelo di San Matteo.

Nell’esagono sotto la cupola (Storie di Elia e Acab), ma anche in altri riquadri vicini all’altare (Mosè fa scaturire l’acqua dalla roccia; Storie di Mosè sul Sinai, Sacrificio di Isacco) lavorò il pittore manierista Domenico Beccafumi, che perfezionerà a tal punto la tecnica del commesso marmoreo, da ottenere risultati di chiaro-scuro.

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