Conosciamo il Chianti Rufina, la più piccola tra le sette specificazioni del Chianti, ma con vini che, soprattutto negli ultimi anni, hanno acquisito sempre più valore

Il Chianti Rufina, “il più alto tra i Chianti”

I produttori definiscono il Chianti Rufina “il più alto fra i Chianti”, con riferimento all’altitudine – 250-500 metri slm – a cui sono impiantati i vigneti, ma sicuramente è meno conosciuto del più esteso e blasonato Chianti Classico. Ciononostante il Chianti Rufina si pone oggi come uno dei terroir vitivinicoli toscani più interessanti da esplorare, che tra l’altro la critica enologica e il pubblico più attento hanno iniziato a riscoprire imbattendosi in molte piacevoli sorprese.

Bicchiere di vino rosso nelle vigne

Chianti Rufina: cenni storici

Il Chianti Rufina costituisce uno storico territorio di produzione vitivinicola. Le iniziali testimonianze sui vini di Rufina risalgono ai primi anni del XV secolo. Nel XVIII sec., con l’Editto del Granduca di Toscana Cosimo III, arrivò il riconoscimento ufficiale: nel Bando del 24 Settembre 1716 si classificava il vino prodotto in questa zona tra i migliori quattro della Toscana.

Con il Decreto Ministeriale del 1932 fu stabilita la prima delimitazione territoriale del vino Chianti e le varie specificazioni geografiche, fra cui anche quella di Rufina.
Al 1967 risale la Denominazione di Origine Controllata (DOC), mentre è del 1984 l’assegnazione della Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG).

Due bicchieri di vino rosso toscano biodinamico

Chianti Rufina: conosciamolo meglio

Quella di Rufina è la più piccola tra le sette specificazioni del Chianti: occupa una superficie di 12.483 ha, con 750 ettari iscritti all’Albo destinati a diventare circa 1.000, con una produzione intorno ai 27.000 hl, corrispondenti a 3,5 ML di bottiglie sul mercato ogni anno. Il territorio comprende (in toto o in parte) i comuni di Dicomano, Londa, Rufina, Pelago e Pontassieve, tutti posti sulle alture a est di Firenze, alle pendici dell’Appennino Tosco-Emiliano.

Nonostante le piccole dimensioni, si tratta della terza sottozona per produzione (dopo il Chianti Classico e il Colli Senesi), includendo più del 7% del proprio territorio coltivato a vite e iscritto all’Albo del Chianti. Al suo interno si trovano le DOC Pomino, prodotte nell’omonima frazione del comune di Rufina. La sottozona Rufina, insieme con la sottozona Montespertoli, è considerata nel Chianti tra quelle meglio progettate per omogeneità qualitativa dei vini prodotti.

Il clima, più rigido rispetto ad altre aree vitivinicole toscane, e la composizione, calcareo-marnosa, del terreno danno vita a un rosso con spiccata personalità, struttura, profumi di frutti di bosco e spezie, soprattutto dotato di singolare longevità (alcune riserve e alcuni cru superano tranquillamente i trent’anni).

«Sicuramente il Chianti Rufina è fra i vini italiani che invecchiano meglio», afferma Jan D’Agata, direttore della International Wine Academy di Roma. Mentre Burton Anderson, giornalista inglese autore di libri sulle denominazioni italiane, ricorda come, dopo una tradizione di prestigio, anche su questa zona fosse calata un’ombra, quando Rufina divenne (erano gli anni ’70) il principale centro di imbottigliamento in fiasco del Chianti. «Ora possiamo dire, però, che il Rinascimento del vino toscano a partire dagli anni ’80 si è fatto sentire anche in questa zona, e oggi il Chianti Rufina è poco, ma eccellente».

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La composizione del Chianti Rufina, le sue caratteristiche organolettiche e le tecniche produttive

I vitigni che rientrano nella composizione del vino Chianti Rufina DOCG sono Sangiovese per un 70-100%, con possibilità di altri vitigni a bacca rossa per un massimo del 30%; mentre i vitigni a bacca bianca non devono superare il 10%. Quanto ai vitigni Cabernet Franc e Sauvignon, soli o insieme, non possono superare il 15%.

Le caratteristiche organolettiche generali del Chianti Rufina DOCG prevedono un colore rosso rubino, intenso, fino a rosso granato. Il profilo olfattivo è fine, floreale, mentre al palato risulta armonico, sapido, poco tannico, morbido. Quanto alle tecniche produttive, risultano idonei unicamente i vigneti di giacitura collinare e orientamento adatti, i cui terreni, situati a un’altitudine non superiore ai 700 metri s.l.m., siano costituiti in prevalenza da substrati arenacei, calcareo marnosi, da scisti argillosi, da sabbie e ciottolami.

Per i nuovi impianti e per i reimpianti è prevista una densità non inferiore ai 4.400 ceppi/ettaro. È vietata ogni forma di allevamento su tetto orizzontale, tipo tendone. Le forme di allevamento tradizionali sono rappresentate dal guyot, da una sua derivazione: l’archetto toscano, e dal cordone speronato. Nella vinificazione è ammessa la tradizionale pratica enologica del governo all’uso toscano, che consiste in una lenta rifermentazione del vino appena svinato con uve dei vitigni autorizzati leggermente appassite. Tutte le operazioni di vinificazione e imbottigliamento debbono essere effettuate nella zona della DOCG, ma sono ammesse deroghe su preventiva autorizzazione.

Il Chianti Rufina richiede un invecchiamento almeno fino al 1º settembre dell’anno successivo alla vendemmia.

Il Morellino di Scansano si produce in Maremma toscana

Il Consorzio del Chianti Rufina

Su un totale di 22 produttori di Chianti Rufina, 20 sono soci del Consorzio Chianti Rufina, presieduto oggi da Federico Giuntini. Si parla di piccoli numeri che tuttavia, se da un lato chiariscono come la fama del vino di Rufina non sia legata a grandi quantitativi di produzione, dall’altro suggeriscono sia l’alta singolarità del Sangiovese dell’area, sia gli elevati livelli di qualità raggiunti dai vini delle singole aziende produttrici, le quali negli ultimi quindici anni hanno tra l’altro intrapreso un’importantissima operazione di rinnovamento dei vigneti e delle proprie cantine.

Soggiornare nel territorio di Rufina per degustare i suoi ottimi vini

Strutture ricettive

Per un soggiorno nell’area di Rufina consigliamo: Boutique Hotel Via Roma 33, comfort e benessere cosmopolita nella natura selvaggia del Casentino; B&B La Terrazza di Reggello, struttura di nuova costruzione, tutti gli ambienti sono costruiti e arredati con materiali ecologici; Podere Belvedere, sulle colline di Pontassieve, relax e charme in una location esclusiva con un eccezionale ristorante; Castello del Trebbio, nel cuore del Chianti Rufina, azienda vitivinicola e agricola Biointegrale®, anche agriturismo; Podere Castellare, una boutique farmhouse genuina e allo stesso tempo cosmopolita.

Ristorazione

Ristorante Convivio in Casagrande, a Figline Valdarno, in una residenza storica trecentesca di campagna; Podere Belvedere, sulle colline di Pontassieve, un ristorante d’eccezione in cui un mago chef vi strabilierà con le sue fantastiche creazioni; Tre Rane Ruffino, incorniciato dalla splendida Tenuta Poggio Casciano, offre una cucina toscana raffinata, al ritmo di stagionalità e costante ricerca dei migliori prodotti del territorio; Locanda di Praticino, la chef Romina propone una cucina ricercata, ma ben radicata sul territorio; Oltremare Ristorante, in Valdisieve, il ristorante di pesce che non ti aspetti.

Per approfondire: Edoardo Tilli: il Bianconiglio-chef di Podere Belvedere e le sue magie culinarie

Universo vegetale, piatto dello chef Edoardo Tilli del Podere Belvedere

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Foto di copertina Kelsey Knight su Unsplash

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