2 / 3 – Tecnica di produzione e breve storia del vino novello

La fermentazione carbonica

La tecnica utilizzata per la produzione del vino novello è ben precisa e si chiama macerazione carbonica. Pensate che fu scoperta per caso da Louis Pasteur, noto chimico e microbiologo francese, nel 1861. Se lui la studiò per primo, il merito di averla messa a punto va a un gruppo di ricercatori di Nardonne che nel 1934 osservarono il seguente fenomeno: le uve appena vendemmiate, se non conservate in celle frigorifere, iniziano a fermentare riempiendosi di gas e risultando quindi un pò frizzantine.

Se a questo punto vengono vinificate intere, senza essere deraspate o pigiate – è quello che fece il gruppo di ricercatori –  si ottiene un vino brioso, facile da bere, con poco tannino e aromi primari intensi e freschi proprio perché questo tipo di fermentazione favorisce l’estrazione delle componenti aromatiche presenti nell’uva. Queste ultime sono quindi favorite rispetto all’estrazione di antociani e tannini che risulta dunque minima, mentre invece risultano più spiccate caratteristiche quali vinosità, la morbidezza, i profumi di rosa, viola, frutti rossi e un bellissimo e intenso colore violaceo che in altre tipologie di vini sono meno apprezzabili.

Per approfondire: Maturazione del vino: quando invecchiare non è poi così male

Vista prospettica ravvicinata di tre cesti di vimini marroni pieni di uva rossa e rosa al sole mattutino di un vigneto con i tagliatori di viti in primo piano sull'erba verde

I primi nouveaux italiani

Come accennavamo all’inizio, la tecnica della macerazione carbonica è stata studiata e messa a punto in Francia, ed è proprio lì che è nato il padre di tutti i novelli, il celebre beaujolais nouveau. La sua fama iniziò a incrementare a metà degli anni ’50 e l’ascesa sull’olimpo dei vini più apprezzati del paese fu così rapida che in brevissimo tempo la sua eco risuonò in tutto il mondo.

In Italia il vino novello è invece ufficialmente nato negli anni ’70: nel 1973 in Valtellina la Nino Negri esce sul mercato con Primizia e nel 1975 Angelo Gaja con il Vinot e i Marchesi Antinori con il San Giocondo. Ad oggi, i vini novelli italiani più quotati sono i veneti, i trentini e i toscani e in qualche caso sono all’altezza in termini qualitativi dei più celebrati nouveaux francesi.

Scopri all’ultima pagina con quali piatti abbinare il vino novello

Informazioni sull'autore

Martina Tanganelli
Wine blogger and Ambassador of Tuscany
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