Gherardo Filistrucchi rappresenta la nona generazione di una famiglia che porta avanti, da quasi 300 anni, l’antica tradizione artigianale dei “parruccai”, creando trucco e parrucche per cinema, teatro e privati.

Filistrucchi ha sede nell’attuale via Verdi 9. Sottolineo attuale, perché quando la bottega aprì la strada si chiamava via del Fosso, era il 1720 ed i barbieri erano parruccai, speziali, profumieri, acconciatori e truccatori.

Filistrucchi

Chi sono i parruccai?

I parruccai sono coloro che fanno parrucche. Spesso ci definiscono truccatori, ma noi ci teniamo ad essere considerati parruccai, proprio perché abbiamo a che fare con barbe, baffi e tutto quello che può essere considerato pelo. E’ vero, col tempo siamo diventati anche truccatori, ma il trucco è il compendio della parrucca, vero elemento fondamentale della costruzione iconografica di un personaggio; pensa che ricopre i 2/3 della massa cranica.

Quale credi sia la ragione che ha permesso a Filistrucchi di sopravvivere a 300 anni di storia?

Siamo stati capaci di stare al passo con i tempi, di trasformarci come noi facciamo con i nostri personaggi. Perché è qui che la nostra arte trova la sua essenza: nel trasformare una persona in personaggio. Che sia un attore che deve partecipare ad una pièce teatrale o Mario Rossi che deve andare ad una festa la sostanza è la stessa: il fulcro sta nella trasformazione.

Ti ricordi la tua prima commessa, un lavoro importante?

I lavori sono tutti importanti. L’importanza non è data dall’autorevolezza di chi ti commissiona un lavoro. Nel momento in cui comincio a creare per te lo faccio in ragione di ciò che sei, non in quanto rappresenti qualcosa o qualcuno. Quando il cliente entra in bottega è il re, qualunque cosa chieda, da una parrucca a una fornitura completa per un’opera. Questa è la filosofia di Filistrucchi.

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C’è però un lavoro che ricordo bene: la prima volta che mio padre mi chiese di incollare una barba con il mastice ed io non sapevo come fare, sentivo addosso una pressione incredibile! Ho avuto la fortuna di avere due genitori che mi hanno insegnato un mestiere e me ne hanno trasmesso la cultura; certamente ho fatto corsi di formazione, ma la mia educazione viene da qui, da questa bottega e dalle persone che mi hanno insegnato ad usare gli strumenti, a risparmiare sul materiale. Senza qualcuno che ti trasmetta la cultura di un mestiere l’artigianato non può esistere.

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Da un anno sei presidente dell’Associazione degli Esercizi Storici Tradizionali e Tipici Fiorentini che raccoglie 63 entità tra artigiani, ristoratori e albergatori. Qual è l’obiettivo dell’associazione?

L’obiettivo è quello di promuovere, salvaguardare e far conoscere queste realtà come patrimonio culturale, sociale e psicologico. Sono elementi fondanti della tradizione della città, che la tipicizzano e dunque ne rappresentano la cultura e la socialità. Le città non sono formate solo da monumenti, ma anche dalle persone, dalle loro storie e attività. Quando vai a mangiare dal trippaio un lampredotto, non stai solo mangiando un panino, ma stai vivendo e facendo vivere la città stessa.

esercizi storici

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Marta Pintus Blogger di TuscanyPeople
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