Alla scoperta della Firenze nascosta dei palazzi storici e dei mille aneddotti celati tra le piccole vie del centro. Volti che appaiono nelle pietre di antiche dimore, autoritratti dei grandi maestri del Rinascimento che spuntano nei luoghi più impensati e una testa di toro che guarda i passanti dall’alto.

Ci si passa davanti (o sotto) spesso, molto spesso. Loro sono lì, in pieno centro storico, e ci osservano da lontano, quasi impercettibili. Mi fa strano pensare che lo fanno da secoli, tutti i giorni, sospese tra l’abitudine dello sguardo (frettoloso e distratto) dei passanti e l’ignoranza nei confronti della loro esistenza.

La Berta, l’erbivendola della Firenze nascosta

È il caso della testa di donna “murata” tra le pareti esterne della chiesa di Santa Maria Maggiore. A pochi passi dal Duomo e adiacente alla fermata dell’Ataf numero 22, una delle più frequentate. Non una testa in carne ed ossa, s’intende, ma una scultura di cui la leggenda ha cercato di giustificare la presenza.

Il suo nome è Berta: un’erbivendola che donò ( con grandi sacrifici) una campana ai fiorentini, in modo da lanciar loro un segnale (sonoro) di chiusura delle porte di Firenze? Oppure un frate, colpito da una condanna a vita per non aver avuto pietà per un astrologo eretico, che passò sotto la sua finestra mentre veniva condotto al patibolo? Difficile rispondere con fermezza. Quel che è certo è che la Berta è sempre lì, da tempo immemore.

Alla scoperta della Firenze nascosta: dalla testa di toro sulla facciata del Duomo, all' autoritratto di Michelangelo scolpito sul muro di Palazzo Signoria

Testa di toro in Santa Maria del Fiore

Un’altra testa di cui non è facile accorgersi si trova qualche metro più in là, in cima ad una colonna portante di Santa Maria del Fiore. È lì che, guardando sulla sinistra (all’altezza di via Ricasoli) si nota una testa di toro. Anche qui le teorie della creazione si biforcano: omaggio dei costruttori o allegoria di un tradimento? Ed anche in questo caso è difficile risalire alla verità, perché entrambe le ipotesi sono sostenute da una leggenda ad hoc.

L’ipotesi più accreditata, però, vuole che uno dei carpentieri impegnati nei lavori del Duomo, in fase di costruzione, avesse adescato la moglie di un panettiere, che aveva la bottega proprio di fronte a via Ricasoli. Scoperto il tradimento, il marito pose fine a questo oltraggio attraverso una denuncia dei due amanti al tribunale ecclesiastico. Per contro (e per vendetta) il carpentiere pose la testa di un toro, in modo da permettere al “cornuto” di vederla tutti i giorni. Il danno, oltre alla beffa. Alla scoperta della Firenze nascosta: dalla testa di toro sulla facciata del Duomo, all' autoritratto di Michelangelo scolpito sul muro di Palazzo Signoria

La Firenze nascosta nel Perseo del Cellini

In ogni passeggiata che si rispetti, non si può non far tappa anche in Piazza della Signoria. E meno male, perché cela delle chicche davvero da raccontare. Ad esempio, il celebre bronzo di Cellini nasconde un segreto: un volto nascosto sulla nuca del Perseo, in corrispondenza dell’elmo. Quel volto altro non è che l’autoritratto dell’artista. Un modo per “marcare il territorio” (anzi l’opera) che, per via delle difficoltà derivanti dalla fusione e dall’assemblaggio di più metalli (zinco, piombo, ramee stagno), gli costò tanta fatica realizzare, su commissione di Cosimo I in celebrazione del suo ducato.

Autoritratto di Michelangelo in Palazzo Vecchio

Un’ulteriore sorpresa a tema, sempre nella stessa piazza, si cela proprio sulla parete destra di Palazzo Vecchio. È lì che uno sguardo attento può ignorare l’imponente statua di Bandinelli per posarsi su un meno maestoso, ma altrettanto attraente (almeno artisticamente parlando), volto in pietra. A chi appartiene? Anche a questo proposito, probabilmente, la leggenda ha fatto il suo corso, passando dal verosimile al fantasioso. Secondo questa ricostruzione, comunque, si tratterebbe del viso di Michelangelo Buonarroti. La leggenda vuole che, nel passare da via della Ninna, che è la strada che congiunge gli Uffizi a Palazzo Vecchio, l’artista venisse spesso braccato dai suoi creditori, che non perdevano occasione di rinfacciargli la mancata estinzione dei debiti nei loro confronti.Alla scoperta della Firenze nascosta: dalla testa di toro sulla facciata del Duomo, all' autoritratto di Michelangelo scolpito sul muro di Palazzo SignoriaPare che proprio in occasione di uno di questi noiosi incontri, Michelangelo abbia impugnato gli arnesi del mestiere e, di spalle, abbia inciso (a mò di sfregio probabilmente) il suo profilo sullo storico palazzo. Come a voler dare ai suoi pedanti conoscenti un altro riferimento fisico, con cui sfogarsi.

A Ponte Santa Trinita gli arieti scongiurano la piena dell’Arno

Infine, per dimostrare che a Firenze non esiste solo ponte Vecchio, basta spostarsi poco più in là per arrivare su ponte Santa Trinita: uno dei ponti più belli d’Europa, che Bartolomeo Ammannati costruì per volere di Cosimo I, seguendo un disegno di Michelangelo. A completarne gli arredi, due archi sormontati da altrettanti arieti. Non identici, bensì dalle espressioni opposte: quello rivolto “a monte” appare, infatti, cupo e preoccupato; l’altro, rivolto “a valle”, è sereno e rilassato per il pericolo scampato. Il pericolo in questione sarebbe quello di subire i danni derivanti dalla piena del fiume che, più di una volta, aveva provocato alluvioni, oltre che la distruzione dello stesso ponte. Inutile dire, quindi, che questa sfumatura espressiva si rivolge verso le acque e, quindi, è visibile solo a fil di fiume.

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Sonia Muraca
Blogger & Ambassador of Tuscany
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