Chi sono i Granduchi di Toscana appartenenti alla famiglia Medici: albero genealogico, consorti e curiosità sui 7 potenti signori toscani da Cosimo I a Giangastone

I 7 Granduchi di Toscana della famiglia Medici

La storia del Granducato di Toscana è la storia dei Medici all’apice del loro potere e, in seguito, degli Asburgo-Lorena che ne ereditano il dominio. Parliamo senz’altro di una grande storia, che ha in buona parte modellato i moderni connotati della regione. Non sempre però si è rivelata una storia all’altezza delle aspettative. Alcuni Granduchi di Toscana, di entrambe le casate, hanno governato talmente meglio di altri che il paragone si fa addirittura impietoso. Nostro compito è comunque quello di narrare vicende. Ai nostri lettori, alle nostre lettrici, il giudizio finale.

In questo articolo parleremo dell’intero regno del Granducato Mediceo che va dal 27 agosto del 1569 al 9 luglio del 1737. 7 Granduchi, 169 anni di potere formale assoluto che seguono a un periodo più o meno altrettanto lungo di dominio de facto della stessa famiglia, i cui capi furono i veri criptosignori di Firenze.

Leone Medici in Piazza della Signoria a Firenze

Tutto iniziò con Cosimo, l’oscuro ragazzo del Mugello

Moriva a 26 anni il vizioso e crudele Alessandro il Moro de’ Medici, Duca di Firenze, per mano di un sicario incaricato dal geloso cugino Lorenzaccio. Si veniva così a porre il problema della successione, dato che l’assassino non aveva l’animo di prenderne il posto vacante. Nessuna delle famiglie più in vista della città sembrava in grado di sostituirsi ai Medici, quando a un tratto il diciassettenne Cosimo, allora pressoché sconosciuto, apparve dentro le mura cittadine seguito da pochi servi. E la storia di Firenze e della Toscana mutò per sempre.

Cosimo era figlio di Giovanni delle Bande Nere (a sua volta figlio di Caterina Sforza e Giovanni dei Medici detto “il Popolano”) – appartenente al ramo cadetto della stirpe medicea, quello dei popolani – e di Maria Salviati, (figlia di Lucrezia dei Medici, primogenita di Lorenzo il Magnifico).

Un discendente di Caterina Sforza, la tigre di Forlì

Cosimo non apparteneva a un ramo di primogenitura diretta. In una società in cui per le famiglie nobili vigeva il maggiorasco questo poteva rappresentare per lui un forte punto di debolezza. Il maggiorasco prevedeva che per assicurare l’integrità di un patrimonio, questo venisse dichiarato indivisibile e trasmesso al parente maschio più vicino di grado senza riguardo alla linea di discendenza. Ma in Cosimo scorreva il sangue fiero e ardito del padre, il grande condottiero Giovanni delle Bande Nere, e quello della nonna, Caterina Sforza, detta “la leonessa di Romagna, o “la tigre di Forlì, una delle donne più famose, sensuali e battagliere del Rinascimento.

Nonostante gli scaltri notabili fiorentini, che sotto sotto l’avevano richiamato a Firenze dal Mugello, credessero di poter manovrare a loro piacimento questo provinciale giovincello come un burattino, Cosimo non si rivelò affatto tale, e ben presto, con grande forza, s’impadronì del potere assoluto.

La famiglie più importanti, come gli Strozzi, strinsero varie alleanze e gli mossero guerra. Il giovane Medici si sbarazzò di loro presso la Rocca di Montemurlo, mentre i capi vennero imprigionati nel Bargello e poi decapitati.

Il matrimonio con l’amatissima Eleonora di Toledo e il governo illuminato

Nel 1539, Cosimo sposò Eleonora di Toledo, figlia di Don Pedro Alvarez di Toledo, marchese di Villafranca e Viceré spagnolo di Napoli, ereditando la sua ingente ricchezza. Ma, nonostante le apparenze, il loro fu amore vero, niente a che vedere coi matrimoni di convenienza tipici dell’epoca.

Sotto il suo governo la Toscana si trasformò a poco a poco in uno stato moderno, ben amministrato. La famiglia Medici era di nuovo saldamente al potere, come mai lo era stata neanche ai tempi di Lorenzo il Magnifico. Le alleanze funzionavano, l’ordine era pienamente ristabilito, e Cosimo I si dimostrava anche un importante mecenate.

Ampliò Palazzo Pitti facendone la sua nuova abitazione, e lo collegò, tramite il Corridoio vasariano, a Palazzo vecchio, che in seguito sarebbe divenuta la sua residenza ufficiale. Portò a termine anche il Giardino di Boboli e ospitò a corte artisti d’immenso valore come Vasari, Bronzino, Ammannati, Cellini.

Cosimo I, Granduca di Toscana

Nel 1569, ecco l’ultima grande svolta: ottenne da papa Pio V il titolo di Granduca di Toscana. Nel 1564, tuttavia, soprattutto a causa del dolore per la prematura scomparsa della moglie e di due dei suoi figli, di cui uno prediletto, aveva abdicato in favore del figlio Francesco. Si spense, infine, nel 1574, all’età di 55 anni.

Statua di Cosimo I davanti alla Normale di Pisa in Piazza dei Cavalieri

Francesco, figlio di Cosimo I, il Granduca esoterico

Figlio primogenito di Cosimo I, Francesco per certi versi somigliava al padre, e talvolta si dimostrava dispotico e dissoluto, ma la sua vera natura era molto più crepuscolare ed esoterica, tanto da spingerlo a delegare il governo della città a una rete di oscuri funzionari.

Emblematico fu lo Studiolo di Palazzo Vecchio, intriso della cultura iniziatica e alchemica dell’epoca; così fu anche per la magnifica Villa di Pratolino, dove tutto doveva destare sorpresa e meraviglia.

Giovanna d’Austria, la moglie. Bianca Cappello, l’amante

I Medici si erano ormai elevati a una casata di livello europeo, tanto che Francesco sposò Giovanna d’Austria, la sorella dell’Imperatore Massimiliano II. Il matrimonio, nonostante i molti figli (6 femmine più un maschio morto prematuro), non si rivelò felice: Francesco si era innamorato della veneziana Bianca Cappello, a sua volta maritata, con cui visse una sfrontata storia d’amore, mal vista da tutta la città di Firenze.

Dopo anni di discussa clandestinità, nel 1579 i due rimasero entrambi vedovi e poterono finalmente risposarsi. Il loro idillio durò però solo fino a una notte di ottobre del 1587, quando entrambi morirono a poche ore di distanza l’una dall’altro tra lancinanti spasmi di febbre malarica o, forse, a causa del veleno che potrebbe avergli somministrato il cardinale Ferdinando, suo fratello e suo successore.

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Il ritratto ufficiale di Francesco I de' Medici di Pulzone Scipione

Il Cardinale Ferdinando, sospetto avvelenatore di Francesco I, fu un buon Granduca

Il cardinale Ferdinando, secondogenito di Cosimo I, grazie alla dispensa papale divenne, nel 1587, Ferdinando I, Granduca di Toscana.

Non si sa se fu la vera causa della strana morte del fratello Francesco e di Bianca Cappello, che non aveva mai sopportato, tanto da definirla: “pessima Bianca”. C’è di buono che Ferdinando riprese saldamente in mano il governo e restituì l’ordine mancante.

Promosse un’importante riforma fiscale, sostenne il commercio e incoraggiò il progresso tecnico-scientifico. Realizzò inoltre grandiose opere pubbliche, come la bonifica della Val di Chiana e il potenziamento del porto e delle fortificazioni di Livorno, rendendolo uno dei più attivi scali commerciali del Mediterraneo.

Fu attraverso di lui, grazie anche alla collaborazione con l’architetto Bernardo Buontalenti, che il sistema delle ville medicee raggiunse la massima estensione e il più grande splendore.

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Statua del Granduca Ferdinando I dei Medici ad Arezzo

Cosimo II, l’ultimo Granduca degno di questo nome, e l’amicizia con Galileo

Alla morte di Ferdinando I, nel 1609 successe al governo del Granducato di Toscana Cosimo II, figlio di Ferdinando e di Cristina di Lorena, figlia del duca Carlo III.

Uomo capace e intelligente – ebbe come precettore Galileo Galilei , Cosimo II fece chiudere il secolare Banco de’ Medici, ritenuto ormai attività indegna per un regnante. La sua debolezza fisica lo spinse tuttavia a delegare gran parte degli affari di stato e a dettare precise disposizioni per la reggenza successiva, affidata alla madre Cristina di Lorena e alla moglie Maria Maddalena. Le disposizioni furono però disattese.

Purtroppo sarà proprio con la sua morte, nel 1621, che la casata inizierà il suo lento declino.

Il lungo periodo di decadenza

Dal Seicento il Granducato visse quel periodo di lenta decadenza che contraddistinse anche il resto della penisola italiana: stagnazione dei commerci, pestilenze e provincialismo. La casa regnante non solo non seppe porre rimedio a questi problemi; anzi, ne accelerò l’impatto grazie a un governo mediocre, caratterizzato da irresolutezza, matrimoni combinati (mal assortiti o incautamente accordati) e grevi influenze di consiglieri interessati.

Ritratto ufficiale di Cosimo II dei Medici, Granduca di Toscana

Ferdinando II, il quinto Granduca

Ferdinando II subentrò come Granduca di Toscana al padre Cosimo II nel 1621, a soli 11 anni. Il potere effettivo fu esercitato, fino alla maggiore età, da una reggenza di cui facevano parte la madre Maria Maddalena d’Austria (1589-1631) e la nonna Cristina di Lorena (1565-1636).

Ferdinando, come i suoi predecessori, attuò una politica di equilibrio con le grandi potenze. Sposò Vittoria della Rovere, erede dell’ultimo Duca di Urbino, e per questo si mise in urto con papa Urbano VIII. Il conflitto gli creò poi difficoltà nel difendere Galileo, quando questi cadde in disgrazia presso il pontefice.

Nel governo Ferdinando II fu coadiuvato dai fratelli Mattias, Giovan Carlo e Leopoldo, cui fu sempre molto legato. Si dimostrò un buon sovrano, in particolare nei momenti di pericolo, come negli anni della peste del 1629-1631. In questo periodo oltre a promulgare importanti leggi di salute pubblica, egli stesso era solito girare per la città, mostrandosi fra la gente per aiutarla e incoraggiarla.

Al nome di Ferdinando II è legato il processo a Galileo, celebrato nel 1633 e terminato con la condanna e l’abiura. Il Granduca era stato discepolo e protettore di Galileo e, pur non potendo opporsi alla richieste del Sant’Uffizio, cercò comunque di alleggerire il più possibile il suo protetto durante i duri mesi romani di prigionia, aiutandolo in più modi anche successivamente.

Ferdinando è ricordato dai contemporanei come uomo di cultura e di scienza.

Ritratto di Ferdinando II dei Medici, Granduca di Toscana

Cosimo III, il penultimo Granduca Medici: la casata pian piano si spegne

Alla morte di Ferdinando II, il figlio Cosimo divenne il Granduca Cosimo III. Governò per 53 anni, dal 1670 al 1723, e ottenne così il primato per il regno più lungo nella storia della Toscana.

La sua era fu caratterizzata da un forte declino politico ed economico, inasprito dalle campagne persecutorie nei confronti degli ebrei e verso chiunque non si conformasse alla rigida morale cattolica che ormai vigeva nella casata.

Il 17 aprile 1661 sposò, per convenzione, Marguerite Louise d’Orléans, cugina di Luigi XIV. Il suo fu considerato come uno dei matrimoni peggiori nella storia dei Medici. La forte incompatibilità dei caratteri, portò infatti la Granduchessa, prima a rifiutare ogni forma di convivenza con Cosimo, poi a tornare in Francia, dove morì.

La coppia, nonostante le tribolazioni, ebbe tre figli: Ferdinando, nel 1663, Anna Maria Luisa, nel 1667, e Gian Gastone, nel 1671. Nei suoi ultimi anni Cosimo III, di fronte al rischio concreto di estinzione della propria casata, data anche la cagionevole salute di Gian Gastone, cercò di far nominare sua figlia, Anna Maria Luisa, come sua erede universale. L’imperatore Carlo VI d’Asburgo però non lo permise. Alla sua morte, nel 1723, le paure di Cosimo III divennero fondate: gli succedette il figlio Gian Gastone, ossia l’ultimo Granduca della dinastia medicea.

Ritratto del Granduca di Toscana Cosimo III dei Medici

Giangastone: la fine di ogni gloria

Gian Gastone viene descritto come sprezzante dei nobili e attratto solo dai ragazzi di strada che gli venivano procurati da Giuliano Dami, uno dei suoi primi amanti, suo consigliere e complice per tutta la vita. Incapace, come gli ultimi suoi ascendenti, di gestire con fermezza il potere, cercò di condividerlo con la sorella, Anna Maria Luisa, e la cognata, affidando loro i compiti inerenti alle relazioni sociali e agli obblighi della vita di corte che le due, peraltro, seppero svolgere brillantemente. Per sé ritagliò il ruolo di recluso dorato che gli si addiceva alla perfezione.

Era indolente, incline al bere, al vizio, intratteneva ambigui rapporti con i cosiddetti “ruspanti”, che gli si concedevano per un ruspo alla settimana, ovverosia un “fiorino gigliato“, soldo creato a Firenze da Cosimo III. Eppure anche lui, qualche merito ce l’ha. Eliminò gli abusi che avevano lacerato il tessuto della società fiorentina sotto il governo del padre, licenziando le spie e i fruitori di “pensioni di credo“, cioè tutti quegli ebrei, turchi, cattolici eterodossi e protestanti che, per il bigottismo di Cosimo III, erano stati indotti a convertirsi alla fede cattolica dietro compenso in denaro. Inoltre, durante il suo regno non fu mai eseguita una sola condanna a morte.

Morì, dopo tante tribolazioni, il 9 luglio 1737.

Ritratto di Gian Gastone dei Medici, ultimo Granduca di Toscana

La storia dei 7 granduchi di Toscana della famiglia Medici finisce qui. Nel prossimo articolo vi racconteremo della salita al potere degli Asburgo Lorena che governarono, a periodi alterni, fino all’Unità d’Italia.

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