16 Febbraio 2016 2020-06-04T11:42:57+02:00 Guelfi e Ghibellini: amore e vendetta tra le torri fiorentine TuscanyPeople Alessio Mariani Share: Quello dei Guelfi e Ghibellini è senza dubbio il più grande mito della Firenze comunale: tutti noi associamo immediatamente il nome di questi due partiti alla figura del divino poeta Dante Alighieri, alle case torri, al Ponte Vecchio, ai vicoli del centro storico; e così, immaginano probabilmente anche tantissimi fiorentini e turisti stranieri che hanno avuto la fortuna di visitare la nostra città. Guelfi e Ghibellini: amore e vendetta tra le torri fiorentine Guelfi e Ghibellini, quindi, mito della così detta età di Dante, dispiegatasi tra il XIII e il XIV secolo, che molti studiosi hanno considerato quale l’epoca d’oro della storia italiana: con la ripresa del corso aureo della moneta (il fiorino dal 1252), il predominio sul commercio europeo detenuto dai mercanti dei comuni e non da ultimo, la formazione nell’ambiente toscano delle più eminenti figure culturali: Dante Alighieri nelle lettere, Giotto nella pittura (Giotto di Bondone), Arnolfo di Cambio nell’architettura, quel genio di Leonardo, Fibonacci nella matematica. Risulta dunque assai sorprendente che le origini dello scontro tra i Guelfi e i Ghibellini siano assai poco note al grande pubblico, Lorenzo il Magnifico e Girolamo Savonarola occupano, nell’immaginario contemporaneo, un ruolo assai più importante. Eppure la narrazione tradizionale del primo scontro tra i casati dei Buondelmonti e degli Amidei ha il fascino dell’epica cavalleresca: amore, tradimento, vendetta e naturalmente sangue. Torre dei Donati – Tra Guelfi e Ghibellini Questi pensieri ci attraversano in una fredda mattina di febbraio mentre ci troviamo a Firenze in via del Corso 27 rosso, comodamente seduti ad uno dei tavolini del bar ristorante Agricola dinanzi al nostro caffè ed attorniati da molti prodotti tipici toscani, accuratamente selezionati per la vendita. Poco più avanti si trova la Torre dei Donati, il monumento storico che ci ha portati a fantasticare sulle antiche vicende che adesso vi racconteremo. Torniamo dunque al 1216, quando il nobile fiorentino Buondelmonte dei Buondelmonti, era il promesso sposo di una fanciulla del casato degli Amidei e cavalcava tranquillo per le strade della città. Tuttavia: “Passando dipoi un giorno da casa Donati.. Aldruda, donna di messer Forteguerra Donati, che aveva due figliuole molto belle, stando a’ balconi del suo palagio, lo vide passare, e chiamollo, e mostrogli una delle dette figliuole, e disseli <Chi ai tu tolta per moglie ? io ti serbavo questa>. La quale guardando molto li piacque“. Per questo motivo, stando al racconto del cronista filo-guelfo Dino Compagni che scrisse circa un secolo dopo gli eventi, Fiorenza perse la sua pace. Infatti il 10 febbraio del 1216, Buondelmonte anziché recarsi alla Chiesa di Santo Stefano, dove la fanciulla Amidei attendeva invano all’altare, incontrò nuovamente i Donati per combinare ufficialmente il nuovo fidanzamento. La vendetta Tale affronto era gravissimo per il tempo e ricoprì di disonore la fanciulla Amidei assieme a tutto il suo casato ma la vendetta, si sa, è un piatto che va servito freddo. Così gli Amidei si riunirono con le famiglie loro alleate presso la chiesa di Santa Maria Sopra Porta (oggi il Palagio di Parte Guelfa) per decidere come lavare l’onta. Si parlò di una bastonatura e di sfregiare per sempre il volto di Buondelmonte, poi si levò la voce di Mosca de’ Lamberti che diede il cattivo consiglio, scontato poi nel ventottesimo canto dell’Inferno dantesco. “Ed un ch’avea l’una e l’altra man mozza, levando i moncherin per l’aura fosca, sì che il sangue facea la faccia sozza. Gridò: <Ricordera’ti anche del Mosca che dissi lasso!: Capo ha cosa fatta, che fu il mal seme per la gente tosca“. “Cosa fatta capo ha“, significava morte per Buondelmonte, troppo pericoloso lasciarlo in vita furente di rabbia e pronto a continuare la faida. Torre degli Amidei – Tra Guelfi e Ghibellini Noi proseguiamo per via del Corso. Stamattina non potremo fare a meno di visitare tutti i luoghi di questa storia, voltiamo a sinistra per via de’ Calzaiuoli e andiamo verso l’Arno con il cuore fermo al 1216. Presto ci troviamo a scendere per via Por Santa Maria, alla nostra destra scopriamo la Torre degli Amidei. Sulla facciata una lapide di marmo riporta un’iscrizione dantesca (Paradiso XVI). “La casa di che nacque il vostro fleto, per lo giusto disdegno che v’ha morti, e puose fine al vostro viver lieto era onorata, essa e suoi consorti: O Buondelmonte quanto mal fuggisti le nozze sue per li altrui conforti!“ Ci fermiamo lì davanti, si tratta di una delle case torri meglio conservate, detta anche Torre dei Leoni per via delle teste di leone incastonate sulla facciata. Oggi è occupata dalla gioielleria e orologeria Piccini Ugo. Vorremmo tanto conoscere il nome della fanciulla Amidei, abbandonata sull’altare (o è più romantico il mistero?), certo ci piace immaginarla sorridere ad ogni ragazza che esce ingioiellata dalla sua porta. La torre ha un ingresso anche dalla parte opposta che dà su Vicolo dell’Oro, facciamo il giro e notiamo un’installazione artistica contemporanea, promossa dal Gallery Hotel Art, situato in questo vicolo molto caratteristico, dove si affaccia anche il The fusion bar & restaurant. L’installazione, commissionata all’artista Simone d’Auria, rende omaggio all’Expo di Milano e consta di un enorme cucchiaio appoggiato su una base di legno, di un cucchiaio panchina più piccolo e di sessantatré cucchiai fissati su tutta la facciata dell’hotel: rappresentano il nutrimento Chiesa di Santo Stefano al Ponte – Tra Guelfi e Ghibellini Di ritorno su via Por Santa Maria ricordiamo che continuando verso Ponte Vecchio, Piazza Santo Stefano si trova poco a sinistra, lì sorge l’omonima chiesa nella quale Buondelmonte avrebbe dovuto sposare la prima fidanzata. La piazza di fronte alla chiesa è piccola, davvero carina e molto fiorentina. Poco lontano si trova via Lambertesca, dove la famiglia del Mosca aveva numerose proprietà. Percorriamo questa via e passiamo davanti alla Gelateria Carapina, una delle migliori di Firenze, secondo il nostro “insindacabile giudizio”. Prendiamo un bel gelato prima di tornare indietro verso Ponte Vecchio e gustarlo sul luogo dell’epilogo della nostra storia. 👉 Leggi anche: La grande bellezza, 5 chiese fiorentine poco conosciute da visitare Il tragico epilogo I congiurati, infatti, avevano deciso di colpire Buondelmonte la Domenica di Pasqua, giorno delle sue nozze con la ragazza Donati ed assai vicino alla Torre degli Amidei. Lasciamo la parola al più celebre cronista fiorentino Giovanni Villani, anch’egli trecentesco e filo-guelfo: “e veggendo d’Oltrarno il detto messere Bondelmonte vestito nobilmente di nuovo di roba tutta bianca, e in su palafreno bianco, giungendo a piè del ponte Vecchio dal lato di qua.. fue atterrato del cavalo per lo Schiatta degli Uberti, e per lo Mosca de Lamberti e Lambertuccio degli Amidei assalito e fedito, e per Oderigo Fifanti gli furono segate le vene.. E questa morte di messere Bondelmonte fu la cagione e cominciamento delle maledette parti guelfa e ghibellina in Firenze“. Così l’onta fu lavata e secondo la tradizione: le famiglie vicine agli Amidei divennero ghibelline, e guelfe quelle che si schierarono con i Buondelmonti e i Donati. Torre dei Buondelmonti – Tra Guelfi e Ghibellini Ci prendiamo un respiro dopo il culmine del pathos, ma dobbiamo ancora visitare la Torre dei Buondelmonti, poco lontana si trova in via delle Terme 13. La facciata presenta uno degli esempi più antichi di bugnato: una muratura di blocchi lapidei di forma irregolare e diversamente sporgenti verso l’esterno. E’ sotto casa di Buondelmonte che ci sorprende l’ora di pranzo. Vale la pena di raggiungere l’Ora d’Aria, un ottimo ristorante nella vicina via dei Georgofili, al numero 11; è certamente il posto giusto dove concludere la nostra “visita guidata”, oggi ed ancor più quando vorremo fare bella figura con i nostri amici che ci chiederanno di visitare i luoghi di questa emozionante storia fiorentina. Guelfi e Ghibellini: la storia e il mito Al tavolino, però, avremo ancora alcune cose da raccontare. La ricerca storica ha studiato a fondo questa vicenda e pare che la versione guelfa del cavaliere di bianco vestito, ammaliato dalla bella Donati e barbaramente assassinato da uomini avventati, sia poco obbiettiva; per chi volesse approfondire consigliamo il saggio di Enrico Faini, “Il convito fiorentino del 1216“. In ogni caso, abbiamo già letto sulla facciata della torre degli Amidei come Cacciaguida Alighieri, incontrato in Paradiso dal più celebre discendente, stimasse gli Amidei e condannasse Buondelmonte. Sappiamo bene come le fazioni interne all’aristocrazia fiorentina esistessero da ben prima di prendere i nomi di guelfi e ghibellini, legittimando, in questo modo, la loro lotta per il potere e le ricchezze, attraverso il richiamo agli ideali del Papato (guelfi) e dell’Impero (ghibellini). Ha però sorpreso scoprire come tra XII e XIII secolo, prima del 1216, i Buondelmonti apparissero legati a quella che sarebbe diventata la parte ghibellina; è così probabile che dietro la rottura della promessa matrimoniale si celasse il tradimento della propria fazione politica! Ciò dovette spingere i futuri ghibellini a scegliere la risposta più drastica. 👉 Leggi anche: Ma alla fine chi vinse tra guelfi e ghibellini? La nascita di un mito Non meraviglia che i cronisti filo-guelfi abbiano preferito sorvolare su questo dettaglio e raccontare il dramma di un bianco cavaliere, ammaliato dalla bella Donati. Per di più, ci volle oltre un secolo perché la vicenda ascendesse al mito. A tal fine occorreva che venisse superata la metà del Duecento perché soltanto dopo che lo scontro tra Guelfi e Ghibellini divenne violentissimo e risolvibile soltanto con la sconfitta totale e l’esilio di una delle due parti, fu possibile attribuire un rilievo decisivo ad un semplice caso di vendetta. Eppure, tra i frequenti fatti di sangue, nei quali spesso le ragioni della politica si intrecciavano con quelle della vendetta privata, i fiorentini scelsero proprio quello di Buondelmonte. E non fecero bene? Amore, tradimento, vendetta e sangue, gli ingredienti del mito c’erano proprio tutti e ci hanno davvero coinvolti. Anche noi ci sentiamo inevitabilemte chiamati alla scelta che divise Firenze e la Toscana, ora come allora, Guelfi o Ghibellini? Con Buondelmonte dei Buondelmonti o con la fanciulla Amidei ? 📍PER APPROFONDIRE: 👉 Storia dei Medici: le origini – Episodio 1 👉 Storia della Toscana: dal Paleolitico all’Unità d’Italia 👉 Dante e Firenze, una passione bruciante e tormentata che ancora non si spegne La tua passione è la Toscana? Anche la nostra! 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