La figura degli IAP – Imprenditori Agricoli Professionali, nel 2004 ha sostituito quella degli IATP – Imprenditori Agricoli a Titolo Principale; ma da chi è formata questa nuova generazione di agricoltori? Perché l’Unione Europea ha destinato fondi speciali per la crescita di questo nuovo (e al contempo antico) settore professionale?

Imprenditori Agricoli Professionali: i giovani agricoltori 2.0

Diciamolo subito e con grande fierezza, le notizie che daremo, i dati che snoccioleremo, le statistiche che porteremo, non solo fanno immenso piacere a chi, come noi di TuscanyPeople, dell’agricoltura sana e consapevole fa una bandiera, ma non sono nemmeno banali.

Gli IAP - Imprenditori Agricoli Professionali sono la nuova generazione 2.0 di agricoltori, formata da laureati, under 35

Quello che intendo è che non si parla di sterili numeri da imparare a memoria, ma di un trend ampiamente positivo che ridona dignità e forza all’agricoltura, attività tra le più antiche dell’uomo, per troppi decenni denigrata, se non addirittura abbandonata, in favore della dissennata corsa all’urbanizzazione, che non ha reso nessuno né più ricco, né più sano, né più felice, questa è la verità.

Ma non è questo il tempo di filosofeggiare moralmente, o peggio, astrattamente, sulle differenze tra l’inquinata, rumorosa, sporca, vita cittadina, e la serena, sana, bucolica, vita di campagna, è tempo di dire le cose come stanno, e per fortuna le cose stanno molto bene. Soprattutto per quanto riguarda i giovani imprenditori agricoli. Un vero e proprio boom, a livello nazionale, come non si era mai visto.

Ciò che affermeremo adesso riguarda l’Italia nella sua interezza, ma anche la Toscana in particolare, tra le prime tre regioni dello Stivale a risentire in positivo del nuovo trend di giovani IAP – Imprenditori Agricoli Professionali.

Gli IAP - Imprenditori Agricoli Professionali sono la nuova generazione 2.0 di agricoltori, formata da laureati, under 35

IAP Imprenditori Agricoli Professionali

Udite udite: con oltre 55mila aziende agricole guidate da under 35, il nostro paese è al vertice dell’Unione europea quanto a presenza di giovani in agricoltura, siamo i primi. E la tendenza è in costante aumento: la Coldiretti fa sapere che nel 2017 la crescita, rispetto all’anno precedente, si è attestata sul 6%. Mica male. Se l’industria e i servizi offrono un futuro poco attraente, poco stabile, poco lungimirante nella sua precarietà, ecco che i giovani occhi si rivolgono di nuovo alla terra. “Finalmente! – verrebbe da esclamare – Finalmente abbiamo capito che abbandonare una delle nostre più grandi risorse non era cosa saggia“. Inoltre la disponibilità delle moderne tecnologie e le opportunità che provengono copiose dai fondi europei rappresentano ulteriori incentivi per indirizzarsi verso la via dei campi.

Una nuova generazione di agricoltori o meglio di Imprenditori Agricoli Professionali

Infatti pare proprio che i nuovi giovani agricoltori facciano molto uso del web e della tecnologia. Non solo: 1 su 4 è laureato, mentre 8 su 10 parlano l’inglese e viaggiano regolarmente all’estero riuscendo più facilmente a sfondare sui nuovi mercati e rappresentando coi loro prodotti il nostro paese nel mondo. Ancora un altro dato interessantissimo: 1 imprenditore agricolo under 35 su 4 è donna.

Gli IAP - Imprenditori Agricoli Professionali sono la nuova generazione 2.0 di agricoltori, formata da laureati, under 35

Tutti loro mostrano sensibilità verso la tutela dell’ambiente e pongono particolare attenzione al sociale: dalle fattorie didattiche alle attività di educazione alimentare e ambientale attraverso le scuole, ai servizi di agritata e agriasilo, fino ai percorsi rurali di pet-therapy e agli orti didattici.

Insomma, se qualcuno a sentir parlare di agricoltura dovesse ancora storcere la bocca immaginando la ormai obsoleta figura del vecchio contadino zotico, ignorante, e poco propenso all’uso della tecnologia, be’ dovrà subito ricredersi. Qui siamo di fronte a una nuova generazione di agricoltori (Imprenditori Agricoli Professionali) colti, sensibili, educati, hi-tech, e molto attivi nel sociale. Un cambiamento davvero epocale.

Web, viaggi all’estero e nuove tecnologie

E se sempre quel qualcuno poco informato di prima dovesse banalmente obiettare: “sì, ma per fare gli agricoltori mica serve essere colti, sensibili, educati, serve conoscere il mestiere, aver voglia di lavorare duramente, essere disposti al sacrificio e saper accettare di ritrovarsi mesi di lavoro andati in fumo a causa del maltempo, di un insetto malefico, di un fungo maledetto, eccetera“, be’ sempre quel qualcuno di prima dovrà ancora una volta ricredersi: le aziende dei giovani IAP – Imprenditori Agricoli Professionali under 35 sono in genere più ricche possiedono una superficie superiore di oltre il 54% alla media, un fatturato più elevato del 75% della media del settore e occupano il 50% di lavoratori in più per azienda.

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Impressionante, no? Sì, ma fino a un certo punto, perché direi che è intuitivo quanto la cultura, la conoscenza della moderne tecniche agricole, delle sostanze chimiche (o biologiche o biodinamiche) da usare, i viaggi all’estero che aprono la mente oltre ai nuovi mercati, e non ultima una serie di remunerative attività collaterali che fino a un paio di decenni fa non erano nemmeno immaginabili, influiscano positivamente sull’andamento di una azienda. In Toscana nel 2016 sono stati 1.161 i giovani che hanno presentato domanda per avviare una nuova impresa agricola. E sono 2.182 le imprese agricole che hanno richiesto contributi a fronte di investimenti per migliorare la competitività delle loro imprese.

I contributi europei e i PSR per gli Imprenditori Agricoli Professionali

Già, i contributi. Per iniziare l’attività i giovani Imprenditori agricoli professionali possono contare sul contributo dei fondi europei. Quasi 30.000 nel 2016/2017 hanno presentato domanda per l’insediamento in agricoltura dei Piani di sviluppo rurale (Psr) dell’Unione Europea. Il problema maggiore rimane però il costo della terra: quella arabile in Italia, spiega la Coldiretti, è la più cara d’Europa con un prezzo medio di 40.153 euro all’ettaro.

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Una buona soluzione è l’affitto: la media è di 700€ per ettaro all’anno, ai quali è necessario aggiungere fra gli 800 e i 1.200€ all’ettaro per le lavorazioni, le piantine, i semi, le attrezzature, la manodopera e l’acqua. Nei settori come la zootecnia da latte, partendo da zero, occorrono grossi capitali iniziali (tra 1 e 2 milioni di euro), mentre per gli altri comparti rurali l’impegno economico totale di partenza è più modesto, e oscilla fra i 30.00 e i 50.000 euro.

Il percorso di studi per gli Imprenditori Agricoli Professionali

Il boom però è stato possibile grazie anche alla tanto vituperata istruzione italiana. C’è stato infatti un forte incremento di studenti di agraria sia alle superiori che all’università. I ragazzi che dopo le scuole medie, nell’anno scolastico 2017/18, hanno scelto un percorso didattico legato alla terra sono stati 45.566: il record del quinquennio. E nelle classi – fa sapere la Coldiretti – non ci sono soltanto figli delle “famiglie agricole”, ma sempre più giovani appassionati i cui genitori sono lontani dal mondo della terra.

L’Italia offre 213 facoltà a livello nazionale, di cui 86 nel nord Italia, 71 nel sud e sulle isole e 56 al centro per chi decide di proseguire questo genere di studi anche dopo il diploma, tra agraria e veterinaria.

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Come si diventa Imprenditore Agricolo Professionale

Tutti a fare l’Imprenditore Agricolo Professionale, allora? Buona idea, ma non è così facile, bisogna avere dei requisiti, delle competenze, bisogna produrre documenti, insomma è necessario incarnare il ruolo ad ampio raggio. Vediamo come.

La figura dell’Imprenditore Agricolo Professionale (IAP) è stata introdotta con una legge del 2004 e ha sostituito quella dell’Imprenditore Agricolo a Titolo Principale (IATP). Una nuova qualifica, quindi, che permette di accedere a tutta una serie di agevolazioni fiscali.

Per diventare a tutti gli effetti Imprenditore Agricolo Professionale è necessario dedicare alle attività agricole, direttamente o in qualità di socio, il 50% delle proprie ore lavorative e ricavare dalle stesse almeno il 50% del proprio reddito globale di lavoro.

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Questa è un’imprescindibile conditio sine qua non. Inoltre è necessario trovarsi almeno in una delle seguenti 3 condizioni: essere in possesso di Diploma di Laurea in Scienze Agrarie o Forestali, Medicina Veterinaria, Scienza delle Produzioni Animali, Scienza delle Tecnologie Alimentari, o Diploma Universitario nelle medesime aree o ancora Diploma di Istituto Tecnico Agrario o professionale con indirizzo agrario.

Esercitare attività agricola come titolare, contitolare, coadiuvante familiare, amministratore, lavoratore agricolo per almeno un triennio in data antecedente alla presentazione della domanda di riconoscimento della qualifica; essere in possesso di Attestato di frequenza con profitto a corsi di formazione professionale in agricoltura, organizzati in attuazione di normative comunitarie, statali o regionali. Infine è anche necessaria l’iscrizione obbligatoria alla gestione previdenziale ed assistenziale per l’agricoltura.

Una scelta consapevole

Insomma, non si tratta certo di una passeggiata di salute (quale attività, però, lo è?), ma neppure di una condanna ai lavori forzati. Sicuramente una seria opzione da prendere in considerazione da parte di tutti quei giovani che hanno intenzione di mettersi in proprio, che non credono che guadagnare sia facile, e che ambiscono a un futuro più solido di quello che offrono tanti altri impieghi.

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Lavorare la terra è complesso, occorre competenza, volontà e spirito di sacrificio, ma ormai non è più nemmeno quell’avventura tutta sforzi e poche soddisfazioni di un tempo. L’uomo ha imparato a prevenire gli scherzi della natura e i rischi si sono molto ridotti.

Un in bocca al lupo ai giovani Imprenditori Agricoli Professionali da parte dell’intera redazione di TuscanyPeople e a tutti coloro che intraprenderanno questa strada. Che gli dei vi siano propizi.

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