E’ partito come un hippie appassionato di pelletteria e oggi Wanny Di Filippo è alla guida di un’azienda con sedi in tutto il mondo. Dallo stabilimento di Pontassieve porta il simbolo del Bisonte per i cinque continenti a rappresentare l’handmade toscano.

Il Bisonte

Questa è la storia di un uomo che un giorno si tolse la giacca e divenne un hippie, ma non solo. E’ la storia dell’uomo che ha insegnato ai giapponesi ad amare la pelle. E’ la storia di un simbolo, il Bisonte, che da Pontassieve è partito alla conquista del mondo.

Wanny di Filippo è il fondatore dell'importante azienda di pelle Il Bisonte

Come tutte le storie, partiamo dall’inizio…

(Wanny di Filippo): “Tutto ha origine con la scoperta di una passione, quella per la pelle. Nasce nella metà degli anni Sessanta, nel periodo hippie. La passione diventa un lavoro per scommessa: a quel tempo, nel ’65, facevo il rappresentante di ricambi d’auto tra l’Abruzzo, il Molise e la Sardegna ma avevo già una passione per la manualità e il design, quindi in Sardegna ogni fine settimana andavo in Costa Smeralda e – levandomi la giacca da rappresentante – diventavo hippie*.

Realizzavo sandali, bracciali e li regalavo agli amici. In quel contesto conobbi anche la mia futura moglie, perché il fratello aveva una fabbrica di borse e un giorno mi chiese di disegnargli un campionario. All’epoca facevo un lavoro primitivo, basico, un po’ come gli indiani d’America, in fondo negli anni Sessanta non c’era molta cura per i dettagli. “Non si può fare” mi disse, quando gli mostrai un modello. E io iniziai a farlo. Nel 1970 presi in affitto in piazza Rucellai una cantina che era stata alluvionata quattro anni prima, avendo 1000 lire di spese al giorno: lì continuai a realizzare cinture, borse. Per un mese non vidi nessuno, poi pian piano il passaparola fece il resto.

E oggi?

Oggi l’azienda si è spostata a Pontassieve, ha 70 dipendenti ed è votata al made in Tuscany, visto che le pelli provengono dal distretto conciario di Santa Croce. I punti vendita si sono moltiplicati: oltre alla sede fiorentina in via del Parione ci sono due boutique a Roma, altrettante a Parigi, una a New York, Hong Kong, Los Angeles, Taiwan. E poi ancora i quattro store in Australia e in Corea del Sud, fino ai 35 in Giappone e i prossimi obiettivi a Jakarta (Indonesia) e Singapore.

Wanny di Filippo è il fondatore dell'importante azienda di pelle Il Bisonte

Wanny, non è ancora stanco?

Macché. A 70 anni continuo a produrre e a realizzare borse. Non si arriva mai in questo lavoro. Lo faccio perché continua a farmi piacere. Da 25 anni vado in Giappone, dove non hanno la cultura della pelle. La pelle invecchia, mi chiedono se sta invecchiando bene, la comprano per tenersela per la vita. Nella patria della cultura usa e getta, scoprono un oggetto destinato a durare nel tempo.

Wanny di Filippo è il fondatore dell'importante azienda di pelle Il Bisonte

Qual è il segreto del successo de Il Bisonte?

L’anno scorso sono stato contattato da un ricercatore dell’Università di Urbino che stava facendo un’analisi delle aziende in crescita economica durante la crisi. Aveva deciso di studiare i casi di due aziende e davanti agli studenti mi chiese di spiegare il motivo di questo essere in controtendenza. Risposi che il segreto era parlare con le mani (“talk by hands”, in inglese suona meglio) e spiegai che appartenevo a una generazione che ha dovuto costruitirsi con le proprie mani tutto ciò che voleva.

Il Bisonte, come animale, non è per lei solo un brand aziendale…

Tutt’altro, sono sempre stato affascinato dall’immagine di pace e forza che i bisonti mi trasmettono. Nel mio studio in Palazzo Corsini ho costruito, anno dopo anno, un vero e proprio museo del bisonte. Conservo centinaia di oggetti, da quelli di valore – quadri, sculture, stampe, manufatti in materie preziose – fino a quelli il cui valore è solo affettivo, come giocattoli, peluche, francobolli e così via. E non ho smesso di arricchire questa collezione.

La fase di catalogazione è finita da poco, e non era impresa facile considerando che i pezzi sono oltre 1.200. Una sterminata raccolta di memorabilia provenienti da tutto il pianeta e dedicata – ca va sans dire – al bisonte. Ci sono cartoline d’epoca, targhe e frammenti ossei, ma anche magliette, bottiglie di vodka, palle di Natale, peluche e persino un gigantesco bisonte in ferro, pesante oltre una tonnellata, che un fabbro bielorusso ha ricavato dalla carcassa di un’automobile. Un pezzo unico che ho sistemato all’ingresso dell’azienda.

Che passione la storia toscana! Ne abbiamo scritta molta e ancora molta ne scriveremo. C’è un periodo, un evento, un personaggio, una famiglia, di cui ti piacerebbe sapere di più? Faccelo sapere e ti accontenteremo.

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Informazioni sull'autore

Marco Gemelli
Giornalista Professionista & Ambassador of Tuscany
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