5 / 7 – La Terracotta e il vino 2022: nella magia blu dell’Isola d’Elba

Arrighi – Nesos

Nostra vecchia e graditissima conoscenza, Arrighi lavora in anfora da 12 anni. Uno “sperimentatore incallito”, com’è stato definito. Durante questo arco temporale, riguardo alla terracotta “ne ha viste di tutti i colori”, perché ovviamente il tipo di materiale (che deve essere di assoluta qualità) e la cottura influiscono enormemente sulla porosità della giara. “Ci siamo trovati con anfore che trasudavano vino”, ci ha confessato.

Introduzione delle uve di Nesos nelle nasse

Terracotta vs legno

La loro sperimentazione in anfora è iniziata nel 2010 comparando il vino affinato in barrique con quello affinato in anfora: metà e metà. Quindi, legno vivo contro terracotta neutra. E la bellezza è stata scoprire come la terracotta esalti i varietali delle uve utilizzate. È lì che si sono innamorati della terracotta che comprano, ça va sans dire, a Impruneta.

L’anfora, inoltre, se lavata bene con acqua bollente (non con detergenti perché assorbe le sostanze), può durare tantissimo ed è riutilizzabile per molti anni. Sono perciò da evitare quelle belle anfore panciute dal collo stretto, inadatte a essere pulite nel migliore dei modi.

Un’altra variabile interessante è il tappo in acciaio o in terracotta. Il tappo d’acciaio, da un lato chiude meglio (il tappo in terracotta non sigilla perfettamente e bisogna aiutarsi, ad esempio, col silicone), dall’altro, però, se portato a temperature elevate rischia di dilatarsi e di spaccare l’anfora.

Per approfondire: Nesos, il vino dell’Elba che viene dall’antico mare della Grecia

Antionio Arrighi produttore del vino marino dell'Antica Grecia

Questa non l’avete mai sentita

Una chicca incredibile? Si sono fatti fare un’anfora di terracotta con un oblò da barca incastonato nel corpo. Così, illuminato coi led da piscina, si può seguire dall’esterno la fermentazione interna. Questa non l’avevamo mai sentita. Un’idea francamente geniale.

I nostri assaggi

Degustiamo Hermia Toscana Bianco, viogner 100%. Fa una lunga macerazione a contatto con le bucce in anfore da 800 litri e un successivo affinamento di 5 mesi in bottiglia.
Il nome è dedicato al cantiniere Hermia, realmente esistito 2100 anni fa, schiavo della villa rustica di San Giovanni all’Isola d’Elba. Per conto del suo padrone, Hermia acquistò a Minturno, nel Lazio meridionale, grandi orci, detti dolia, su cui stampigliò il suo nome accanto alla figura di un delfino che rimanda a un’antica e affascinante leggenda dell’Asia Minore.
Al naso floreale, allunga ottimamente, sorso dopo sorso, tra albicocca, pepe bianco, e resine leggere. Limpido e fresco. Mooolto interessante.

Quindi è il turno del viogner 100%, ma affinato in barrique. Per avere un confronto. Si chiama VIP, ossia l’acronimo di viogner in purezza. Fermenta in acciaio a temperatura controllata: il mosto continua a fermentare in barrique da 300 litri di secondo passaggio provenienti dalla Borgogna. Affinamento in bottiglia per 4 mesi.
Al naso fruttato, dolce, e stuzzicante, con una nota balsamica. Al gusto, ampio, con note che evocano burro, margarina, mandorle. Estremamente gradevole.

E la quinta azienda che abbiamo visitato? Vai a pagina 6

Informazioni sull'autore

Scrittore & Ambassador of Tuscany
[fbcomments url="https://www.tuscanypeople.com/la-terracotta-e-il-vino-2022/" width="100%" count="on" num="3"]