Se ne sentono di tutti i colori: in Italia anche i cani scrivono e nessuno legge, i ragazzi sono sempre più ignoranti, i bambini s’ingobbiscono sui tablet, sugli smarthphone, sui PC e non hanno la minima idea di cosa sia un libro cartaceo a parte quelli scolastici obbligatori, e così via. È vero? È falso? È un’esagerazione? E’ vero che i bambini che leggono molto saranno persone migliori delle altre?

Leggere in Italia, una panoramica nazionale

Be’, dati ISTAT alla mano, non parrebbe questo gran dramma. Nel 2015 si stima che: “il 42% delle persone di 6 anni e più (circa 24 milioni) abbia letto almeno un libro per motivi non strettamente scolastici o professionali.” Almeno un libro letto, quasi metà della popolazione, male ma non terribile.
Il 9,1% delle famiglie non ha alcun libro in casa, il 64,4% ne ha al massimo 100.” Non dico che il dato sia confortante, ma migliore del previsto forse sì.

Leggere fa bene? Leggere aiuta i bambini a diventare persone miglior? E se sì, perché? Le nostre risposte tra dati scientifici e buon senso.La popolazione femminile ha maggiore confidenza coi libri: il 48,6% delle donne sono lettrici, contro il 35% degli uomini.” Questo si sapeva, sincero applauso alle donne (che spesso, anche in molti altri campi della vita, risultano migliori di noi).
La quota di lettori è superiore al 50% della popolazione solo tra gli 11 e i 19 anni e nelle età successive tende a diminuire; in particolare, la fascia di età in cui si legge di più è quella dei 15-17enni.” Quindi non sarebbe affatto vero che i ragazzi leggono poco.

Lettori forti e lettori deboli

I «lettori forti», cioè le persone che leggono in media almeno un libro al mese, sono il 13,7% dei lettori (14,3% nel 2014) mentre quasi un lettore su due (45,5%) si conferma«lettore debole», avendo letto non più di tre libri in un anno.” Altro dato bruttino ma non orribile.
L’8,2% della popolazione complessiva (4,5 milioni di persone pari al 14,1% delle persone che hanno navigato in Internet negli ultimi tre mesi) hanno letto o scaricato libri online o e-book.” Addirittura meglio di quanto pensassi.

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I bambini

E i bambini? Non si sa bene, difficile fare una statistica precisa su di loro (ammesso e non concesso che quella sugli adulti rappresenti uno specchio fedele della verità o se non altro vi si avvicini), però si potrebbe anche ipotizzare, considerati i dati di cui sopra, che le cose non vadano poi così male come ci s’immaginerebbe. O no?

Una cosa è certa, non di rado spingere i nostri figli a un qualsiasi genere di lettura è un’impresa ardua: stratagemmi, giuramenti, promesse, alleanze, patti, estenuanti negoziazioni d’ogni sorta, diplomazia sotterranea, normalmente somiglia più alle frenetiche attività nell’imminenza d’una guerra che a un piacevole momento di relax familiare.

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Le presunte cause

C’è chi dà la colpa all’enorme quantità di tecnologia che distrae, ruba tempo e abitua al pensiero passivo; c’è chi dà la colpa ai contenuti obsoleti, noiosi, privi d’umorismo, ai personaggi monodimensionali, allo stile di scrittura datato; c’è chi dà la colpa alla pochezza delle biblioteche familiari o di quelle pubbliche o private; e c’è chi dà la colpa a un mix di tutto questo proponendo le dosi e le percentuali secondo la propria esperienza personale; comunque sia, sta di fatto che la maggioranza ha l’impressione che i bambini non leggano o leggano molto meno di quanto potrebbero.
Infine ci sono anche quelli che non si accontentano mai e dicono ai piccoli: «Cosa stai leggendo? Diario di una schiappa? Piccoli brividi? Harry Potter? Che cretinate», e si considerano insoddisfatti al pari degli altri.

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Confronti

Difficile orientarsi tra statistiche, dati, impressioni, aspettative personali o familiari più o meno appagate o disattese che talvolta fanno apparire la realtà peggiore di quello che è. In più c’è da domandarsi: noi della generazione precedente, esenti dall’attuale, onnipresente, tecnologia matrigna, eravamo molto migliori dei bambini di oggi?
E così sorge spontanea la domanda delle domande: è davvero tanto importante leggere o si vive bene anche senza? E in caso di risposta affermativa: è importante iniziare a leggere da piccoli?

Lo studio dell’Università di Padova

Cerchiamo di partire da una base scientifica che non sia una pura e semplice statistica, una piatta fotografia della realtà, ma che ci dica qualcosa di più: la ricerca di tre economisti dell’Università di Padova, Giorgio Brunello, Guglielmo Weber e Christoph Weiss ci suggerisce infatti che leggere da piccoli è senz’altro importante.

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Dopo aver studiato 6 mila persone nate in nove diversi paesi europei, hanno concluso che i bambini che avevano avuto continuo accesso ai libri nutrivano un’aspettativa di guadagno nettamente superiore a quelli che ne avevano letti pochi. A onor del vero, il periodo preso in esame va dal 1920 al 1956, quando le nuove riforme introdussero la scuola dell’obbligo in tutta Europa, tuttavia, mutatis mutandis, il dato è piuttosto indicativo: dal loro lavoro infatti è emersa una netta correlazione tra libri letti e guadagno da adulti.

Leggere ci rende migliori?

Eppure, si sa, i soldi non fanno la felicità, pertanto il vero quesito da porsi, quello che non può (per fortuna) rientrare nelle statistiche né nelle ricerche scientifiche, forse dovrebbe essere: leggere ci rende migliori dentro e di conseguenza migliori nei confronti degli altri? O ancora: leggere migliora il nostro mondo e di conseguenza anche il più vasto mondo di cui facciamo parte, dato che il progresso di una goccia migliora, se pure di quel poco, l’intero oceano? Rientrando l’argomento nel campo dell’opinabile, non credo esista una risposta univoca. Ho conosciuto persone meravigliose di un’ignoranza crassa così come individui eruditi estremamente egoisti e meschini.

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In fondo, circa l’eventuale cultura di Gesù Cristo non abbiamo molte notizie, no? Mentre sulla vasta cultura di certi carnefici, di certi aguzzini, che hanno popolato la storia dell’umanità ne abbiamo molte di più. Quindi? La soluzione all’enigma non può che essere individuale. Io vengo da una famiglia di atavici e accaniti lettori. Mio padre mi ha cresciuto con due concetti basilari: “segui sempre il tuo cuore, esso non sbaglia mai” e “un uomo che legge ne vale due“. I due concetti per me sono anche strettamente correlati perché il mio cuore mi ha sempre spinto a leggere tanto.

Un uomo che legge ne vale due

Però più volte mi sono interrogato sull’effettivo spessore del secondo: è vero che un uomo che legge ne vale due? A meno di non assumere – borghesianamente – che il lettore, con la sua interpretazione, vada a completare lo scritto dell’autore e quindi impossessandosi di esso, facendolo proprio, per così dire, ne raddoppi la personalità creativa, sinceramente non lo so. So però che leggere – operazione molto più complessa che osservare immagini e ascoltare suoni – rende la nostra mente più elastica e allenata, aperta, e chi ha la mente aperta tende ad ampliare la sua visione, a comprendere di più.

Leggere fa bene? Leggere aiuta i bambini a diventare persone miglior? E se sì, perché? Le nostre risposte tra dati scientifici e buon senso.E chi comprende di più – lo dice la parola stessa: cum prendere, prendere in sé, fare proprio – capisce più profondamente gli altri, è più capace di immedesimarsi in loro e, di conseguenza, è più capace d’altruismo. E chi è più capace d’altruismo ha la possibilità di rendere la sua vita e il mondo migliori.

Poi, ovviamente, tutte queste potenzialità che si sviluppano attraverso la lettura dipendono da noi, da se e come le attuiamo, le concretizziamo, ma per quanto mi riguarda leggere è senza dubbio uno strumento aggiuntivo molto potente nelle nostre mani e, come tutti gli strumenti potenti, bisogna poi vedere come lo si usa. Ma averlo a disposizione è sempre meglio che non averlo. O no?

 

Informazioni sull'autore

Scrittore & Ambassador of Tuscany
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