2 / 3 – Ghiberti batte Brunelleschi e crea la seconda porta del Battistero di Firenze in oltre 22 anni

Ghiberti vince il concorso per la realizzazione della seconda porta del Battistero di Firenze

Ghiberti iniziò la sua attività artistica dipingendo una camera del Palazzo Malatesta, a Pesaro. In seguito, però, lavorò esclusivamente nella città di Firenze, come scultore.

Nel 1401 si svolse il concorso bandito dall’Arte della Lana per la seconda porta bronzea del battistero di Firenze: fu scelto come tema la scena biblica del Sacrificio di Isacco.

Per approfondire: Arte della lana di Firenze: la più importante tra le Maggiori

L'Arte della Lana era una delle più importanti Corporazioni delle Arti e dei Mestieri a Firenz

I due grandi contendenti erano Brunelleschi e Ghiberti

I principali contendenti erano Filippo Brunelleschi e Lorenzo Ghiberti, poco più che ventenni: pur avendo entrambi la stessa formazione culturale di stampo umanista, e pur coltivando la stessa passione per l’antico, i diversi principi compositivi e i modi figurativi li portarono a una diversa impostazione spaziale e temporale della rappresentazione, la quale favorì il Ghiberti, che realizzò una composizione allegorica, miniaturistica, ordinata e piacevole.

Le realizzazione di Ghiberti

Nel suo rilievo una lunga diagonale rocciosa separa due piani di posa, indipendenti l’uno dall’altro. A sinistra i due servitori, ignari del dramma, discutono tra loro. Li divide l’asino, di piccole proporzioni, che allunga il muso verso lo spigolo inferiore del medaglione.

La formella di Lorenzo Ghiberti con il sacrificio di Isacco

Abramo sta per uccidere il figlio, quando…

Abramo alza il coltello all’altezza della gola del figlio, ma il suo corpo perfettamente arcuato come le rocce vicine, non tradisce né emozione, né commozione: asseconda una direttiva divina, senza chiedersene il motivo. Isacco è sereno e pronto a essere sacrificato, mentre un angelo sta arrivando in volo, non visto. Un ariete sta sulla sinistra, con le corna impigliate nel cespuglio e sembra anch’esso attendere serenamente il supplizio.

Un ritmo a onde curvilineo unifica la campitura mentre, in superficie, la luce vibra sulle lame frastagliate della roccia, sui riccioli dei capelli delle figure e del vello dell’ariete, sui morbidi panneggi dei costumi.

Ma un capolavoro ancora più grande attendeva Ghiberti: scoprilo a pagina 3

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