3 / 3 – L’ineguagliabile Porta del Paradiso di Ghiberti

Trent’anni di lavoro per un’assoluta magnificenza

Dopo la seconda porta del Battistero di Firenze Ghiberti realizzò delle statue per la chiesa fiorentina di Orsanmichele e avviò la decorazione del fonte battesimale di Siena con lastre a rilievo di bronzo dorato – opera terminata poi da Donatello e Verrocchio -, finché, dopo un soggiorno a Venezia, nel 1425 non iniziò il suo grande capolavoro, la Porta del Paradiso, ovvero la terza porta del battistero di Firenze, a cui dedicò ben quasi trent’anni di lavoro.

Statua San Giorgio di Donatello sulla facciata di Orsanmichele, Firenze

La Porta del Paradiso è suddivisa in sole 10 formelle

Anche la porta del Paradiso, in un primo tempo, doveva seguire lo schema delle precedenti, ed essere suddivisa in ventotto formelle, come si ricava dal primo programma, dettato dall’umanista Leonardo Bruni. Il programma però mutò, forse su consiglio di Lorenzo Ghiberti stesso, e si preferì suddividere la porta in sole dieci formelle di taglio rettangolare: il nuovo piano risultava così più moderno rispetto al precedente ormai anacronistico.

A lavoro concluso, la porta appariva quindi più moderna, ma destinata all’apertura meno importante del battistero: fu così deciso di trasportare le Storie del Nuovo Testamento a nord e la Porta del Paradiso, con le storie del Vecchio Testamento, fu montata ad est, davanti alla cattedrale di Santa Maria del Fiore, dove tuttora si ammira.

La Porta del Paradiso raffigura scene dell’Antico Testamento

La porta rappresenta scene tratte dell’Antico Testamento in dieci formelle che raggruppano più storie. Evidenti sono le differenze con le formelle realizzate precedentemente. Nelle nuove, infatti, si utilizza la tecnica dello stiacciato, che consiste nel rappresentare le figure e gli oggetti in lontananza con un rilievo bassissimo, in modo da avere un maggior effetto prospettico. Mentre di forme ancora gotiche sono le curve e le spirali che compongono i panneggi.

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La Porta del Paradiso del Battistero di Firenze

L’ultima commissione e la morte

Nel febbraio del 1453 Ghiberti accettò un’ultima commissione, che però non riuscì a portare a termine: per il battistero di Firenze, assieme al figlio Vittorio, ormai contitolare della bottega, avrebbe dovuto realizzare la cornice bronzea della porta di Andrea da Pontedera.

Nel novembre 1455 il grande artista scrisse il suo testamento, oggi perduto, e morì il 1° dicembre dello stesso anno, a Firenze, dove fu sepolto nella chiesa di Santa Croce.

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Foto di copertina Lia Choi su Unsplash

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