17 Settembre 2015 2017-05-31T10:30:30+02:00 Luca Gardini: il mondo del vino è 0.0 TuscanyPeople Tommaso Baldassini Share: Luca Gardini è un grande sommelier e uno dei palati più fini del mondo. Ha ricevuto riconoscimenti internazionali e lavorato con i migliori chef italiani per poi cancellarsi da tutte le associazioni di settore e creare un nuovo modo di comunicare e vivere l’enologia, riportando il vino tra il popolo. Luca Gardini Avevo conosciuto Luca Gardini ad una presentazione di un importante vino toscano ed ecco che lo ritrovo, assolutamente per caso, in San Lorenzo al “Mercato Centrale di Firenze”, quale migliore occasione per intervistarlo e conoscerlo meglio? Ci mettiamo a sedere sugli sgabelli dell’enoscuola di Luca Gardini e parte la domanda più classica. Da dove vieni e come nasce la tua passione per il vino? Vengo dalla Romagna, da Cervia, e sono fiero e orgoglioso di essere romagnolo. Bhè diciamo che sono a metà tra Cervia e Milano Marittima, dove stava mia nonna e dove si andava la sera alla ricerca di fanciulle, dato che come è risaputo la Romagna è la patria della…diciamo bellezza femminile. Mia nonna aveva un negozio di alimentari, mentre mio padre ha sempre lavorato nel settore alberghiero e questi sono stati forse i primi passi verso il mondo del vino. Poi che dire il vino mi è sempre piaciuto berlo, fai conto che ho già cambiato 4 fegati, e quindi ho deciso di approfondire la materia e farne una professione. Quanti anni avevi quando hai cominciato? Ero piccolo… il primo corso l’ho frequentato a 14 anni; ho dovuto aspettare i 18 per sostenere l’esame e prendere l’attestato di sommelier; passo la prova e partecipo al concorso italiano, lo vinco e l’Enoteca Pinchiorri mi chiama a lavorare: direi proprio niente male! Qui ho degustato l’eccellenza, avevo 21 ed ero in paradiso; diciamo che è qui che è avvenuto il primo cambio di fegato, anche perché non solo avevo a portata di bicchiere una delle cantine più importanti del mondo, ma anche una delle cucine più famose della gastronomia mondiale…ecco, fate voi! Senza dubbio è stata una grande esperienza e Giorgio Pinchiorri è stato il mio mentore. Poi ho deciso che dovevo fare qualcosa da solo, anche perché notavo che il modo di comunicare il vino fosse troppo statico, poco versatile, per niente dinamico, lontano dalle persone vere, fatto da “impiguinati” (traduzione letteraria: persone vestite da pinguini): il vino deve essere riportato al popolo. E’ per questo che ho iniziato ad organizzare corsi ed aprire scuole. Ti definiresti un uomo del popolo dunque? Bhè sì…il senso è questo. Steve Jobs che ha creato il Mac, l’iPhone, iPad, ha creato qualcosa di veramente efficace, ma semplice, tanto che mia figlia che ha 8 anni è più capace di me ad usare l’iPhone. Bisogna riflettere sul fatto di come una delle tecnologie più complesse nella storia dell’uomo sia semplice e accessibile a tutti; questa è la grande rivoluzione: l’accessibilità. Ed è proprio su questo concetto che ho focalizzato il mio lavoro e l’organizzazione dei miei corsi. E’ inutile che io mi presenti alla gente mettendomi su un piedistallo, come uno dei palati più fini del mondo, che le sa tutte e può riconoscere anche i toni di fungo secco in un calzino d’annata; troppo facile: così non ti metti realamente in gioco e alle persone non dai niente…è una cosa che non funziona assolutamente. Io sono convinto del contrario: è importante entrare in contatto con le persone, costruire con loro esperienze e lasciare delle emozioni. Il mio motto è: ognuno di noi ha il proprio palato e come tale deve essere tutelato e rispettato. Ognuno ha una propria capacità di bere e di capire il vino, che va bene, e poi ci sono io che ti aiuto e ti accompagno in un percorso che ti permetta di scoprire mondi nascosti dentro un bicchiere, grazie alla tecnica e all’ascolto delle tue sensazioni. Be’ questa domanda te la devo proprio fare, che riconoscimenti internazionali hai ricevuto? Bhè un po’ ne ho ricevuti…te ne cito alcuni: Ambasciatore del Barolo, miglior Sommelier italiano (a solo 23 anni), miglior Sommelier Europeo nel 2009, miglior Sommelier del Mondo WSA nel 2010, Ambasciatore Mondiale dell’Enologia nel 2011 e altri vari premi internazionali, senza contare i 6 anni con Carlo Cracco che sono un riconoscimento anche quelli. E’ che dopo, come ti dicevo prima mi sono stancato di un certo modo di fare e approcciarsi alle cose ed è per questo che ho deciso di togliermi dalle associazioni e non partecipare più alle competizioni. Chi dice però che io sostengo che i concorsi non valgano niente, travisa le mie parole e il mio pensiero. Quello che dico è che quel certo modo di fare le cose, tutto impostato, “impinguinato”, con questa gente che gira il vino nel bicchiere neanche fosse il Titanic e che dà delle sniffate come fosse Pablo Escobar a me non piace, perché quello non è il mondo del vino e soprattutto non è la sua arte. Vogliamo fare i tecnici? Ok, ma facciamolo tra tecnici; è inutile portare etichette e standard senza portare la sostanza delle cose, che è invece proprio il punto da cui partire per imparare a conoscere. In Italia ed in Toscana l’enogastronomia è un patrimonio di inestimabile valore con peculiarità e specificità che nessun altro ha al mondo; dobbiamo comunicare col cuore e con la tecnica tutto questo, ricordandoci che dietro ad ogni cosa ci sono delle persone, delle storie e delle emozioni. La cosa si fa sempre più interessante, hai trovato consensi con questa piccola-grande diciamo “rivoluzione” ? Sì, ho raggiunto lo scopo e sono arrivato alle persone. Ho cominciato a collaborare con La Gazzetta dello Sport, con il Corriere della Sera, con Panorama e ho inventato tre grandi eventi, tra cui il Best Italian Wine Awards, che è come un figlio per me. Poi giro il mondo portando il vino tra le persone, a farglielo conoscere, assaggiare o farglielo semplicemente bere. Quali sono gli obiettivi del futuro di Luca Gardini? Sicuramente finire ciò che ho cominciato, anche se sono convinto che in realtà non finirà mai. Credo che il percorso di un essere umano sia fatto di cicli e che la grandezza di un uomo stia proprio nel comprendere l’avvicinarsi della fine di un ciclo per essere capace di evolvere ed iniziare il giro successivo. Più o meno un ciclio dura circa 8 anni, quindi posso dirti che sicuramente tra 10 anni lavorerò nel mondo del vino, ma non so ancora come….anzi probabilmente a 40 anni non lavorerò più nell’enologia. Il vino è cultura, è arte e storia e in quanto tale va rispettato; oltre a questo però c’è dell’altro: è uno elemento di comunicazione, è una cosa che ti fa ridere, un fulcro di convivialità. Il vino fa parte della storia dell’uomo e deve evolvere con lui, con la tecnologia e con la socialità, altrimenti si perde la vera sostanza delle cose… sono convinto che di questo non ci si debba scordare mai. Saluto Luca Gardini con una calorosa stretta di mano e tra me e me penso: forte questo Luca mi ha messo una carica ed un’adrenalina addosso che stasera vedo fare un’ora di piscina ed un’ora di palestra per scaricarla. Reportage fotografico realizzato da David Glauso per Tuscanypeople.com (Foto di copertina e foto n. 2). Riproduzione Riservata © Copyright TuscanyPeople.com Share: Informazioni sull'autoreTommaso BaldassiniPublisher, Blogger & Ambassador of Tuscany [fbcomments url="https://www.tuscanypeople.com/luca-gardini-il-mondo-del-vino-e-0-0/" width="100%" count="on" num="3"]