20 Ottobre 2016 2017-05-03T11:12:14+02:00 Luca Mercalli, un orto tra cielo e terra per salvare clima e cavoli TuscanyPeople Vieri Tommasi Candidi Share: Intervista a Luca Mercalli – uno dei climatologi più conosciuti di Italia anche grazie alla partecipazione al programma RAI condotto da Fabio Fazio “Che tempo che fa” – che nel suo nuovo libro, “Il mio orto tra cielo e terra”. Appunti di meteorologia per salvare clima e cavoli”, ci ricorda di essere semplicemente ospiti su questa Terra e non padroni indiscussi. Luca Mercalli, un orto per salvare clima e cavoli Luca Mercalli ritorna ai lettori con un nuovo libro edito da Aboca dal titolo e dal sottotitolo emblematici: “Il mio orto tra cielo e terra. Appunti di meteorologia e ecologia agraria per salvare clima e cavoli“. Non nascondiamoci la verità: chiunque in questi anni sta sperimentando sulla propria pelle gli effetti dei forti, sempre più devastanti, cambiamenti climatici che avvengono nel mondo. Nessuno, in nessun luogo, può dirsi al riparo da inquinamento e depauperamento delle risorse. La salute del pianeta, e di conseguenza la nostra in quanto suoi abitanti, si sta deteriorando a gran velocità. È un problema che riguarda tutti indiscriminatamente, è un problema dell’umanità, e come tale siamo tenuti ad affrontarlo di piglio, con consapevolezza e coraggio, perché non è più il tempo delle deresponsabilizzazioni, dei “si vedrà”, ma quello della veloce presa di coscienza e della reazione positiva, matura. Tra le cause di questa situazione generale c’è il massiccio ricorso a un’agricoltura “insostenibile” che si basa sull’utilizzo dei combustibili fossili, responsabili del famigerato “effetto serra”, nonché su metodi invasivi di lavorazione dei terreni da cui derivano necessariamente erosione, desertificazione e una pericolosissima perdita della biodiversità, per non parlare del sistema di confezionamento, trasporto e commercializzazione dei prodotti da cui si originano sprechi energetici così come l’aumento dei rifiuti. Che possibilità abbiamo di porre rimedio a tutto questo? Luca Mercalli – climatologo, Presidente della Società Meteorologica Italiana, docente, conferenziere, editorialista, consulente della Commissione Eu, autore di libri sull’argomento, e non ultimo noto divulgatore RAI –, coi suoi nuovi appunti di meteorologia ed ecologia agraria, si rivolge a ognuno di noi e ci propone una prima via di fuga pratica, immediata, che prescinde dai lenti, pachidermici, spesso riluttanti, “interventi dall’alto“, e che contempla la semplice, diretta, coltivazione di un orto domestico senza ricorrere ai dannosi fitofarmaci, nel pieno rispetto della biosfera e dell’imprescindibile qualità della vita. Ma com’è che dalle previsioni meteo si arriva all’orto? Luca Mercalli: “È esattamente il contrario: ho coltivato un orto fin dall’età infantile. Negli anni ’80, un’epoca pre-internet, seguendo le previsioni alla TV ho scoperto quanto la meteorologia poteva aiutarmi proprio per gestire al meglio il mio orto. La realtà è che ho scoperto la meteorologia, in seguito divenuta il mio mestiere, in quanto utente dei servizi che offriva. L’orto invece è rimasto un hobby, adesso più che mai utile però. Quando poi negli ultimi anni si è aggiunto il problema ambientale, ecco che orto e meteorologia si sono fusi insieme in una visione più ampia perché sono due argomenti che ci aiutano a comprendere i problemi attuali e anche, in parte, a risolverli.” Per non aggravare troppo la malattia dell’ambiente in cui viviamo, già in atto da tempo, sono fondamentali i nostri gesti quotidiani, dal corretto riciclaggio dei rifiuti, alla pulizia, al risparmio delle fonti energetiche, idriche e quant’altro, no? Luca Mercalli: “Esatto, e proprio nell’orto se ne può trovare una sintesi. Innanzitutto ci si occupa in prima persona d’un pezzetto di pianeta, quindi si tratta principalmente di un’attività didattica: apprendendo attraverso la coltivazione dell’orto come funziona il sistema naturale a cui apparteniamo ci formiamo quella minima conoscenza necessaria per difendere l’ambiente e la Terra. Inoltre l’orto domestico consente di ridurre l’inquinamento, non fosse altro perché producendo una parte di cibo a casa propria si evita di acquistarlo e così si possono acquisire vari tipi di benefici: si pensi ai prodotti che hanno subìto lunghi trasporti con conseguenti emissioni di Co2, oppure a tutti gli imballaggi che creano rifiuti, e non ultimo al rispetto della nostra salute dal momento che molto del cibo che oggi mangiamo non è neanche sano. Ovviamente io nel libro illustro come coltivare un orto senza fitofarmaci, altrimenti se si dovessero usare gli stessi metodi dell’agricoltura industriale tanto varrebbe andare a comprare la roba al supermercato.” E chi non possiede un minimo di giardino e di fronte a casa ha solo un marciapiede, una strada, cemento e asfalto? Luca Mercalli: “Be’, in casi come questi, a parte i balconi che possono ospitare qualche pianta, ma che non sono certo sufficienti a formare un vero orto, c’è un piccolo paragrafo del libro che spiega come siano in crescita le iniziative di orti sociali: tante città stanno trasformando territori prima degradati o addirittura abbandonati in appezzamenti che possono essere rilevati dai cittadini pagando una sorta di «piccolo affitto» annuo. In alternativa c’è sempre la possibilità, attraverso i gruppi di acquisto solidale, di visitare dei veri orti, prenotare il cibo, o portare la famiglia, i bambini, a vedere come funziona.” Ma non è che siamo andati troppo avanti con la meccanizzazione e la tecnologia per poi dover tornare indietro? Luca Mercalli: “Nel libro chiarisco che il tornare indietro non va comunque bene perché dobbiamo in ogni caso usare la scienza. È sì un guardare al passato per essere più autosufficienti, ma bisogna al contempo superare tante credenze popolari come, ad esempio, l’osservazione della luna per decidere i lavori del campo: la scienza ha dimostrato che non serve a un bel niente e che servono molto di più il termometro e le previsioni del tempo. Si tratta di evoluzione, pertanto è giusto mantenere una parte delle tradizioni più sane, ma sempre rivisitate alla luce dei nuovi apporti scientifici. E anche in questo caso la coltivazione dell’orto appare di nuovo come una sintesi di scienza perché presuppone la zoologia, la biologia, l’entomologia, l’agronomia, ma anche la meteorologia, la chimica, la fisica, insomma è un luogo dove si possono imparare cose nuove senza fossilizzarsi su quelle un po’ superate e che sembrano tuttora valide solo perché le diceva il nonno. La conoscenza procede in avanti e, se usata correttamente, ci permette di comprendere di più e faticare meno.” Quindi biologico sì, biodinamico no? Niente Steiner? Luca Mercalli: “Non credo al biodinamico, credo al biologico, meglio ancora all’agroecologia, la disciplina su cui si fonda il libro, che è quasi interamente coerente con l’agricoltura biologica e con la permacultura, mentre la pratica biodinamica la trovo un po’ troppo esoterica. Credo invece sia molto più importante, addirittura meraviglioso, usare le nostre conoscenze scientifiche. La scienza non è affatto uno strumento che c’inaridisce e ci rende asettici, anzi, può arrivare a mostrarci cose fantastiche, basti pensare alla comprensione dei processi biochimici o allo studio del comportamento degli insetti. Ovviamente lasciando sempre una porta aperta alla sperimentazione e agli adattamenti del caso perché non è che tutto ciò che va bene in un luogo vada necessariamente bene anche in un altro.“ Il titolo del libro è carino, invitante, divertente, tuttavia dietro l’apparenza quasi giocosa s’intuisce subito che si nasconde una realtà molto diversa. Luca Mercalli: “Sì, be’, cerchiamo di trovare degli espedienti comunicativi per riuscire ad accedere alle persone ed evitare il rifiuto iniziale che eliminerebbe il dialogo alla radice, però poi è necessario guardare in faccia la realtà: la situazione è molto compromessa, grave, ci sono ancora i margini per salvarla a patto però d’un grande impegno da parte di tutti. Ecco perché salvare «clima e cavoli», è un modo per farsi un sorriso iniziale, sebbene quando si procede nella lettura si capisca che non è uno scherzo e che è in gioco il nostro futuro. L’orto non è una moda, è una maniera sana, semplice, per agire concretamente e esserne soddisfatti. Spesso si prova molta impotenza davanti ai grandi problemi del mondo, la gente tende a rifugiarsi nel “ma io che ci posso fare?”, così rispondo implicitamente loro dicendogli cosa possono fare, magari una piccola parte, sì, però tante piccole parti alla fine formano l’intero.” Sorge pertanto spontanea una dolorosa domanda: quanto siamo vicini al punto di non-ritorno? Luca Mercalli: “Il punto di non-ritorno l’abbiamo già superato, purtroppo, siamo già all’interno di una natura compromessa e di un clima che sta cambiando a gran velocità. L’unica cosa che possiamo fare è diminuire l’entità del danno. Un po’ come un fumatore di mezz’età che mantiene il vizio dall’adolescenza: i suoi polmoni saranno già danneggiati, non gli torneranno mai nuovi, però se smetterà di fumare otterrà un sicuro guadagno e la sua salute migliorerà. In natura non esiste una soglia univoca prima della quale va tutto bene e oltrepassata la quale va tutto male. Il processo è graduale, esattamente come accade per la nostra salute. Importante è non arrivare all’irreparabile“. Cosa si può intendere per irreparabile? Luca Mercalli: “Si può intendere un mondo in cui la nostra qualità di vita comincia a scendere finché diventa sempre più difficile vivere. Le problematiche possono risultare molteplici e su varia scala. Siccità e uragani significano fame, distruzione, e siccome in certe zone siamo tanti questo porta alla migrazione dei popoli. Se adesso abbiamo paura dei migranti un giorno potrebbero essercene molti di più. Aumenta il livello dei mari, si acidificano gli oceani. Noi siamo una specie che ha bisogno di stabilità mentre un clima che cambia troppo velocemente ce la toglie. Il clima ha sempre subìto dei cambiamenti anche significativi, tuttavia il problema sono gli episodi nuovi, sempre più gravi e virulenti, verso i quali non siamo attrezzati.” È tutto chiarissimo, volenti o nolenti dobbiamo confrontarci con questa realtà in rapido divenire, e allora perché non iniziare proprio con un orticello che ci riconduca all’amore per la terra, con la «T» sia minuscola che maiuscola, e a una prassi, troppo spesso dimenticata, della contemplazione della natura, e perché no, dei visibili frutti del nostro lavoro? Buon orto a tutti! Riproduzione Riservata © Copyright TuscanyPeople In collaborazione con Aboca Share: Informazioni sull'autoreVieri Tommasi CandidiScrittore & Ambassador of Tuscany [fbcomments url="https://www.tuscanypeople.com/luca-mercalli-un-orto-tra-cielo-e-terra/" width="100%" count="on" num="3"]