È la mostra più attesa dell’anno e non potevamo non visitarla, sebbene sia oltre gli Appenini e fuori dalla nostra adorata Toscana, cuore pulsante del magazine. Ma noi di TuscanyPeople siamo anzitutto persone curiose e amanti della bellezza, da bravi toscani. Così siamo andati a Milano per raccontarvi di Manet e la Parigi moderna.

Manet e la Parigi moderna

Il Musée d’Orsay non è mai stato così vicino. Poco più di un’ora di treno per arrivare a Milano e visitare i 56 dipinti che da Parigi sono arrivati a Palazzo Reale e qui resteranno fino al 2 luglio per l’attesissima mostra Manet e la Parigi moderna. Una gita fuori porta che vi condurrà faccia a faccia con i capolavori impressionisti, tra cui 16 tele di Manet e 40 altre splendide opere di grandi maestri, tra cui Boldini, Cézanne, Degas, Fantin-Latour, Gauguin, Monet, Berthe Morisot, Renoir, Signac, Tissot.

Al Palazzo Reale di Milano si è inaugurato la mostra più attesa del 2017: Manet e la Parigi moderna, con le collezioni del Museé d'Orsay

La mostra, promossa e prodotta dal Comune di Milano, da Palazzo Reale e MondoMostre Skira, è curata da Guy Cogeval, storico presidente del Musée d’Orsay e dell’Orangerie di Parigi insieme alle due curatrici del Museo Caroline Mathieu e Isolde Pludermacher.

56 ritratti della Belle Epoque

La loro proposta trasposta per Manet e la Parigi moderna è interamente modulata e articolata intorno alle collezioni del Musée d’Orsay. Le dieci sezioni ricostruiscono le sfaccettature di un caleidoscopio in cui la città-spettacolo convive con la città sotterranea: le donne, sfolgoranti e d’un tratto misteriose, i caffè e i teatri parigini, tra quotidianità e mondanità, povertà e ricchezza.

Al Palazzo Reale di Milano si è inaugurato la mostra più attesa del 2017: Manet e la Parigi moderna, con le collezioni del Museé d'Orsay

È la Parigi della Belle Epoque, rossa, nera e luminosa, che sogna e canta per le vie della città da mattina fino a sera, sulle rive soleggiate della Senna o sulle morbide poltrone di raso rosso dell’Operà.

Una Parigi dai mille volti, che di tela in tela rivive nel volto estasiato di una madame fasciata da tulle e seta, o in quello di un poeta assorto.

10 sezioni per 1 mostra indimenticabile

La mostra Manet e la Parigi moderna, composta di dieci sezioni tematiche, è un viaggio completo nel mondo parigino della seconda metà dell’Ottocento. La prima sala ospita “Manet e la sua cerchia” per poi cedere il passo alla “Parigi città moderna”, di cui il pittore francese era profondamente innamorato e che vedeva cambiare giorno dopo giorno sotto i suoi occhi in Gare Saint-Lazare, dove viveva e lavorava.

In un balzo, saltiamo “Sulle rive”, la sezione che espone i sofisticati giochi di colore e di forme impressioniste, di cui la luce è il denominatore comune. Nella sezione dedicata alla “Natura inanimata”, sono esposti dipinti floreali come “Ramo di peonie bianche e cesoie” (1864), specie molto in voga nell’Europa ottocentesca che Manet coltivava nel suo giardino, impresse sulla tela nella fugacità del passaggio dalla vita alla morte.

Al Palazzo Reale di Milano si è inaugurato la mostra più attesa del 2017: Manet e la Parigi moderna, con le collezioni del Museé d'Orsay

Ed è poi la volta de “L’heure espagnole”, che esercitò su Manet una forte influenza. È in questa sala che incontriamo “Il pifferaio” (1866), immagine della mostra, rifiutato al Salone di quell’anno per la radicalità del trattamento pittorico.

Mondanità parigina

Continuiamo la visita e ci addentriamo nella città più nascosta. È di scena la Parigi dei caffè,
delle strade, delle persone meno abbienti, che fa da contraltare al lusso e all’opulenza della vita borghese, protagonista delle sezioni successive. Spicca su tutti “Scena di festa” di Giovanni Boldini, che immortala col pennello l’atmosfera mondana dei teatri e dei balli.

Al Palazzo Reale di Milano si è inaugurato la mostra più attesa del 2017: Manet e la Parigi moderna, con le collezioni del Museé d'Orsay

E poi la sezione de l’Opéra, una dedica al tempio dello spettacolo parigino. Di Edgar Degas troviamo “Il foyer della danza al teatro dell’Opéra” (1872), dove andavano in scena le opere e i balletti più importanti, distrutta da un incendio nel 1873. Di Henri Gervex è presente “Il ballo dell’Opéra” (1886), che mette in scena uno scintillante carnevale con una giovane donna mascherata, intenta a conversare con due gentiluomini.

La mostra ci catapulta nella “Parigi in festa”, affidandoci agli artisti che frequentano le
serate di gala nei teatri parigini: da Jacques Joseph Tissot con “Il ballo” (1878) a Jean Béraud con “Una serata” (1878).

L’universo femminile

L’esposizione si avvia poi verso la conclusione con un’intensa dedicata all’universo femminile, incorniciato tra chiari e scuri. “L’universo femminile. In bianco” e “Nero. La passante e il suo mistero” ritraggono le donne più care a Manet: la moglie Suzanne Leenhoff e Berthe Morisot, che nella tela “Berthe Morisot con un mazzo di violette” (1872), è ritratta in tutta la sua magnetica malinconia.

Al Palazzo Reale di Milano si è inaugurato la mostra più attesa del 2017: Manet e la Parigi moderna, con le collezioni del Museé d'Orsay

L’enigma Manet

Cresciuto nell’ambiente dell’alta borghesia parigina, Manet diventò uno specchio per la città. “L’attenzione che riservava al proprio abbigliamento e il suo interesse per la moda femminile lo rendono degno dell’amicizia di poeti e dandy, Charles Baudelaire e poi Stéphane Mallarmé, tutti ammiratori di Edgar Allan Poe, principe americano del dandismo”, scrivono Guy Cogeval e Isolde Pludermacher.

Manet non è un bohemien scontroso e trasandato, figura cui all’epoca veniva inevitabilmente associata la pittura più audace e innovativa. Manet è un uomo elegante, tra i più innovativi del suo tempo, faro della cerchia dei più importanti artisti.

Al Palazzo Reale di Milano si è inaugurato la mostra più attesa del 2017: Manet e la Parigi moderna, con le collezioni del Museé d'Orsay

La vita parigina è piena di soggetti poetici e meravigliosi. Il meraviglioso ci circonda e ci impregna come l’aria, eppure noi non lo vediamo.” diceva Charles Baudelaire, amico più anziano di Manet. E lui, Edouard Manet, è “il giovane che non desiderava altro se non vedere Parigi”. Il più parigino tra i pittori: è proprio lui a portare scene della vita urbana all’Esposizione universale di Parigi nel 1867.

Lui, tra tutti i pittori dell’Ottocento francese, è quello che più ha creato una cesura con l’arte precedente. Manet aveva abbandonato del tutto gli strumenti classici del chiaroscuro e della prospettiva per proporre un quadro realizzato con macchie di colori puri e stesi uniformemente.

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