Un viaggio tra i misteri degli Etruschi che ci porta a scoprire miti e leggende di questo antico popolo, costruttore delle affascianti Vie Cave

Gli affascinanti misteri degli Etruschi

Gli Etruschi rappresentano uno dei popoli più enigmatici del nostro territorio. Dalle loro avanzatissime conoscenze, dai riti e dalle loro credenze emergono una serie di somiglianze con altre antiche civiltà, come quella dei Celti e degli Inca.

Già gli antichi percepivano gli Etruschi come un ethnos singolare, in quanto a lingua, religione e costumi, rispetto alle altre genti che abitavano l’Occidente. I Greci, non potendo spiegarsi la presenza di una civiltà così avanzata, isolata in mezzo a popoli che consideravano barbarici e arretrati, credevano che gli Etruschi provenissero dall’Anatolia, culla di civiltà più antiche della loro.

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Gli Etruschi, tra Roma e Grecia

Plinio, nel descrivere le città e i popoli dell’Etruria al tempo di Augusto, parla di Vesentini, antichi abitanti della città etrusca di Vesentum, situata sulla sponda meridionale del lago di Bolsena, sul colle che da essa ha ereditato il nome Monte Bisenzio.

E sentite cosa dice Seneca degli Etruschi:

Fra gli Etruschi…e noi [Romani] c’è questa differenza: noi riteniamo che i fulmini scocchino quando c’è stato uno scontro di nuvole, essi credono invece che le nuvole si urtino per far scoccare i fulmini. Infatti, dal momento che attribuiscono ogni cosa alla divinità, essi sono convinti non già che le cose abbiano un significato in quanto avvengono, ma piuttosto che avvengono perché debbono avere un significato”.

Nell’interessantissimo brano di Seneca troviamo il concetto fondamentale della religione etrusca e di tutta la loro concezione della vita: qualsiasi fenomeno naturale è l’espressione della volontà divina. È un segnale che la divinità invia all’uomo, e il suo dovere è fare il possibile per comprenderlo adeguandovisi.

La religione etrusca, regolata da libri sacri e da una ritualità molto complessa, e la disciplina della divinazione, nella quale essi eccellevano, li rendono un popolo davvero unico nel panorama etnico dell’evo antico.

Gli Etruschi, venuti presto a contatto coi Greci, ne avevano assorbito alcuni elementi culturali e li avevano rielaborati secondo il loro gusto, ma avevano mantenuto una forte coscienza di identità etnica. Inoltre avevano influenzato pesantemente la cultura latina che stava alle origini della civiltà romana.

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Gli Etruschi e il mito

Negli ultimi trecento anni sono stati scritti moltissimi libri sugli Etruschi. La maggior parte di essi espone la civiltà degli Etruschi in modo complessivo, vista la relativa scarsità delle fonti in nostro possesso, o al massimo si concentra sull’arte, che è l’aspetto meglio conservato della cultura etrusca. Ma il mito, si sa, è la colonna portante di ogni cultura, e questo sembra vero soprattutto nel caso degli Etruschi, popolo che i Romani definivano religiosissimus.

Per gli antichi, che percepivano il sacro molto più di noi moderni, una delle attività fondamentali dell’esistenza era quella di mantenere un sano equilibrio tra mondo terreno e mondo spirituale, tra gli uomini e gli dèi. Questo equilibrio poteva essere perpetuato soltanto attraverso i riti e i miti che vi si associavano, anche ricordando che per gli antichi i confini tra mito e storia erano abbastanza labili: nessuno all’epoca dubitava della reale esistenza di personaggi come Eracle, Odisseo, Achille, Agamennone, Ettore, Paride, eccetera.

Della letteratura etrusca ci è giunto pochissimo, solo le bende di lino della Mummia di Zagabria e le incisioni epigrafiche della Tegola di Capua, del Piombo di Magliano, del Fegato di Piacenza e delle Lamine di Pyrgi, tutti testi di contenuto religioso-rituale, ma troppo brevi e frammentari per permettere una ricostruzione affidabile della complessa teologia e della grande varietà di miti che gli Etruschi certamente avevano. Perciò per poter parlare di miti etruschi anche solo vagamente attendibili dobbiamo affidarci alle scoperte archeologiche.

Quel che sappiamo è che ogni anno i re-sacerdoti etruschi, chiamati ‘lucumoni’ (Lukmnes), si riunivano a Volsinii, l’odierna Bolsena sull’omonimo lago, centro morale, religioso e politico di tutta l’Etruria, capitale della confederazione delle dodici città-stato etrusche.

Gli Etruschi intrattenevano un rapporto molto stretto col “magico” che studiavano e decodificavano grazie a norme e principi tratti da discipline come, ad esempio, la numerologia e l’astrologia.

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Bassorilievo funerario trovato in una necropoli etrusca in Toscana

Gli Etruschi e il mistero delle Vie Cave

Il culto della natura, la divinazione della “Madre Terra”, il legame tra le “Vie di Pietra” celtiche e le “Vie Cave” etrusche, direttrici di quel magnetismo terrestre che avrebbe condotto alla conoscenza, sono solo alcune delle somiglianze inspiegabili tra queste antiche civiltà così lontane nel tempo e nello spazio.

Ed è proprio l’osservazione delle “Vie Cave” – squarci profondi fino a trenta metri, scavati nelle profondità di quella Terra che gli Etruschi consideravano sacra, col solo ausilio di scalpelli e piccoli martelli – che potrebbe aiutare a comprendere il mistero degli etruschi.

Lo studio delle vie cave solleva infatti pressanti interrogativi: a cosa servivano? Perché transitavano sempre per una necropoli? Perché dalle alte pareti si affacciano continuamente aperture di tombe antiche? Perché chiese templari e romitori come questo sono sorti nelle loro vicinanze? E come mai alcuni credono che, ancora oggi, questi luoghi posseggano un “potere” particolare, tanto da celebrare al loro interno riti di iniziazione spirituale?

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Le Vie Cave vicino a Sorano, borgo toscano nell'area del tufo

Uni, la Madre Terra, e Tages, fanciullo con voce di anziano

La spiegazione del mistero sarebbe da ricercare nell’origine dei riti e dei miti etruschi. La dea creatrice per gli Etruschi è Uni, la Madre Terra. Il suo potere sacrale ispira tutta l’arte etrusca, terrena e ultraterrena.

Secondo la leggenda è il primo re-sacerdote, Tarkun, a ricevere gli insegnamenti sacri direttamente da un essere soprannaturale: Tages, fanciullo con voce da anziano, che sorge dal solco di un aratro nella Terra.

Tages, prima di inabissarsi nel sottosuolo, detta a Tarkun e ai dodici sacerdoti etruschi (i Lucumoni) i Libri Acherontici: testi sacri sul viaggio delle anime oltre il fiume dell’Aldilà, verso il regno sotterraneo di Ade e Persefone. È il libro dei morti etrusco, la via d’accesso agli inferi. Per gli Etruschi esisteva dunque nel sottosuolo una divinità dispensatrice di forza e conoscenza. Tutto il loro culto della Terra è la penetrazione fisica e rituale del mondo sotterraneo, alla ricerca del sapere e del potere sacro.

Le vie cave sarebbero, dunque, cammini sacri, passaggi rituali che conducevano dalle città dei vivi a quelle dei morti. La loro profondità sarebbe servita ad avvicinarli al sottosuolo, a contatto con quella che gli Etruschi consideravano la fonte diretta del potere sacro.

Bassorilievo etrusco rappresentante un demone, ritrovato a Sovana

La leggenda sulla fine degli Etruschi

In che modo, però, l’ipotesi della vera funzione delle Vie Cave sarebbe legata alla scomparsa degli etruschi?

La mappa delle vie sacre finora rinvenute mostra come la loro distribuzione paia obbedire a un grande disegno geometrico. È come se tutte le vie cave convergessero verso un preciso centro geografico: il lago di Bolsena. Velzna era l’antico nome dell’attuale Bolsena, il più grande lago vulcanico d’Europa. Intorno al lago sorgeva il Fanum Voltumnae, il più importante bosco sacro dell’Etruria, dedicato alla dea dell’acqua. Il lago fu scelto dai sacerdoti come omphalos, cioè ombelico sacro di tutta la civiltà etrusca.

Qui, una volta all’anno, i dodici Lucumoni si riunivano per celebrare l’unità spirituale del popolo etrusco. Al centro del lago sorgono due isole: la Martana e la Bisentina. Quest’ultima era considerata dagli Etruschi un’isola sacra, il vero cuore geografico e spirituale di tutta la “nazione” etrusca. Il maggiore tempio sacro, però, non è mai stato ritrovato, e testi antichi fanno pensare che fu probabilmente occultato dagli stessi sacerdoti, insieme alle sue torri d’oro e ai suoi tesori segreti.

L’isola sul lago rappresentava dunque la porta di comunicazione con l’oscuro e sacro mondo dell’aldilà. Ecco perché la leggenda vuole che una parte del popolo etrusco possa allora aver deciso di scomparire inabissandosi nel sottosuolo. In quest’ipotesi fantasiosa, l’Isola Sacra Bisentina rappresenterebbe uno degli accessi alla mitica Agarthi, regno favoloso che si troverebbe all’interno della Terra.

Per approfondire: Il rapporto tra gli Etruschi e la morte

Antichi bracciali d'oro etruschi

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Foto di copertina Claudio Grande su Unsplash

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