4 / 5 – L’arte di Paolo Nicolai

Riesci a comunicare senza usare le parole. Le sensazioni che trasmettono queste statue sono inattese, ti graffiano, si liquefanno.

Paolo Nicolai: “Non utilizzo i materiali a caso, ciascuno deve corrispondere a un elemento anatomico. Quando vedo un oggetto penso già a quale parte del corpo può essere e come utilizzarla. I tubi utilizzati nelle operazioni di resinatura sono, ad esempio, fibre muscolari. Sensazioni che puoi ritrovare sia a livello visivo che tattile”.

Venere, Elena, Atena, Apollo, firmi piccoli capolavori di figurazione in perfetto equilibrio tra libertà e rigore. Quanta bellezza, armonia, ’poesia visiva’ c’è?

Paolo Nicolai: “Ci sono elementi ormai eterni, come il marmo, il bronzo, la plastica, ma il filo conduttore tra le varie epoche artistiche sono i ‘classici’. Non potevo fare nient’altro che questo”.

Per approfondire: Fondazione Henraux: arte, bellezza e cultura nelle cave di marmo

Scultura di Paolo Nicolai, artista toscano di fama internazionale

Quanto ha influenzato il tuo background da architetto?

Paolo Nicolai: “Tantissimo, gli studi costituiscono la base della mia sensibilità che vado sempre affinando. In casa cerco elementi d’arredo classici più che moderni, una testina in marmo, un oggetto in creta”.

La testa del cavallo di Selene. Una bellissima reinterpretazione della mitologia greca che ha i muscoli, il corpo lacerato e teso come tratti distintivi di un’arte in continua sperimentazione, apprezzata anche dal critico d’arte Vittorio Sgarbi.

Paolo Nicolai: “Mi sono ispirato a una scultura di Fidia nel Partenone che raffigura i cavalli alati della dea Selene, una quadriga che solca la volta del cielo stellato. Li rappresento però stilizzando un animale esausto, nella sua vera realtà, dilatando le narici, allargando la bocca e gli occhi che strabuzzano, storcendo la mascella, sottolineando gli incavi all’interno della struttura cranica per accentuare la nota fidiaca dell’animale sfinito, sottolineando ancora di più il suo ruolo al servizio di una divinità. Con quest’opera mi è stato assegnato il Premio Speciale Giuria del Concorso Internazionale della mostra d’arte equestre “Arte&Cavallo”, che si è svolta nell’ambito di Fieracavalli a Verona. L’opera è stata particolarmente ben accolta perché ho portato un cavallo diverso, raffigurato brutto, stremato, sofferente, caratteristiche accentuate dalla scelta del colore nero”.

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