3 / 5 – La storia del Parco dagli etruschi ai giorni nostri

La storia del Parco naturale della Maremma: dalla Preistoria fino ai Medici

Abitato dall’uomo già 50.000 anni fa, durante il Paleolitico Medio, il Parco naturale della Maremma annovera importanti vestigia etrusche. In un’area poco distante (Poggio di Bengodi) si suppone che sia stata fondata, nel VI sec. a.C., la Talamone antica, famosa per il ritrovamento del Frontone del tempio di Talamonaccio – ora esposto a Orbetello -, che riproduce la scena del combattimento dei “sette contro Tebe” .

Il periodo romano è invece ben rappresentato dalla presenza nel Parco di numerose ville e laboratori di vari manufatti legati al commercio dell’epoca che si avvaleva, come vie di comunicazione, dell’Aurelia e del fiume Ombrone.

Con la fine dell’Impero Romano inizia per la Maremma un periodo di declino. I secoli dell’Alto Medioevo sono caratterizzati dal progressivo impaludamento e dall’impraticabilità delle zone costiere, anche se un primo segnale di ripresa lo si registra con lo sviluppo sulle colline dell’Uccellina della benedettina Abbazia di San Rabano.

Per approfondire: L’Abbazia di San Rabano e le torri nel Parco della Maremma

Colline con girasoli nel Parco della Maremma in Toscana

Dai Medici ai Lorena, fino ai giorni nostri: come è cambiato il Parco naturale della Maremma

Cosimo I dei Medici tentò di riportare la Maremma, decimata dalle pestilenze e dalle guerre, a uno stato più accettabile, iniziando un processo di bonifica idraulica, peraltro assai limitato, che portò scarsi risultati. Intanto le coste continuavano a essere devastate non più dai Saraceni ma dalle navi piratesche dei Turchi Ottomani, e così si rese necessario il ripristino delle torri preesistenti e la costruzione di nuove strutture di difesa realizzate dai Medici nell’attuale territorio del Parco; sul litorale invece, tra Talamone e l’Argentario, le difese vennero rafforzate dallo Stato dei Reali Presidi di Spagna.

Se i Medici avevano infruttuosamente tentato di fare della Maremma il “granaio di Toscana”, fu la Grande Bonifica di Leopoldo II di Lorena che mutò radicalmente le cose in questo territorio. Il Granduca acquistò e ampliò la Tenuta di Alberese, tra la riva sinistra dell’Ombrone, l’Aurelia, i monti dell’Uccellina e il mare, e nel giro di pochi anni furono investite ingenti risorse finanziarie e umane per migliorare la produttività dell’azienda.

L’ingresso della Toscana nel Regno d’Italia segnò un arretramento delle grandi opere di bonifica che videro una ripresa solo dopo la prima guerra mondiale. Col passaggio, nel 1926, della Tenuta di Alberese all’Opera Nazionale Combattenti (O.N.C.) si poté infatti assistere a un reale ed efficace proseguimento delle opere di risanamento idraulico, fino agli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, in cui tutta la Maremma iniziò ad assumere quell’aspetto paradisiaco che possiamo ammirare oggi.

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