21 Dicembre 2018 2021-04-09T14:27:59+02:00 In Toscana si dice babbo. Ma è giusto o no? O è più corretto papà? TuscanyPeople Vieri Tommasi Candidi Share: Perché in Toscana si dice babbo? E’ vero che è un toscanismo e la parola corretta in italiano è papà? E perché si dice “figlio di papà” e non si dice “figlio di babbo”? Si può sostenere che sia babbo che papà sono termini corretti e possono essere tranquillamente considerati sinonimi? A queste e altre domande rispondiamo nell’articolo, per cercare di mettere un punto definitivo ad una questione linguistica che va avanti da qualche secolo. Perché in Toscana si dice babbo? “Babbo, babbino caro, babbino mio“, esclama più volte e a più riprese Pinocchio in tutto il racconto, ma soprattutto quando vede Geppetto nella pancia del terribile Pesce-cane (non della balena, versione modificata walt-disneyana) che un delfino ci presenta come “più grosso di un casamento di cinque piani, ed ha una boccaccia così larga e profonda, che ci passerebbe comodamente tutto il treno della strada ferrata colla macchina accesa”. Per il più famoso burattino-bambino del mondo il padre è “babbo”, non “papà”, ci mancherebbe altro. Carlo Lorenzini, alias Carlo Collodi, era nato a Firenze, toscanissimo quindi, e non si sarebbe nemmeno sognato di far pronunciare certi francesismi snob al suo personaggio. Ed è proprio da una delle favole per bambini più famose al mondo che iniziamo la nostra indagine per capire perché in Toscana si dice babbo e non papà. Lauretta in Gianni Schicchi di Giacomo Puccini O mio babbino caro, Mi piace è bello, bello; Vo’ andare in Porta Rossa a comperar l’anello! Sì, sì, ci voglio andare! E se l’amassi indarno, andrei sul Ponte Vecchio, ma per buttarmi in Arno! Mi struggo e mi tormento! O Dio, vorrei morir! Babbo, pietà, pietà!… Babbo, pietà, pietà! Canta Lauretta nell’opera Gianni Schicchi di Giacomo Puccini, rivolgendosi al padre, quando lo scontro tra questi e la famiglia Donati giunge a un punto tale da mettere a rischio la sua storia d’amore con Rinuccio. E centinaia, migliaia, di soprani nel mondo hanno intonato questa famosissima aria pronunciando con tanti accenti diversi la stessa parola: “babbo”. Forse che Giovacchino Forzano, il librettista, dal momento che l’opera – basata su un episodio del Canto XXX dell’Inferno di Dante (vv. 22-48) – si svolge nella Firenze medioevale, usa apposta una parola popolare, regionale, che sa non appartenere all’italiano “vero”? Il sommo poeta sul termine “babbo” Continuando la nostra indagine sul perché in Toscana si dice babbo, non possiamo esimerci dall’interpellare il Sommo Poeta. Dante nel De vulgari eloquentia condanna con forza l’uso delle parole “mamma” e “babbo”, classificandole come termini puerili, mentre nell’Inferno ( XXXII, 7-9) dice: “Ché non è impresa da pigliare a gabbo / discriver fondo a tutto l’universo, / né da lingua che chiami mamma o babbo”, ossia: non è impresa da sottovalutare quella di chi voglia spiegare l’universo usando le parole di una lingua in cui si dice “mamma” e “babbo”. Quindi per Dante “babbo” non è consono al decoro di una lingua seria, mentre per altre opere toscane sì. Chi ha ragione? Sarebbe forse meglio usare il francesismo “papà” in sostituzione di questa controversa forma d’espressione autoctona? La trama sul perché in Toscana si dice babbo si infittisce… Forma tipica del primissimo linguaggio infantile Detto che il termine “babbo” è diffuso anche in Romagna, Umbria, Marche, Sardegna e nel Lazio settentrionale, pare proprio che sia una pura questione di gusti. Tutt’e due le parole rappresentano: “forme tipiche del primissimo linguaggio infantile, costituite dalla ripetizione di una sillaba, perlopiù formata dalla vocale «a» e da una consonante bilabiale (p, b, m), i suoni più facili da produrre per i bambini”, spiega la Dottoressa Matilde Paoli, della redazione della consulenza linguistica dell’Accademia della Crusca. Nell’italiano moderno è presente in tutti i dizionari anche “babbo” come forma familiare affettiva: “In realtà nel toscano tradizionale è anche voce denotativa,” – fa notare la dottoressa Paoli – “perché quando parliamo diciamo «babbo» e non «padre». Quest’ultimo termine, infatti, seleziona non solo l’italiano, ma anche una lingua molto formale“. Le origini del dilemma Per la verità la vexata quaestio tra “papà” e “babbo” era tipicamente ottocentesca, tanto che nel 1865 Giuseppe Frizzi, scrive: “Padre è la voce vera e nobile, la quale si riferisce a tutti i padri in generale; e si trasporta a significare paternità spirituale, e comecchessia Colui che primo ha dato origine a una cosa. – Babbo è voce da fanciulli, ed è usata anche dagli adulti a significazione di affetto, e suol dirsi parlando del proprio padre o del padre di colui a cui parliamo. – La voce Papà è una leziosaggine francese che suona nelle bocche di quegli sciocchi, i quali si pensano di mostrarsi più compiti scimmiottando gli stranieri“. Inoltre, in passato nessuna delle edizioni del vocabolario registrava la voce “papà” o “pappà”, mentre nel Lessico dell’infima e corrotta italianità, redatto da Pietro Fanfani e Costantino Arlìa nel 1877, il termine veniva addirittura criticato, additandolo come una: “voce francese ricevuta in cambio della più cara ed affettuosa di Babbo”. “Babbo” o “papà”: una questione sociale Sempre la dottoressa Paoli spiega che “la primissima diffusione del termine «papà», divenne una sorta di questione sociale, dove i ricchi preferivano «papà», al contrario le persone del popolo, quindi più genuine, prediligevano «babbo», soprattutto in Toscana. E di fatto, ancora oggi si dice «figlio di papà», mentre «figlio di babbo» non funziona proprio. Lo stesso Pascoli si opponeva a questa discussione, in quanto «papà» è una parola da bambino al pari di «babbo», ed è assurdo fare una censura su questi termini”. Circa un secolo dopo, Aldo Gabrielli nel Dizionario linguistico moderno del 1956 sostiene che “papà”, sebbene derivi dal francese, debba essere considerata una “voce onomatopeica infantile, che ripete il balbettio puro e semplice dei bimbi di tutto il mondo. I puristi sostengono che si debba dir babbo (usato peraltro solo in alcune regioni), la quale è pur essa voce onomatopeica infantile: ora noi pensiamo che non ci sia da segnar barriere nella voce istintiva dei bimbi, sia essa pa-pa o ba-ba”. L’evoluzione della lingua Nell’indagine La lingua delle città per misurare l’italiano parlato, è emerso come la parola “babbo” stia progressivamente perdendo terreno: “In Sardegna – dice Paoli – in particolare nelle zone di Cagliari e Sassari, il termine «papà» risulta infatti sempre più diffuso”. Al contrario, “Babbo Natale” viene sempre preferito a “Papà Natale”, ed è anche apparso in una pubblicità televisiva come un modo per riaffermare la sua forza tradizionale e familiare. Oggi, conclude la Crusca, così come è stata accettata l’origine francese del termine “papà”, ipotesi sostenuta anche dal suo configurarsi come un balbettamento infantile per dire “padre”, allo stesso modo l’espressione “babbo” è divenuta un regionalismo, diffuso soprattutto in Toscana, mentre in alcune zone del meridione viene addirittura usato in senso dispregiativo, diventando sinonimo di “stupido”. In conclusione…perché in Toscana si dice babbo? Pertanto, tirando le somme, davanti a tanti dotti pareri a suffragio del perché in Toscana si dice babbo, cosa ne dobbiamo dedurre? Mi sembra ovvio, al di là dei gusti e della prese di posizione sociali, che “babbo” sia un termine accettato nella lingua italiana così come “papà”, né più né meno. D’altronde il Treccani, se interpellato, recita così: “babbo s. m. [lat. *babbus, voce onomatopeica del linguaggio infantile]. – Padre, papà […] È voce fam. e affettuosa, spec. comune in Toscana.” Non parla di voce regionale, la assume nell’italiano corrente, e se lo dice il Treccani, una sorta di Cassazione o di Corte Costituzionale della nostra lingua, possiamo stare sereni, no? Tranquilli, padri toscani, continuerete a essere chiamati “babbi” senza che le labbra più raffinate debbano per forza storcersi, e poi, se nonostante tutto si storcessero o pretendessero di sapere perché in Toscana si dice babbo, fategli leggere questo articolo, e vedrete che non avranno più nulla da dire. 📍PER APPROFONDIRE: 👉 “Perché in Toscana”: 5 grandi misteri toscani finalmente svelati 👉 Curiosità sulla Toscana: 5 storie che forse non tutti conoscono 👉 Ma in Toscana la “c” è sempre aspirata? Sì? No? E perché? La Toscana è la tua passione? Anche la nostra! 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