Se tra Firenze e Siena è risaputo che non corre buon sangue, l’antagonismo tra Pisa e Livorno è qualcosa di molto più che proverbiale. In questo articolo risponderemo alla domanda di M. L., che ci domanda: “Perché livornesi e pisani si odiano?”. Bè, caro lettore, “odio” è una parola forte, noi infatti preferiamo parlare di narcisismo delle piccole differenze.

 

Perché livornesi e pisani si odiano?

Una scritta sullo stadio di Pisa dice: “Il sogno del pisano è svegliarsi a mezzogiorno, guardare verso il mare, e non vedere più Livorno”.

Perché livornesi e pisani si odiano? Storia dell'antagonismo tra Pisa e Livorno che Freud definirebbe: il narcisismo delle piccole differenze

Perché livornesi e pisani si odiano?

Il livornese “Vernacoliere” – celebre giornale satirico che non le manda a dire dietro -, dopo il disastro di Chernobyl dichiarava: “Nuvola atomica. Primi spaventosi effetti delle radiazioni: è nato un pisano furbo. Stupore nel mondo, sgomento in Toscana”.

Chi è diretto a Pisak, un villaggio sulla costa dalmata noto al turismo italiano, viaggiando in auto da Spalato verso sud, e uscendo da Omis, trova il cartello stradale: «Pisak Merdak 16 km». Ovviamente non sono state le autorità croate, armate di bomboletta spray, ad aggiungere il secondo sostantivo in slavo italianizzato.

A Livorno si dice: “Niente di peggio che fa’ vaini co’ pisani“. Rispondono a Pisa: “I discorsi li porta via ’r vento, le bicirette i livornesi“. E vogliamo parlare delle barzellette livornesi, dove i pisani sono tutti carabinieri?

Perché livornesi e pisani si odiano? Storia dell'antagonismo tra Pisa e Livorno che Freud definirebbe: il narcisismo delle piccole differenze

Il narcisismo delle piccole differenze

Pisa e Livorno distano 10 chilometri. Poche città sono più vicine, ma nessuna più agguerrita, e decisa a screditare la rivale. Freud lo chiama il «narcisismo delle piccole differenze». Ma c’è solo questo alla base del perché livornesi e pisani si odiano? È solo una guerra tra città – che in realtà potrebbero essere, come afferma Alessandro Agostinelli nel suo libello “Pisa & Livorno, istruzioni sulla guerra e sui campanili”, due quartieri di una stessa città: come a Manhattan c’è New York, la Grande Mela, in fondo all’Arno c’è Pisorno, la Grande Pera – o c’è di più?

Come al solito c’è di più. Le radici del perché livornesi e pisani si odiano sono antiche e risalgono al declino di Pisa come Repubblica marinara, sconfitta dai genovesi alla Meloria – scoglio al largo della costa livornese – nel 1284. Il nome fa ancora tremare i pisani: «t’avessi ’n culo ti caerei alla Meloria» (traduzione: “se ti avessi nel deretano ti espellerei alla Meloria”) dicono, per spregio, a Pisa.Perché livornesi e pisani si odiano? Storia dell'antagonismo tra Pisa e Livorno che Freud definirebbe: il narcisismo delle piccole differenze

Antagonismo tra Pisa e Livorno: ecco perché livornesi e pisani si odiano

Livorno all’epoca era solo un villaggio di pescatori, che gli stessi pisani vollero poi fortificare nel Trecento, in appoggio a Porto Pisano.
Nel Quattrocento, quando Pisa stessa rientra ormai nell’orbita medicea, i genovesi, dominanti sulla costa tirrenica, vendono sia Livorno che Porto Pisano agli odiati fiorentini. È immaginabile qualcosa di peggio per l’orgoglio pisano? Purtroppo sì.

Col processo di interramento subìto dal bacino di Porto Pisano – la scarsa manutenzione e le continue battaglie avevano causato il progressivo interramento dei canali di accesso, fino alla trasformazione in stagni e paludi, poi bonificati nel XIX secolo – e col favore della politica medicea, nel Cinquecento Livorno diventa il porto principale della Toscana.

Nel 1421 Livorno era passata ai fiorentini in cambio di 100.000 fiorini d’oro. Nel XVI secolo i Medici contribuirono in maniera determinante allo sviluppo del suo sistema portuale con l’intento di farne il principale sbocco a mare del Granducato. Fu incaricato Bernardo Buontalenti di progettare una nuova città fortificata intorno al nucleo originario dell’abitato labronico tramite un imponente sistema di fossati e bastioni.

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Le Leggi Livornine e l’espansione della città labronica

Al popolamento della nuova città contribuì senz’altro l’emanazione, tra il 1591 e il 1593, delle cosiddette “Leggi Livornine”, che richiamarono a Livorno mercanti “di qualsivoglia natione”, garantendo agli abitanti libertà di culto e di professione religiosa – a parte le forti limitazioni per i protestanti -, nonché l’annullamento di condanne penali, con l’eccezione delle condanne per assassinio e “falsa moneta”.

Questi privilegi erano diretti soprattutto agli ebrei sefarditi scacciati dalla penisola iberica. Giunsero in molti, soprattutto commercianti, e costituirono una florida e operosa comunità ebraica di lingua spagnola e portoghese. Gli ebrei vivevano liberi a Livorno, non rinchiusi in un ghetto, come invece avveniva nelle altre città d’Italia fino all’epoca dell’Unità. Dal punto di vista economico, l’istituzione del porto franco favorì il proliferare di attività commerciali strettamente legate alle intense attività portuali, tanto da divenire il modello per analoghe iniziative nel resto d’Europa.

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Perché livornesi e pisani si odiano? Storia dell'antagonismo tra Pisa e Livorno che Freud definirebbe: il narcisismo delle piccole differenze

Tutti contro Pisa

Nel XVIII secolo, alla fine della dinastia medicea, l’avvento dei Lorena non ostacolò l’espansione cittadina con la formazione di grandi sobborghi suburbani a ridosso delle fortificazioni buontalentiane. Nel mentre la gloria marinara di Pisa era sempre più un ricordo lontano. Vi è più chiaro adesso perché livornesi e pisani si odiano?

Si sa, ce la pigliamo sempre con quelli a portata di mano. Così i pisani, anziché avercela con Genova, vera causa delle loro disgrazie, ce l’hanno a morte con Livorno, che approfittò delle disgrazie, e con Firenze, che le rincarò. Affettuosamente ricambiati, ovvio. Il Dittionario toscano di Adriano Politi (1640) riporta:

«Chiede’ a me de’ passi di danza è come chiede’ a un fiorentino della topa» motteggia il pisano». Molto spesso fiorentini, livornesi e lucchesi rispondono: «Meglio un morto in casa che un pisano all’uscio»noblesse oblige tra toscani, potremmo dire.

Perché livornesi e pisani si odiano? Storia dell'antagonismo tra Pisa e Livorno che Freud definirebbe: il narcisismo delle piccole differenze

Perché si dice: «Meglio un morto in casa che un pisano all’uscio»?

 

Sebbene questo non sia strettamente legato al perché livornesi e pisani si odiano, vogliamo raccontarvi la vera storia di un detto abbastanza comune in Toscana, rivolto contro i pisani. Dalla Lucchesia fino a Firenze si dice: «Meglio un morto in casa che un pisano all’uscio». Quello che apparentemente sembra un detto veramente feroce ha una spiegazione storica.

Nel Medioevo, la Repubblica di Pisa spesso e volentieri saccheggiava Lucca e i suoi dintorni, provocando danni ingenti tra la popolazione, sia in termini di ruberie che di vittime. Così era meglio avere un morto in casa che un guerriero pisano alla porta: nel primo caso si avrebbe avuto il dolore per un solo parente deceduto, nel secondo caso i danni e le perdite sarebbero sicuramente state più grandi e più dolorose.

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La Toscana sarebbe la stessa senza le sue antiche rivalità e la sua ironia mordace?

Magari a chi viene da fuori, agli stranieri, ai “foresti”, tutto questo può anche apparire grottesco o paradossale, compreso dedicare un articolo al perché livornesi e pisani si odiano, ma per noi toscani, abituati fin da piccoli alle antiche rivalità tra città e anche tra piccoli comuni, no, a noi pare normale, anzi auspicabile, oserei dire.

Domandiamoci: la Toscana, senza i suoi sfottò e la sua ironia mordace, talvolta feroce, sarebbe sempre la stessa? O forse non perderebbe qualcosa? A voi la risposta.

 

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