2 / 2 – Pillole di storia della Lunigiana: ad Aulla, l’Abbazia di San Caprasio

Alle origini di Aulla: l’abbazia di San Caprasio, l’edificio più antico

La memoria della comunità aullese ha il suo scrigno: la millenaria abbazia di San Caprasio. Basti pensare che l’atto di fondazione dell’edificio di culto, al centro dell’attuale paese di Aulla, riporta come anno l’884, quando il documento di avvio dei lavori è stato siglato da Adalberto I, marchese di Toscana. Probabilmente il complesso è sorto su ancora più antichi resti di torri, ma è certo che da quel momento ha iniziato una lunga vita, densa di passaggi di potere e visite di pellegrini.
Grazie a enormi lavori di scavo recentemente conclusi, la storia dell’abbazia ha rivisto la luce. Gli archeologi hanno potuto constatare come l’edificio fosse tra i più importanti all’epoca della sua fondazione e anche nei secoli successivi.

Per approfondire: Lunigiana, verde terra di confine, crocevia di storia e cultura

Avvicinandosi al paese di Aulla in Lunigiana, Toscana settentrionale, Italia. Guardando verso la chiesa parrocchiale di San Caprasio.

Adalberto I donò numerosi beni e gli ultimi ritrovamenti di materiali di arredo e reliquie testimoniano l’opulenza che doveva caratterizzare questo complesso costruito nell’importante crocevia lunigianese. Tra le varie scoperte, gli studiosi hanno rinvenuto nel sottosuolo dell’abbazia un sarcofago con resti umani. Seppur senza certezza, si ritiene plausibile che siano quelli di San Caprasio, al quale è dedicata l’intera struttura. A dire il vero la scelta della dedica al santo è molto particolare: infatti si tratta di un unicum in Italia. Oggi la struttura, riqualificata e riportata al suo splendore, è sede del Museo di San Caprasio, che conserva l’esposizione dei reperti archeologici rinvenuti nei ventennali lavori eseguiti, ma che è anche punto di ospitalità per i pellegrini. Infatti, dal 2005 l’edificio dell’Ospitale dell’abbazia è tornato in funzione, accogliendo, come ha fatto per secoli, i viandanti della via Francigena.

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Rachele Favali
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