4 / 4 Tanti possibili dolci ma il vino è uno solo: quello Santo

Finale dolce, anzi dolcissimo per il nostro pranzo di Natale toscano

Non è necessariamente cosa semplice arrivare a questo punto del luculliano pranzo di Natale e avere ancora un po’ di spazio per l’ultima definitiva portata: il dessert. In Toscana la tradizione vuole che il pasto natalizio si chiuda con dolci pressoché tutti a base di mandorle o comunque frutta secca, gli stessi che per secoli sono stati i peccati di gola di re e principi. Apprezzatissimi in ogni angolo della regione, normalmente si imbandisce la tavola con ogni sorta di pasticcino natalizio.

Il panforte è uno dei più ricchi: frutta secca, miele, scorza di arancia e di cedro canditi, pepe, noce moscata, chiodi di garofano e cannella. Un tripudio di sapori antichi vi farà tornare bambini per un attimo.

Il panpepato è la versione ancora più golosa del panforte. In epoca rinascimentale era considerata una prelibatezza: oltre a uvetta, miele e tante spezie si usano anche cioccolato, nocciole, noci e mandorle. La leggenda narra che entrambe le varianti siano state ideate dal titolare del negozio senese Panforti Parenti in onore della visita della Regina Margherita.

I ricciarelli sono un altro dolce natalizio tipico toscano che non può mancare a corollario di un tipico pranzo di Natale. Golosi e fragranti, sono quasi interamente fatti di pasta di mandorle. Deliziosi anche nella versione al cioccolato, vanno serviti sempre cosparsi di zucchero a velo.

I cavallucci sono forse un pò démodé ma continuano a fare il loro timido ingresso tra un ultimo sorso di vino e la prima partita a carte a digerire il pranzo. Miele, noci, arancia candita (tanta), questi dolcetti rotondi un po’ schiacciati sono contraddistinti da un intenso profumo di anice.

Meno famose ma una volta più tipiche di quanto non si pensi, le coppate senesi, sono croccanti a base di mandorle e miele racchiusi tra veli di ostie, una vera delizia.

Siamo alla scelta dell’ultimo vino del pranzo di Natale. Indiscusso simbolo di ospitalità, in Toscana il nettare degli dei col quale accompagniamo i nostri dolci è ambrato, fruttato con sentore di miele e spezie, intenso, a volte secco e altre volte amabile o abboccato. Il Vin Santo si abbina ai dolci della tradizione natalizia toscana proprio per queste sue caratteristiche che gli permettono di esaltare senza sovrastare.

Vi suggeriamo, tra i tanti, il Vin Santo della Tenuta biologica Paterna, nell’aretino. Ottenuto da malvasia e trebbiano toscano, invecchia 4 anni in piccoli caratelli. Profumatissimo, ricorda le spezie e la frutta secca dei dolci, è pastoso, dal finale amaricante. Da bere fresco!


Vin Santo e cantucci, un dessert fiorentino che si può gustare in una delle tante trattorie tipiche di Firenze

Care lettrici, cari lettori non ci rimane che augurarvi un pranzo di Natale all’insegna di golosità 100% toscane. Fateci sapere qual è la vostra preferita e con che vino l’avete abbinata. Auguri e salute!

Per approfondire: Toscana: la culla degli alberi di Natale

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Martina Tanganelli
Wine blogger and Ambassador of Tuscany
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