26 Novembre 2024 2024-11-20T09:45:43+01:00 Qual è la città più antica della Toscana TuscanyPeople Marta Pintus Share: Scopri la storia di Arezzo, la città più antica della Toscana. Scopri i segreti dei suoi abitanti villanoviani, l’impronta etrusca, l’arrivo dei Medici, fino alla bonifica della Val di Chiana che l’ha portata nell’era moderna La città più antica della Toscana è Arezzo: dal Paleolitico a Roma La città più antica della Toscana è stata costruita prima delle mitiche Alessandria d’Egitto, Ninive o Assur, come dimostrato dal ritrovamento di strumenti di pietra e del cosiddetto Uomo dell’Olmo del Paleolitico. Ma qual è il luogo che detiene questo primato? Signore e Signori, parliamo di Arezzo, la città più antica della Toscana. Storia di Arezzo Le radici di Arezzo affondano in un remoto passato, grazie alla presenza di genti villanoviane che occuparono queste terre molti secoli prima dell’era cristiana. Questi iniziali abitanti furono poi seguiti da altre grandi civiltà che impressero il loro segno nella storia della città. Gli Etruschi, ad esempio, rappresentarono una delle prime civiltà a lasciare un’impronta significativa ad Arezzo. I numerosi ritrovamenti di oggetti legati a questa antica civiltà italica, tra cui una grande necropoli risalente al VI secolo a.C., testimoniano l’importanza di Arezzo durante l’epoca etrusca. Ma, andando ancora più indietro, della Arretium etrusca si hanno tracce già dal IX secolo a.C.. Arezzo rivestì un ruolo importante anche durante il periodo romano, dato che si trovava lungo la via Cassia, fondamentale direttrice che dall’Urbe conduceva verso nord. A quel tempo era particolarmente rinomata per le sue fonderie e per le fabbriche artistiche di vasi “corallini” (dipinti di rosso), la cui tecnica di decorazione andò diffondendosi in tutto il mondo romano. Nel Medioevo la posizione strategica di Arezzo la rende appetibile per molti Con la fine dell’Impero romano d’Occidente, la città più antica della Toscana si ritrovò in mezzo tra i territori dominati dai bizantini, a sud, e quelli occupati dai Goti e dai Longobardi, a nord. Furono infatti i Longobardi, una volta conquistata Arezzo, ad iniziare l’opera di fortificazione della città e a porre le basi di quella che sarebbe stata l’Arezzo medievale, così come ancora oggi in buona parte possiamo ammirarla. Durante il periodo medievale furono realizzate varie cinte murarie, finché, a metà del Cinquecento, Cosimo I dei Medici apportò profonde modifiche e rafforzamenti alla struttura difensiva aretina. Con la battaglia di Campaldino Arezzo diventa parte del dominio fiorentino e, successivamente, del Granducato di Toscana Dopo la celeberrima Battaglia di Campaldino dell’11 giugno 1289, in cui i ghibellini aretini vennero pesantemente sconfitti dai guelfi fiorentini (tra i quali militava lo stesso Dante Alighieri) – e nonostante una certa ripresa economica nel periodo dei Tarlati -, sin dal 1384 Arezzo divenne un dominio fiorentino. La perdita dell’autonomia politica, economica e culturale costrinse Arezzo in una sorta d’isolamento che si protrasse fino all’epoca rinascimentale. A metà del Cinquecento, tuttavia, la Firenze granducale penetrò con decisione nella vita sociale, culturale e politica aretina, modificandone pesantemente anche le strutture architettoniche urbane. Cosimo I De’ Medici, dopo aver sedato le sempre più frequenti rivolte aretine contro la sua signoria, volle imprimere il proprio marchio stilistico, maggiormente rinascimentale, alla città, come dimostrano le Logge Vasari in Piazza Grande. Si abbatterono e si ricostruirono edifici civili e religiosi, e si rimodellò buona parte del centro storico. Per scopi difensivi si ampliò anche la Fortezza che da quel momento si chiamò medicea. Dai Medici fino all’Unità d’Italia Dopo un Seicento un po’ oscuro per Arezzo, nel 1765 il Granduca Pietro Leopoldo I di Lorena intraprese e portò a termine la bonifica della Val di Chiana che, divenendo particolarmente fertile e produttiva, si palesò di grande importanza per l’economia aretina, fino all’annessione al Regno d’Italia. Da notare che Arezzo ha dato i natali a tanti uomini illustri, tra cui spiccano Petrarca, Giorgio Vasari, Guido Monaco e Francesco Redi. Cosa vedere ad Arezzo La chiesa di San Francesco Della vecchia città romana rimane l’impianto di alcune strade, l’anfiteatro, e poco altro. Non appena si giunge in città, da non perdere è la chiesa di San Francesco. Costruita nel XIII secolo, fu rifatta nel XIV, e completata col campanile nel XVI secolo. All’interno vi sono custodite alcune opere notevoli, come la Cappella Guasconi, o la Leggenda della Croce di Piero della Francesca. Il ciclo di affreschi eseguiti da Piero della Francesca tra il 1453 e il 1466, è ispirato alla “Leggenda Aurea” di Jacopo da Varagine e resta una delle opere più belle e significative di tutto il Rinascimento italiano. Piazza Grande Una delle grandi attrazioni di Arezzo è senz’altro Piazza Grande, scenario, tra l’altro, della Giostra del Saracino e della ricorrente Fiera antiquaria. La piazza si apre nel cuore della città medioevale e mostra una caratteristica forma trapezoidale con un’inclinazione anche superiore a quella di Piazza del Campo a Siena. Vi si affacciano antichi e nobili palazzi: il Palazzo del Tribunale, il Palazzo della Fraternità dei Laici, il Palazzo delle Logge (1573), opera del Vasari. Ai lati si ammirano edifici di carattere civile e religioso come Palazzo Lippoli e Palazzo Còfani, e l’abside della Pieve di Santa Maria. La Pieve di Santa Maria è uno dei più begli esempi di stile romanico dell’intera Toscana. Iniziata nel XII secolo, ha subìto numerosi ritocchi e abbellimenti per essere ultimata alla fine dell’Ottocento. Costruita su un precedente edificio di epoca paleocristiana, la Chiesa è stata pesantemente trasformata dal Vasari nel 1560. L’interno, di struttura romanica, si dispiega in tre navate, concluse da una sola, amplissima, abside, con colonnati e arcate leggermente ogivali. All’esterno si trova la bella torre campanaria, detta “delle cento buche”, a causa delle numerosissime bifore che la ornano. Il penultimo sabato di giugno, o la prima domenica di settembre di ogni anno, Piazza Grande diviene lo scenario della Giostra del Saracino, torneo cavalleresco di origini medievali in cui si contrappongono i 4 quartieri storici aretini. Mentre ogni primo weekend del mese, sempre in Piazza Grande, si accende la Fiera Antiquaria, vasto e affascinante mercato di antiquariato dove poter trovare tantissimi oggetti di vario interesse. Il Duomo Assolutamente da ammirare anche il Duomo della città più antica della Toscana, che domina, con la sua mole, la sommità della collina aretina. Imponente costruzione gotica, è stata avviata sul finire del Duecento e poi protratta con varie interruzioni fino all’inizio del Cinquecento. Notevoli, all’interno, le vetrate istoriate di Guillaume de Marcillat (sec XVI), la cosiddetta Cappella Tarlati (1334), l’Arcadi S. Donato, l’affresco della Maddalena di Piero della Francesca e il Cenotafio di Guido Tarlati. Mangiare e dormire ad Arezzo Strutture ricettive Badia di Pomaio: a 5 km da Arezzo, la Badia di Pomaio è un’abbazia ristrutturata risalente al XVII secolo; Villa di Piazzano – Small Luxury Hotels of the World: elegante villa storica a soli 6 km da Cortona, vanta giardini paesaggistici, una terrazza per mangiare all’aperto e una piscina; Cuprena: agriturismo di lusso con piscina, centro fitness e SPA; Villa Belpoggio: splendida maison de charme sulle pendici del Pratomagno, al centro del triangolo tra Firenze, Arezzo e Siena; Castello di Gargonza: splendida dimora storica del XIII secolo che offre soggiorni rilassanti in una cornice ineguagliabile, davvero un intero villaggio fortificato con tutti i comfort. Ristoranti Osteria Grande: affacciato su piazza Grande e sulla Loggia Vasariana, Fatjon e Lorenzo sviluppano una cucina stagionale e contemporanea e raccontano i vini da abbinamento; Le Chiavi d’Oro: nel centro storico, originale e minimalista, in cucina riuscite interpretazioni della tradizione toscana; Saffron: perfetto per chi ama il pesce: molto crudo, variamente ispirato, nonché alcune proposte di pescato cotto, oltre a qualche classico nipponico; Octavin: 1a stella Michelin, lo chef Luca Fracassi ricerca con passione prodotti locali che combina insieme nel rispetto dei sapori e delle usanze locali, ma anche con tocchi orientaleggianti; Terramira: a Capolona, 1a stella Michelin, i fratelli Scapecchi propongono un menu degustazione che esalta ingredienti di territorio e materia prima stagionale con forme moderne, precise e dal sapore convincente. 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