Un breve excursus sulla vita di Giovanni Boccaccio e del suo travagliato rapporto con Firenze, la sua (sembrerebbe) vera città natale.

Boccaccio e Firenze: storia di una relazione travagliata

Di cosa parliamo in questo articolo:

  • L’illegittimo Boccaccio, nasce a Certaldo o a Firenze?
  • Da Firenze a Napoli, da Napoli a Firenze
  • Ritorno a Firenze al gusto di “peste nera”: nasce il Decameron
  • L’incontro con Petrarca, gli incarichi a Firenze e la “conversione all’Umanesimo”
  • La caduta in disgrazia e il periodo “fiorentino-certaldese”
  • Gli ultimi mesi e la morte del letterato
  • Il rapporto tra Boccaccio e Firenze, in conclusione

Giovanni Boccaccio, grande precursore dell’Umanesimo, figura tra le più importanti nel panorama letterario europeo del XIV secolo, universalmente noto per essere l’autore del Decameron – la raccolta di novelle scritta a Firenze in occasione della terribile peste nera del 1348 -, insieme a Dante Alighieri e a Francesco Petrarca, fa parte delle cosiddette «Tre corone» della letteratura italiana. Ma se Dante intrattenne col capoluogo toscano un rapporto difficile culminato nel famoso esilio da cui non tornò mai più, di che natura fu il legame di Boccaccio con Firenze che all’epoca iniziava già a vivere i prodromi del suo periodo aureo?

Illustrazione con Petrarca, Bocaccio e Dante: le Tre Corone della letteratura italiana

L’illegittimo Boccaccio, nasce a Certaldo o a Firenze?

Boccaccio nasce nel 1313 da una relazione extraconiugale del mercante Boccaccino di Chellino con una donna di umilissime origini di Certaldo. Dove però in concreto sia nato, se a Firenze o a Certaldo, non è certo. Vittore Branca sostiene che il fatto che Boccaccio si firmi “Johannes de Certaldo“, stia a indicare che Certaldo sia la patria della famiglia, non il luogo fisico di nascita. È un’ipotesi.

Comunque sia, l’essere figlio illegittimo deve pesargli notevolmente. Nelle opere in volgare infatti, prendendo spunto dai viaggi mercantili che il padre compie a Parigi, costruisce una sorta di biografia mitica e idealizzata, lasciando credere a tutti di derivare da una donna membro della famiglia dei Capetingi.

Riconosciuto comunque in tenera età dal padre, Giovanni viene accolto, verso il 1320, nella sua casa. Durante la giovinezza, Boccaccio impara i primi rudimenti del latino e delle arti liberali. Apprende inoltre la Divina Commedia di Dante Alighieri, dal momento che il padre si è sposato con la nobildonna Margherita de’ Mardoli, imparentata con la famiglia Portinari.

Disegno di Giovanni Boccaccio, uno dei più grandi poeti di tutti i tempi

Da Firenze a Napoli e da Napoli a Firenze: dalle stalle alle stelle e dalle stelle alle stalle

Boccaccino vuole che il figlio si avvii alla professione di mercante, secondo la tradizione di famiglia. Così, dopo avergli fatto fare un breve tirocinio a Firenze, nel 1327 decide di portarlo con sé a Napoli. Qui il ragazzo, proveniente da una città comunale e provinciale, trova, come piacevole sorpresa, la cosmopolita corte regale degli Angiò. È qui che – al di là della frequentazione degli ambienti accademici e di corte -, mentre presta servizio al banco commerciale, ascolta le fiabe e le avventure dei mercanti che più tardi rappresenteranno l’ispirazione fondamentale per il grande affresco narrativo del Decameron.

Nel 1340, il padre lo richiama a Firenze per un grave problema economico dovuto al fallimento di alcune banche nelle quali ha fatto investimenti. Per Boccaccio è un duro colpo. Il suo orizzonte economico e sociale cambia radicalmente. È insofferente verso la vita troppo ristretta e provinciale di Firenze e cerca subito, come cercherà per tutta la vita, di ritornare nell’amata Napoli.

Nel 1341 inizia subito con la stesura dell’Epistola V indirizzata al vecchio amico Niccolò Acciaioli, ormai divenuto connestabile del Regno di Napoli. Contemporaneamente, tuttavia, Boccaccio percepisce quell’affettività “materna” nei confronti della sua città natale, tipica della cultura medievale; tenta infatti di accattivarsi la simpatia dei suoi concittadini realizzando la Commedia delle Ninfe fiorentine e del Ninfale fiesolano. Eppure, nonostante i successi letterari, la situazione economica di Boccaccio non dà segni di miglioramento. Decide quindi di allontanarsi di nuovo, nel tentativo di ottenere una posizione degna in qualche corte emiliana.

Statua di Giovanni Boccaccio fuori dagli Uffizi a Firenze

Ritorno a Firenze al gusto di peste nera: sboccia sua maestà il “Decameron”

Dopo i soggiorni a Ravenna e Forlì, dove Boccaccio non riesce a ottenere le posizioni sperate, tra la fine del 1347 e l’inizio del 1348 è costretto a tornare a Firenze, giusto in tempo per un incontro ravvicinato con la terribile “peste nera” che colpisce la stragrande maggioranza della popolazione, causando la morte di molti suoi amici e parenti, tra cui il padre e la matrigna. È allora che in lui nasce il Decameron, opera alla base della narrativa novellistica occidentale, che sarà completata probabilmente nel 1351.

L’incontro con Petrarca, gli incarichi a Firenze, e la “conversione” all’Umanesimo

L’incontro di persona col grande poeta laureato, Francesco Petrarca, accade in occasione del Giubileo del 1350. Nel viaggio verso Roma Petrarca, d’accordo col circolo degli amici fiorentini, decide di fermarsi a Firenze a leggere e a spiegare le sue opere. È un momento di straordinaria intensità che permette la nascita di un rapporto profondo tra i due letterati. Negli anni successivi la relazione si concretizzerà negli incontri durante i quali avverrà gradualmente, secondo un termine coniato dal filologo spagnolo Francisco Rico, la “conversione” del Boccaccio al nascente umanesimo.

Nei 5 anni successivi Boccaccio, mentre si avvicina alla mentalità del suo futuro praeceptor, riceve incarichi dalla Signoria fiorentina che lo ritiene un retore eccellente. Tra questi rientra il convincere lo stesso Petrarca ad assumere il ruolo di docente nel neonato Studium. Ma invano. Constatata l’indifferenza del poeta aretino per Dante, e l’ostentato spirito cosmopolita che lo spinge a rifiutare l’invito del Comune di Firenze, Boccaccio è costretto ad annoverare tra i suoi fallimenti anche l’accettazione da parte di Petrarca dell‘invito di Giovanni II Visconti, acerrimo nemico dei fiorentini. Superata tuttavia la crisi causata dal voltafaccia dell’amico, Boccaccio riprende le relazioni culturali tra lui e il circolo degli amici fiorentini, arrivando alla definitiva maturazione della mentalità umanista.

In questo decennio d’intensa attività politica per Firenze Boccaccio incontra due momenti oltremodo dolorosi. Nel 1355 muore la figlia Violante, e nello stesso anno prova molta amarezza e rancore per non essere stato aiutato dall’influente amico Niccolò Acciaiuoli nell’ottenere un posto alla corte di Giovanna di Napoli.

Illustrazione di Francesco Petrarca, uno dei più grandi poeti di tutti i tempi

La caduta in disgrazia e il periodo fiorentino-certaldese

Il 1360 è un anno importante nella vita sociale di Boccaccio. Durante le elezioni dei priori della Signoria fiorentina viene scoperta una congiura alla quale partecipano persone vicine allo stesso Boccaccio. Benché sia estraneo al tentato colpo di stato, Boccaccio viene malvisto da parte delle autorità politiche fiorentine. Fino al 1365 infatti non parteciperà a missioni diplomatiche o a incarichi politici.

L’arco di tempo che va dal 1363 al 1375, anno della morte, è noto come il “periodo fiorentino-certaldese”, in cui l’autore del Decameron comincia sempre di più a risiedere a Certaldo, nonostante i maggiorenti fiorentini abbiano deciso di reintegrarlo nei pubblici uffici, inviandolo come in passato in missioni diplomatiche.

Sono anni di decadenza fisica e psicologica per lui, dovuta anche al fatto che nel 1362 il monaco certosino (e poi beato) Pietro Petroni lo rimprovera insieme a Petrarca di dedicarsi ai piaceri mondani, quali la letteratura. La critica lo tocca talmente nel profondo che arriva a pensare addirittura di bruciare i propri libri e di rinunziare agli studi, vendendo al Petrarca la propria biblioteca.

Tra il 1370 e il 1371 Boccaccio è a Napoli, dove sorprendentemente rinuncia a risiedere per motivi di salute. Le sue malattie, la gotta, la scabbia e l’idropisia, si aggravano. Arrivato a questo punto, il suo scopo principale è quello di portare a termine le proprie opere latine e rafforzare il primato della cultura umanistica a Firenze. È infatti in questi anni che Boccaccio, già ammirato dall’élite culturale italiana, può crearsi una cerchia di fedelissimi in città presso il convento agostiniano di Santo Spirito.

Nonostante le malattie si facciano sempre più gravi, Boccaccio accetta un ultimo incarico dal Comune di Firenze. Inizia infatti una lettura pubblica della Commedia dantesca nella Badia Fiorentina, interrotta al canto XVII dell’Inferno per via del tracollo fisico.

Gli ultimi mesi e la morte di Boccaccio

Gli ultimi mesi trascorrono tra le sofferenze fisiche e il dolore per la perdita dell’amico Petrarca, scomparso tra il 18 e il 19 luglio del 1374, finché anche lui non spira, il 21 dicembre 1375, nella sua casa di Certaldo. Viene sepolto con tutti gli onori nella chiesa dei Santi Iacopo e Filippo, a Certaldo.

Panorama sul borgo medievale di Certaldo, Toscana

Il rapporto tra Boccaccio e Firenze, in conclusione

In definitiva, il rapporto tra Boccaccio e Firenze ha vissuto di alti e bassi, con in mezzo una drammatica peste. Non ha visto un epilogo tragico come quello di Dante, ma neppure si può dire che il certaldese amasse la (probabile) città natale come amava Napoli, la sua vera patria d’adozione, dove avrebbe sempre voluto vivere. A Firenze si è svolta in prevalenza la sua attività politica e letteraria, ma in fondo ha rappresentato un ripiego all’insuccesso delle sue reali aspirazioni.

Cari amici TuscanyPeople-iani, fateci sapere se la vostra sete di conoscenza riguardo al rapporto tra Boccaccio e Firenze, di cui più volte ci avete chiesto, è stata soddisfatta. Scriveteci qui sotto, su Facebook, su Instagram, noi intanto rimaniamo in vostra attesa.

📍 PER APPROFONDIRE:

La Toscana è la tua passione? Anche la nostra!


Riproduzione Riservata ©Copyright TuscanyPeople

Informazioni sull'autore

Scrittore & Ambassador of Tuscany
[fbcomments url="https://www.tuscanypeople.com/rapporto-tra-boccaccio-e-firenze/" width="100%" count="on" num="3"]