10 Marzo 2021 2021-04-19T13:12:06+02:00 Sangiovese, il Re dei vitigni autoctoni toscani TuscanyPeople Martina Tanganelli Share: Storica uva a bacca rossa, in Toscana il Sangiovese occupa il 65% della superficie vitata. Alla scoperta di quest’incredibile vitigno e di 5 vini toscani top che lo vedono protagonista. Il Sangiovese in Toscana, storia d’amore da più di 2.000 anni In Toscana sono 60 mila gli ettari di vigneti che ammantano le sue dolci colline e di questi il Sangiovese occupa quasi i 2/3. È l’uva a bacca rossa più coltivata della regione, nonché la più coltivata d’Italia; ne esistono ben 30 cloni e prende nomi diversi in base alla zona: è San Gioveto in Chianti, Prugnolo gentile a Montepulciano, Morellino nel grossetano, Brunello a Montalcino. È uno dei segreti del successo dei grandi rossi toscani, successi che echeggiano in tutto il mondo e che parlano la lingua del Brunello, del Chianti Classico, dei Supertuscan. Breve storia del Sangiovese, il re dei vitigni toscani Sua maestà il Sangiovese: come Giove era re di tutti gli Dei, così lui, il Sangiovese, è il sovrano incontrastato del panorama vitivinicolo toscano. Il suo essere quasi ultraterreno è sottolineato dalla sacralità del suo stesso nome. Il collegamento ancestrale con il sangue, uno dei simboli più antichi e più strettamente legati al vino, ha portato all’ipotesi che la parola Sangiovese derivasse da sanguis jovis, il sangue di Giove. Origine e provenienza del Sangiovese sono molto difficili da identificare. Per ottenere informazioni affidabili bisogna infatti attendere il XVI secolo, quando si trova per la prima volta citato con il nome di “Sangiogheto” dal celebre agronomo fiorentino Giovanvettorio Soderini. Del Sangiogheto dirà, nel suo “Coltivazione toscana delle viti e d’alcuni alberi” del 1590, essere ‘sugoso e pienissimo vino che non fallisce mai’. Vitigno di origine etrusca Si ritiene comunque che la celebre uva fosse già nota più di 2000 anni fa e che gli Etruschi la utilizzassero per la produzione di vino. Fra le parole etrusche identificate e tradotte ce ne sono tra l’altro alcune che hanno delle assonanze con ‘Sangiovese’. La parola ‘sanisva’, padre, è per esempio collegabile al vino dei padri o comunque al vino usato nelle funzioni religiose. Qualsiasi siano le sue origini, una cosa è certa: il Sangiovese è il vitigno che ha fatto della Toscana una regione stellata annoverando alcuni dei vini ritenuti dalla sommelierie internazionale come tra i migliori al mondo. Rientra praticamente in tutte le DOCG, DOC e IGT riguardanti i vini rossi, sia in purezza che come base principale. Cosa rende il Sangiovese il più importante dei vitigni toscani Vitigno difficile ma di grande capacità di invecchiamento, raggiunge la sua massima espressione nell’entroterra: qui argille, marne, scisti e poca sabbia garantiscono condizioni pedologiche ideali. Le morbide pendenze dei celebri colli toscani provvedono poi a drenare adeguatamente il terreno; infine il clima fresco ne esalta finezza, eleganza e profumi delicati: viola mammola e piccoli frutti rossi croccanti quando ancora giovane, pepe e tabacco nell’invecchiare con accenni balsamici e di sottobosco al suo apice di complessità. Le caratteristiche organolettiche del vitigno Altro punto a favore del Sangiovese sono le sue caratteristiche organolettiche. I vini rossi toscani a base Sangiovese sono caratterizzati da un’intrigante salinità e da una buona acidità che, di sorso in sorso, lascia il palato così pulito da permettere di gustare al pieno dei suoi sapori il boccone successivo. Questo, assieme a una buona struttura tannica, lo rende il vino perfetto per abbinamenti tra i più disparati. È in effetti innegabile che le sue caratteristiche organolettiche sembrino essere state concepite appositamente per accompagnare il cibo. 5 imperdibili vini rossi toscani a base Sangiovese Abbiamo scelto 5 vini che consideriamo perfetti ambasciatori di questo vitigno così versatile. Si tratta di bottiglie iconiche di Sangiovese in purezza, dove i suoi tratti più identificativi si esprimono a 360 gradi, in modo ogni volta caratteristico, riflesso di un ventaglio di nuances unico. Cominciamo questa rassegna di eccellenti vini toscani a base Sangiovese con un grande grandissimo…Classico. Chianti Classico, in una parola: Sangiovese Binomio emblematico della toscanità enoica, l’uno richiama inesorabilmente l’altro. Protagonista indiscusso di questa storica e prestigiosa DOCG, il Sangiovese vi è presente per un 80% minimo, per quanto sempre più produttori optino per scelte dove lo si trova in purezza. Siamo tra Firenze e Siena e in questa terra pietrosa il Sangiovese raggiunge livelli molto elevati di qualità. La ricchezza del Chianti Classico in questo senso risiede nelle caratteristiche del terreno. Asciutto perché ben drenato dagli abbondanti sassi, è suolo perfetto per il Sangiovese che predilige terreni collinari argillo-calcarei. Un Chianti Classico ha quindi il bouquet floreale che deriva nelle sue sfumature di frutti di bosco dalla componente calcarea e in quelle di giaggiolo e mammola dalle arenarie tipiche di questa zona. Il Sangiovese bio di Ottomani È molto difficile scegliere una bottiglia su tutte da consigliare, ci proviamo puntando su un’azienda giovane gestita da giovani. Siamo nel comune di Greve in Chianti, l’azienda è la biodinamica Ottomani, così chiamata perché 4 sono i soci fondatori. Il loro Chianti Classico d’annata è molto godibile, è da bere e ribere, colpisce per la sua freschezza e per il suo equilibrio. Sangiovese in purezza, ne è un’ottima espressione. 👉 Leggi anche: Degustazioni in Chianti Classico: a caccia di curiosità Il Sangiovese nella terra del Brunello Brunello di nome, Brunello di fatto: qui, nel piccolissimo comune di Montalcino in provincia di Siena, il Sangiovese viene chiamato proprio Brunello per via del suo colore. DOCG celeberrima quella del Brunello, è sì prodotta con sole uve Sangiovese, ma c’è da dire che la collina di Montalcino è nota per avere versanti con caratteristiche considerevolmente diverse da un punto di vista pedologico. Queste si traducono in sfumature ben differenti di vigna in vigna e di bottiglia in bottiglia. I 4 volti di Montalcino Semplificando molto, il Sangiovese delle vigne meridionali dominate dall’Amiata risulterà più minerale e sapido ma dal tannino morbido. A nord invece i vini risultano robusti e profumati. Sul versante a est si tende a ottenere vini di carattere. A ovest si apprezzano vini sapidi e serbevoli grazie alla presenza del vento che spira dal mare. Col di Lamo, un Brunello al femminile Intenso, rotondo ed equilibrato, un Brunello che ci ha incuriositi è quello di Col di Lamo. Azienda biologica a conduzione tutta al femminile. Mamma e figlia portano avanti la produzione di 4 etichette tra cui quest’ottimo Brunello dalla chiusura fine e delicata. Da acquistare e lasciare in cantina fino a che non si presenti davvero la giusta occasione: il Brunello infatti, insieme al Barolo, è uno dei rossi italiani più longevi in assoluto. Del Nobile di Montepulciano il Re Rimaniamo nella provincia di Siena per soffermarci su una terza DOCG dove il Sangiovese è nuovamente Re indiscusso di grandi vini rossi. Si tratta della DOCG Vino Nobile di Montepulciano. Una denominazione che ha fatto storia in quanto prima DOCG italiana in assoluto: era il 1° luglio del 1980 quando il Nobile è divenuto il primo vino in Italia a potersi fregiare delle fascette della Denominazione di Origine Controllata e Garantita. Questo lo consacrò come uno dei vini più prestigiosi del Bel Paese. Con il suo 70% minimo di Prugnolo gentile – clone locale del Sangiovese -, il Nobile è un vino elegante e di corpo. Nuovamente il suo segreto sta nelle caratteristiche del suolo: le sabbie si alternano alle argille creando condizioni ideali per avere vini di struttura, profumati e con tannini fini. Il Nobile bio del Podere Bruciata Il Podere della Bruciata è una piccola azienda a misura d’uomo. A conduzione biologica sin dai primordi, il loro Cesiro Bio è un Nobile di Montepulciano 100% Sangiovese. Robusto, intenso ed equilibrato, ottimo! Il maremmano Morellino di Scansano Dopo queste tre icone indiscusse dell’espressione più tradizionale del Sangiovese in Toscana, vogliamo portarvi su frequenze più contemporanee soffermandosi su due interpretazioni dal successo più recente. La prima è la DOCG Morellino di Scansano. L’identità di questo Sangiovese maremmano caldo e asciutto – che qui chiamato appunto Morellino – è quella di un grande vino rosso italiano. Un tempo considerato il fratello minore meno brillante del Brunello e degli altri big della Toscana, oggi è diventato inesorabilmente protagonista dell’enologia toscana . Siamo a pochi passi dal mare. Qui il Morellino, grazie ai terreni acido-alcalini ricchi di sedimenti marini, dà origine a vini fini nei tannini e puliti nella loro incredibile stratificazione di profumi. La Cantina il Grillesino per un Morellino top Il Morellino dellaCantina il Grillesino, Magliano in Toscana (Gr), è un’ottima espressione di tutte le caratteristiche più carismatiche e seducenti di questo clone di Sangiovese. Fruttato al naso, rotondo e pieno di succo al palato, è delizioso col suo tannino elegante. Affascinante la collaborazione con l’Università di Firenze e l’istituto di enologia di Bordeaux, grazie alla quale l’Azienda è riuscita ad identificare le tecniche agricole migliori di vitigno in vitigno, in base alle caratteristiche e ai bisogni di ogni varietà di uva. 👉 Leggi anche: Il marchio “Toscana” anche per il Morellino di Scansano Tra passato e futuro, un’IGT d’eccezione Chiudiamo questa carrellata alla scoperta del Sangiovese e di 5 rossi toscani di cui è protagonista assoluto, con una sua interpretazione in purezza un po’ particolare. Si tratta di una IGT (Indicazione Geografica Tipica) che proprio perché tale può esulare dai più rigidi disciplinari delle storiche DOCG. Trend iniziato con l’emergere sul mercato dei famosi Supertuscan, oggi anche in territori dalle tradizioni più antiche si producono bottiglie con vitigni autoctoni riletti in chiave moderna. Abbiamo trovato a questo proposito un Sangiovese in purezza prodotto in Chianti Classico e quindi nella culla atavica di questo vitigno, vinificato e invecchiato in maniera non convenzionale. Casa Emma, il Sangiovese e la terracotta L’IGT Harenae di Casa Emma è un Sangiovese in purezza vinificato e invecchiato, pensate, in anfore di terracotta da 1000 litri ciascuna. Nitido come pochi vini maturati in anfora sanno essere, è fresco e profondo, al naso note fruttate e balsamiche, al palato tannino maturo e buona acidità. Equilibrato. L’utilizzo dell’anfora è oggi considerato un modernismo nel mondo del vino, quasi una stranezza accolta da qualcuno come stravaganza. Al di là delle percezioni e dei gusti personali, è interessante sottolineare piuttosto che la terracotta è il materiale più antico associabile al vino. Sono di ben 6000 anni fa i primi frammenti di anfora in terracotta rinvenuti in Georgia e contenenti tracce di vino. Un cerchio che si chiude, una storia che si ripete, un fascino che si conferma. Finisce qui la nostra dichiarazione d’amore a questo grande grandissimo vitigno toscano. E voi, care lettrici e cari lettori, da quale sfumatura di Sangiovese vorreste farvi sedurre? Fatecelo sapere lasciando un commento su Instagram e Facebook. 📍 PER APPROFONDIRE: Vini bianchi toscani, il lato chiaro della forza50 anni di Sassicaia. Ilaria Tachis: un vino di sostanza, come mio padreTrebbiano toscano: il re dei vitigni autoctoni a bacca bianca La Toscana è la tua passione? Anche la nostra! Teniamoci in contatto Riproduzione Riservata ©Copyright TuscanyPeople Share: Informazioni sull'autoreMartina TanganelliWine blogger and Ambassador of Tuscany [fbcomments url="https://www.tuscanypeople.com/sangiovese-vitigni-toscani-autoctoni/" width="100%" count="on" num="3"]