2 / 4 – La schiacciata di Pasqua: un dolce nato da una necessità pratica

Tanto buona quanto difficile da preparare

Preparare questo dolce risultava all’epoca molto laborioso per i contadini, dal momento che non disponevano degli strumenti meccanici e tecnologici della cucina moderna. Erano pertanto necessari più rimpasti, senza neppure poter contare su tempi precisi dato che la lievitazione naturale  – fase fondamentale per la buona riuscita del dolce – prevede comunque fasi variabili in base a diversi fattori ambientali, tra i quali temperatura e umidità. Inoltre si doveva porre molta attenzione a che l’impasto non lievitasse per troppo tempo, così da evitare una fermentazione eccessiva.

Nella tradizione popolare, poi, anche la volontà di Dio era un ingrediente fondamentale per la buona riuscita della lievitazione dell’impasto.

Per approfondire: Pellegrino fra i pellegrini: la via del gusto toscano

Pacchetto di uova da 6 in cucina

La difficoltosa cottura nei forni a legna

Altra fase critica che rendeva complessa la ricetta era la cottura nei forni a legna in cui il controllo della temperatura e dell’umidità risultava piuttosto difficile. Capitava infatti spesso che la schiacciata, una volta pronta, non risultasse gonfia e friabile come avrebbe dovuto, e che fosse esteticamente poco attraente: in questi casi non si poteva utilizzare come dono, ma si preferiva mangiarla in famiglia.

L’antica ricetta di Pellegrino Artusi

La ricetta toscana della Schiacciata di Pasqua si rifà anche a quella originaria di Pellegrino Artusi riportata nella sua famosa opera La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, pubblicata a Firenze nel 1891.

Scopri le caratteristiche peculiari di questo dolce e come realizzarlo a pagina 3

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Scrittore & Ambassador of Tuscany
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