L’Inferno di dantesca memoria ha confini e colori tangibili. Sono quelli di Larderello nella valle del Diavolo, suggestiva località toscana che incanta per il paesaggio lunare, sconcertante e misterioso.

I soffioni boraciferi di Larderello e la Valle del Diavolo

Il paesaggio dell’alta Val di Cecina, con la presenza imponente delle colline Metallifere e un territorio che degrada ad ovest verso il mare, ospita il sorprendente paesaggio della Valle del Diavolo e dei soffioni boraciferi di Larderello.

Percorso tra i soffioni boraciferi in Toscana nell'area geotermica di Larderello

Dove si trovano i soffioni boraciferi di Larderello

Siamo al confine tra le province di Pisa e Grosseto, in quella porzione di Toscana dove gli Etruschi trovarono prosperità e fortuna. La vallata comprende tre comuni, Castelnuovo Val di Cecina, Pomarance e Monterotondo Marittimo, insieme ai relativi borghi.

Giungendo da nord la vallata è annunciata da una frazione di Pomarance, Montecerboli, il cui nome ricorda Cerbero, il guardiano dell’Ade. Quasi un monito all’avventuroso turista che con gli occhi colmi dei fiori che adornano le tipiche facciate della frazione, non si aspetta di trovarsi di fronte un paesaggio dominato da sottili colonne di vapore che rilasciano nell’aria il tipico sentore diabolico di zolfo. Se nella zona di Larderello i soffioni boraciferi sono stati incanalati per lo sfruttamento dell’energia geotermica, a Sasso Pisano il paesaggio suggerisce ancora antichi richiami danteschi.

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Storia di Larderello e della Valle del Diavolo

Se nell’epoca medievale il paesaggio della Valle del Diavolo era incontaminato e visibile in tutta la sua bellezza spettrale, nel corso degli anni la storia e il progresso hanno mutato e piegato al volere dell’uomo quello che la natura generosamente ha elargito. Prendiamo il caso di Larderello e dei soffioni boraciferi.

Il paese, uno dei simboli del made in Tuscany più fiorente, deve il nome a un ingegnere livornese di origine francese, François Jacques de Larderel, che per primo ebbe l’intuizione di sfruttare i soffioni boraciferi presenti in zona.

Nei primi anni del Novecento, grazie al principe Conti-Ginori, Larderello divenne il primo paese al mondo dove la naturale energia geotermica veniva sfruttata per produrre energia elettrica. Il luogo che ospitava la Valle del Diavolo divenne il “Villaggio operaio“, il cui nome non deve trarre in inganno perché in realtà stava nascendo, dalle ceneri dell’Inferno, un ricco e fiorente paese.

Curiosa è la notizia di come, in epoca medievale, sorsero intorno alla vallata una serie di monasteri dedicati a San Michele, il santo che trafisse con una spada il demonio. Talmente suggestiva era l’atmosfera della zona da rendere opportuni dei confini tangibili dal forte potere taumaturgico e protettivo.

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I soffioni boraciferi della Valle del diavolo toscana

I soffioni boraciferi sono fenomeni che appartengono al vulcanismo secondario; consistono in forti emissioni di vapore che fuoriesce dal terreno alla temperatura di 150-200 °C.

A Larderello tali soffioni contengono non solo acqua e gas ma anche acido borico e trovano il modo di raggiungere la superficie attraverso piccole spaccature e faglie del terreno. La pressione è elevatissima. Nel 1931, quando ormai i soffioni boraciferi erano avviati a un destino industriale, la perforazione di una roccia in profondità fece emergere un nuovo soffione che sbuffò al ritmo di 200 tonnellate all’ora di vapore. Le cronache dell’epoca chiamarono tale emissione il Soffionissimo, raccontando di come in un attimo la vallata avesse assunto le sembianze della casa del diavolo.

Il paese, uno dei simboli del made in Tuscany più fiorente, deve il nome a un ingegnere livornese di origine francese, François Jacques de Larderel, che per primo ebbe l'intuizione di sfruttare i soffioni boraciferi presenti in zona.

Fumarole, putizze e sorgenti termali in Val di Cecina

L’alta Val di Cecina non ospita soltanto i soffioni boraciferi. I residui del vulcanismo secondario sono rintracciabili anche nella presenza di altri curiosi fenomeni. Le fumarole, situate nella zona di Sasso Pisano, sono emissioni di vapore acqueo, anidride carbonica e idrogeno solforato. Questo composto, a contatto con l’atmosfera, si raffredda e crea sottili colonne di fumo così misteriose da diventare un immaginario avamposto dell’Inferno.

Le putizze sono fredde emissioni di solfuro d’idrogeno e biossido di carbonio che colorano il terreno circostante di un giallo profondo. Nonostante l’area possa sembrare ostile alla nascita della vegetazione, il particolare microclima favorisce la crescita, intorno alle putizze, della Calluna Vulgaris, un arbusto talmente forte e superbo da sfidare le alte temperature.

Nelle vicinanze di Leccia, frazione di Sasso Pisano, sono state ritrovate tracce di antiche terme di epoca etrusca e romana. La zona è ricca infatti di sorgenti termali, come quella di Chiorba, ricche di sali minerali e utilizzate a scopi terapeutici.

Il paese, uno dei simboli del made in Tuscany più fiorente, deve il nome a un ingegnere livornese di origine francese, François Jacques de Larderel, che per primo ebbe l'intuizione di sfruttare i soffioni boraciferi presenti in zona.

Lo sfruttamento dell’energia geotermica in Toscana

La Valle del Diavolo e i soffioni boraciferi di Larderello vennero sfruttati sin dall’epoca di Lorenzo de’ Medici per vari scopi. Curioso era l’utilizzo dell’allume estratto dai soffioni e utilizzato come mordente per produrre la lana. La svolta nell’economia della zona avvenne quando si scoprì la presenza dell’acido borico grazie agli studi di Hoeffer, un chimico tedesco. Larderel fu il primo a estrarre dai soffioni il borace, di vitale importanza, in quel periodo storico, per l’industria farmaceutica.

Nel corso degli anni fu sempre più chiara l’importanza dell’energia geotermica come fonte rinnovabile; nel 1958 infatti si decise di costruire una grande centrale elettrica Enel. Oggi il panorama della Valle del Diavolo è dominato dai vapordotti e dalle grossi torri di condensazione che hanno mutato in parte il panorama infernale dei luoghi.

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Il paese, uno dei simboli del made in Tuscany più fiorente, deve il nome a un ingegnere livornese di origine francese, François Jacques de Larderel, che per primo ebbe l'intuizione di sfruttare i soffioni boraciferi presenti in zona.

Il Museo della Geotermia a Pomarance

Inaugurato alla fine degli anni ’50, il Museo della Geotermia è la testimonianza di un panorama fatto di natura, storia e tecnologia. È un sottile fil rouge che ricostruisce la storia dell’energia geotermica dalle antiche sorgenti termali etrusche fino al moderno utilizzo come importante fonte rinnovabile, annoverata tra le energie verdi che ci vengono regalate con generosità da madre natura.

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