C’è un aforisma di Baruch Spinoza che abbiamo trovato illuminante per i tempi, per il periodo che stiamo passando, per la Toscana in particolare e per il futuro del mondo in genere: “Essere ciò che siamo e divenire ciò che siamo capaci di divenire, è l’unico scopo della vita. Non si piange sulla propria storia, si cambia rotta”.

 

Baruch Spinoza e la Toscana

Baruch Spinoza è stato un grande filosofo olandese (Amsterdam, 24 novembre 1632 – L’Aia, 21 febbraio 1677), uno dei maggiori esponenti del razionalismo del XVII secolo, precursore dell’Illuminismo e della moderna esegesi biblica.

Famoso aforisma di Baruch Spinoza

Il pensiero di Spinoza

Molto in breve, il suo sistema di pensiero, basato sulla sintesi tra filosofia, ideale scientifico dei suoi tempi e tradizione metafisica antica, medioevale e rinascimentale, si fonda sulla fusione tra le necessità esistenziali e il bisogno politico di una società ordinata razionalmente, ed è puntato a conseguire la soluzione di un problema etico:

Dopo che l’esperienza mi insegnò che tutto quello che si incontra comunemente nella vita è vano e futile, vedendo che tutto ciò da cui temevo e che temevo non aveva in sé nulla né di bene né di male se non in quanto il mio animo se ne commuovesse, stabilii finalmente di ricercare se ci fosse un vero bene che si comunicasse a chi l’ama e ne occupasse da solo l’animo respingendo tutte le altre cose: se ci fosse qualcosa, trovata e ottenuta la quale, io potessi in eterno godere continua e somma letizia.

Statua di Spinoza ad Amsterdam

La ricerca del “vero bene”

La stessa vita di Spinoza, con il rifiuto dei beni materiali e il distacco da ciò che ci presenta la sorte, testimonia il tentativo di raggiungere con certezza questo bene vero ed eterno. La conoscenza razionale è necessaria per raggiungere questo fine: distaccarsi dai beni materiali e porsi nella dimensione eterna del vero bene, liberandoci dai pregiudizi e dall’immaginazione.

Quindi l’eterna ricerca umana del “vero bene”. Eppure, essendo stato uno dei maggiori esponenti del razionalismo del XVII secolo, e un precursore dell’Illuminismo, Spinoza non è tanto un figlio del suo tempo, ancora religioso e castigato, ma un vero e proprio avanguardista nel senso letterale del termine, da un certo punto di vista un antesignano del nostro mondo scientifico-razional-tecnologico, ciononostante non rinuncia alla ricerca di un vero bene, considerando sempre la ragione umana in rapporto a quella divina, per i laici potremmo dire: sovraumana, universale.

Statua di Spinoza ad Amsterdam

Baruch Spinoza e John Donne

Ecco, la differenza con ciò che l’umanità è divenuta in seguito sta tutta in quel: “in rapporto a”. Quando parliamo di libertà, di autodeterminazione, di realizzazione, dobbiamo sempre considerare che ognuno di noi vive “in rapporto a”. In rapporto al vero se stesso, in rapporto all’altro, in rapporto alla famiglia, alla società, ma anche alla natura nella sua interezza, al mondo, all’universo, in poche parole, in rapporto al Tutto.

John Donne, splendido poeta inglese di poco precedente a Spinoza (1572-1631), scrive:

“Nessun uomo è un’isola
Completo in se stesso
Ogni uomo è parte della terra
Una parte del tutto
Se una zolla è portata via dal mare
L’Europa risulta essere più piccola
Come se fosse un promontorio
Come se fosse una proprietà di amici tuoi
Come se fosse tua
La morte di ciascun uomo mi diminuisce
Perché faccio parte dell’umanità
E perciò non chiederti
Per chi suoni la campana
Essa Suona per te”

Da qui il titolo del celebre romanzo di Hemingway: “Per chi suona la campana”.

Se Spinoza quindi enuncia un sacro principio laico: “Essere ciò che siamo e divenire ciò che siamo capaci di divenire, è l’unico scopo della vita. Non si piange sulla propria storia, si cambia rotta”, John Donne da un’epoca antecedente (non c’è tempo che valga per le grandi anime), risponde: nessun uomo è un’isola. Quindi se è complesso definire ciò che siamo e ciò che potremo divenire, è certo che non siamo isole, che siamo sempre in “rapporto a”, e che non esiste mors tua vita mea, perché la campana, per chiunque suoni, suona per noi.

Ritratto del poeta John Donne dipinto da Isaac Oliver

Pensiero filosofico e Toscana, un connubio indissolubile

La nostra Toscana è quella che è per l’amore, la bellezza e l’armonia delle sue forme naturali. Ispirati da tanta magnificenza, grandi uomini come Spinoza sono vissuti qui e hanno pensato e creato in accordo con ciò che vedevano e sentivano dentro. Ossia erano ciò che erano e divenivano ciò che erano capaci di divenire. Se non erano soddisfatti di sé, cercavano di migliorare senza piangere sulla propria storia, semplicemente cambiando rotta. È così che sono vissuti e che hanno dato il loro meglio all’umanità: guardandosi dentro e recandoci in dono i loro tesori, quelli che avevano, quelli che potevano, in accordo coi solidi e profondi valori che li animavano.

Noi crediamo che in Toscana per molti versi sia ancora così, terra a misura d’uomo, per dire, che è ciò che è e che diviene ciò che è capace di divenire in armonia con se stessa. Terra che ha molto da insegnare a un mondo che invece pare proprio avere smarrito se stesso, il proprio senso, il senso del Tutto, ormai disancorato da ogni logica o valore positivo. Non a caso molte persone di successo vengono in Toscana per ritrovarsi: evidentemente altrove si sono smarriti. Questo, filosoficamente parlando, è la prova che il successo ha pochissimo valore se ottenuto fuori da se stessi e dal nostro armonico divenire.

Campo di olivi in Toscana

Il nostro miglior auspicio è che questo meraviglioso territorio possa riflettere nel mondo tutta la sua bellezza, tutta la sua classica armonia, così di poter compensare il vuoto, laddove ce ne sia bisogno.

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