La storia dei Medici: dalle origini all’estinzione della casata

Prima hanno governato Firenze, poi l’intera Toscana, dal 1434 al 1737: oltre trecento anni. Tre sono stai i papi medicei  – Leone X, Clemente VII, Leone XI –  e due le regine di Francia  – Caterina e Maria de’ Medici – .

Hanno promosso e favorito, come pochi altri mecenati, l’arte e la cultura, umanistica e scientifica, del loro tempo. Le fondamenta del patrimonio di molte delle più importanti istituzioni culturali di Firenze sono dovute a loro. Opere, palazzi, ville, musei, parchi, tutto, in Toscana, riecheggia della loro grandezza. Parliamo de Medici, la dinastia toscana che nei secoli ha cambiato il volto di un territorio donandogli un lustro e un prestigio mai più replicati.

Storia dei Medici: dalle origini all'estinzione della casata

Storia dei Medici: le origini

Non c’è traccia nelle origini dei Medici né di nobiltà né di importanti attitudini militari. Secondo alcune fonti il ceppo originario proverebbe dal contado del Mugello.
Al di là di storie, aneddoti e leggende o opinabili manoscritti seicenteschi come: “Origine e discendenza della casa dei Medici di Firenze”, che tendevano in modo sospetto a nobilitare le umili origini della famiglia, ci sono testimonianze più attendibili che fanno dubitare che i Medici si fossero insediati nel Mugello in epoca tanto antica.

Dal “Libro di Memorie” di Filigno de’ Medici, si apprende che insieme ai Sizi e ad altri fecero costruire a Firenze la torre del popolo di San Tommaso presso il Mercato Vecchio (oggi nella zona fra piazza della Repubblica e via de’ Medici). Si sa anche che fra il XII e il XIII secolo visse Giambuono, considerato il capostipite della stirpe e primo personaggio riconosciuto della storia dei Medici.

Tour dei borghi del Mugello tra storia e natura, alla scoperta di Palazzuolo sul Senio e Scarperia, 2 dei Borghi più belli d'Italia in Toscana.

Tre linee di discendenza medicea

Nella prima metà del XIII secolo, i Medici si divisero in tre linee di discendenza principali, facenti capo rispettivamente a Bonagiunta (ramo estinto nel 1363), Chiarissimo e Averardo.

Tra i discendenti è doveroso ricordare Ardingo, figlio del guelfo Bonagiunta, che pare essere stato il primo Medici ad assumere prestigiose cariche pubbliche come Priore delle Arti. Ma ancora eravamo agli albori di quella che sarebbe stata la più grande dinastia toscana.

L’ascesa economica-politica: Giovanni di Bicci (1360-1429)

Giovanni di Bicci de’Medici, appartenente al ramo centrale della famiglia, era uno dei 5 figli di Averardo di Bicci de’ Medici e di Jacopa (o Giovanna) Spini. Se dal padre ereditò poco, lo zio, Vieri de’ Medici, lo avviò al mestiere di banchiere. Nel 1397 la sede fu spostata a Firenze, nei pressi di Orsanmichele. Il capitale era di 10.000 fiorini, moneta d’oro a 24 carati di circa 3,537 grammi.

La storia dei Medici inizia nel Duecento con Giambuono dei Medici, ma il primo personaggio di rilievo storico che incontriamo è Giovanni dei Medici, fondatore del Banco dei Medic

Il Banco dei Medici, una delle prime banche toscane

Il Banco dei Medici fioriva a Firenze, a Venezia, a Napoli, ma era a Roma quello più fruttuoso, perché l’antipapa Giovanni XXIII aveva accordato a Giovanni la riscossione delle decime da cui ricavare una percentuale, il che accrebbe enormemente le finanze della famiglia.

La clientela dei Medici era la crème de la crème dell’Europa d’allora, tuttavia Giovanni si mantenne sempre umile e schivo e fu con lui che nacque quella saggia prudenza nei confronti delle invidie altrui che sarà una delle chiavi del trionfo del figlio Cosimo (che passerà alla storia come Cosimo il Vecchio).

Giovanni fu tre volte Priore dell’Arte del Cambio, membro dei Dieci di Balia nel 1419 e Gonfaloniere di Giustizia nel 1421. Le sue tendenze antioligarchiche, il patronato a favore della piccola e media borghesia e l’avere promosso un equa riforma del catasto gli valsero la fama di “amico del popolo”.

La storia dei Medici inizia nel Duecento con Giambuono dei Medici, ma il primo personaggio di rilievo storico che incontriamo è Giovanni dei Medici, fondatore del Banco dei Medic

Il consolidamento dei Medici: Cosimo il Vecchio (1389-1464)

Primogenito di Giovanni di Bicci e di Piccarda Bueri, Cosimo ricevette una solida cultura umanistica. Nel 1416, dopo lunghi viaggi in Europa, sposò la giovane Contessina de’ Bardi, rampolla di una delle più antiche e insigni famiglie di Firenze. Nel 1420, il padre Giovanni si ritirò dalla gestione attiva dell’economia familiare e lasciò il Banco in mano ai figli Lorenzo e Cosimo, il quale non esitò, per accrescere il potere e il denaro della famiglia, a ricorrere anche a dubbie pratiche clientelari e di corruzione.

Alla morte di Giovanni, nel 1429, Cosimo si ritrovò nelle vesti di capofamiglia e di rappresentante degli interessi medicei che a Firenze continuavano a cozzare con lo strapotere della fazione oligarchica guidata dagli Albizzi e dagli Strozzi.

Nel 3° capitolo sulla storia dei Medici, dopo aver raccontato le origini della dinastia e l'apertura del Banco Mediceo da parte di Giovanni di Bicci de' Medici, parliamo di suo figlio Cosimo il Vecchio.

Medici vs Strozzi e Albizi

Scampato a un’ingiusta incarcerazione e a un attentato, proprio da parte degli Albizi e degli Strozzi, Cosimo vagò per un po’ in varie città italiane in una sorta di esilio dorato, finché la sua astuzia e i suoi intrighi non gli permisero, nel 1434, di tornare a Firenze da vincitore, acclamato dal popolo che preferiva di gran lunga la tolleranza dei Medici al dispotismo di stampo reazionario degli Albizzi e degli Strozzi.

Spediti a loro volta gli avversari in esilio, nel tempo si affermò come arbitro assoluto della politica fiorentina, pur senza mai ricoprire cariche dirette, conducendo una vita appartata e modesta, come un privato cittadino: per lui fu coniato infatti il termine di “criptosignore”, ossia signore di fatto seppur non di diritto. A lui – altresì conosciuto con l’appellativo di “Pater Patriae” -, e all’ingegno di Marsilio Ficino, si deve la fondazione dell’Accademia neoplatonica, che tanta importanza ebbe nella vita artistica e culturale fiorentina.

La fine della famiglia Medici avviene con l'ascesa al potere degli Asburgo-Lorena a metà del 1700, dopo la firma del Patto di Famiglia

La magnificenza dei Medici: Lorenzo il Magnifico (1449-1492)

Morto Giovanni, secondogenito di Cosimo il Vecchio, nel 1463, e non potendo il primogenito Piero, detto “il gottoso”, succedergli a causa della malattia che lo affliggeva, il Pater Patriae” decise che i figli di Piero, Giuliano e Lorenzo, avrebbero affiancato il padre nella gestione della famiglia.

Lorenzo dei Medici (passato alla storia come Lorenzo il Magnifico), figlio di Piero di Cosimo de’ Medici e di Lucrezia Tornabuoni, era nato nel 1449 a Firenze, in Palazzo Medici Riccardi. Insieme al fratello Giuliano aveva ricevuto una profonda educazione umanistica e un’accurata preparazione politica. Dopo aver fatto il suo prezioso praticantato presso diverse corti italiane, nel 1466, a Roma, in accordo col papa Paolo II, firmò il contratto che assicurava ai Medici una partecipazione nelle miniere di allume scoperte a Tolfa.

Storia dei Medici, una delle più grandi dinastie italiane: il governo di Piero il Gottoso e l'ascesa di Lorenzo il Magnifico.

L’attentato a Piero il Gottoso

Lorenzo ebbe un ruolo importante e attivo nell’evitare che la congiura ordita da Luca Pitti contro il padre Piero andasse a buon fine, distinguendosi anche nella difesa della sua vita lungo la via che da Careggi portava a Firenze. Il padre, allora, fece sedere il diciassettenne Lorenzo al proprio posto nella Balìa e nel Consiglio dei Cento, un atto eclatante che trasferiva formalmente il proprio potere al figlio e lo indicava come suo degno successore.

Quindi Lorenzo, con l’approvazione della puntigliosa madre, Lucrezia Tornabuoni, sposò, per volere del padre, Clarice Orsini, rampolla di una delle più nobili casate romane: i Medici puntavano a entrare nella ristretta cerchia patrizia pontificia.

Storia dei Medici, una delle più grandi dinastie italiane: il governo di Piero il Gottoso e l'ascesa di Lorenzo il Magnifico.

Lorenzo dei Medici sale al potere

Morto Piero il Gottoso, nel 1469, il ventenne Lorenzo il Magnifico assunse il potere su Firenze insieme al fratello Giuliano. Così come il nonno e il padre, non accettò ufficialmente cariche pubbliche, desiderando essere considerato un semplice cittadino come gli altri.

Tra il 1469 e il 1472, Lorenzo riuscì a sopire tutte le rivalità tra le famiglie fiorentine così da diventare supremo arbitro in ogni questione.

Lorenzo il Magnifico, il simbolo dell'uomo del Rinascimento, nasce a Firenze da Pietro de Medici e Lucrezia Tornabuoni nel 1449

L’importanza della a congiura dei Pazzi nella storia dei Medici

Dopo aver sventato un colpo di stato e aver conquistato Volterra con una certa ferocia (che gli valse la riprovazione di molti), a 29 anni, dopo nove anni di governo, Lorenzo subì il più grave attacco nell’intera storia dei Medici, la cosiddetta Congiura dei Pazzi, nella quale morì il fratello Giuliano, e lui stesso venne ferito, uscendone eccezionalmente vivo.

In conseguenza della congiura, alla quale avevano partecipato alcuni suoi oppositori fiorentini con l’appoggio del papa e di altri stati italiani, il popolo di Firenze si schierò ancora più apertamente dalla sua parte. I suoi sostenitori (chiamati Palleschi in riferimento alle “palle” presenti nello stemma mediceo) punirono duramente i responsabili, dando a Lorenzo l’occasione di accentrare ancor più il potere nelle sue mani, attraverso una riforma delle istituzioni repubblicane, che divennero a lui subordinate.

Il Museo delle Cappelle Medicee di Firenze è una delle tappe obbligate per coloro che si trovano a visitare il capoluogo della Toscana.

Lorenzo il Magnifico, l’ago della bilancia della politica europea

Lorenzo fu uomo di grandissimo acume politico e diplomatico e riuscì sempre a ricucire i rapporti tra i riottosi stati italiani, favorendo la grande impresa di una pace generale in Italia, attraverso il concetto di coesistenza pacifica. Ma non solo, fu anche un personaggio di importanza internazionale, tanto da venir considerato dai vari sovrani d’Europa al pari di un monarca e da conquistarsi l’appellativo di “ago della bilancia”.

La sua duplice natura lo divideva tra politica, diplomazia e scienze umanistiche. La sua personalità letteraria fu di notevole levatura, tanto da pareggiare il suo ruolo politico. Si occupò anche di filosofia, di collezionismo, di arte in genere, ed è infatti grazie al suo interessamento che la Cappella Sistina, già affidata ad artisti umbri come il Perugino, viene poi affrescata dai migliori pittori fiorentini.

Nemico dichiarato di Lorenzo fu il frate domenicano Girolamo Savonarola che vedeva in lui un cultore del neo-paganesimo. Il Magnifico lo tollerò come se fosse un male minore, mantenendo col religioso comunque un rispetto reciproco, tanto che tra i due non ci fu mai uno scontro diretto.

Girolamo Savonarola instaurò a Firenze un governo teocratico

Storia dei Medici: dopo la morte di Lorenzo il Magnifico

Il primogenito di Lorenzo dei Medici e Clarice Orsini, fu Piero II dei Medici, detto “il Fatuo”, o “lo Sfortunato”, e già questi due epiteti la dicono lunga su quella che sarà la sua sorte. Privo di carisma e talento (lontanissimo dalla grandezza del padre) si rivelò un disastro in politica interna, estera, ma anche come mecenate: non seppe neppure intravedere il talento di Michelangelo al punto da arrivare a ordinargli, durante la grande nevicata del gennaio 1494, di realizzare un statua di neve.

A causa della sua incompetenza il fragile equilibrio degli staterelli italiani si sfarinò come creta secca. Un aneddoto narra che quando Carlo VIII di Francia attraversò le Alpi per riprendersi il Regno di Napoli, non solo Piero non si oppose al suo passaggio per i territori della Repubblica di Firenze, ma si umiliò davanti a lui in una tale resa incondizionata arrivando a inginocchiarsi per baciargli le babbucce. L’episodio, più o meno aneddotico, pare sia stato alla base della seconda cacciata dei Medici da Firenze per mano dello strano regime teocratico brevemente instaurato dal Savonarola.

Alla morte di Lorenzo il Magnifico, il potere passò a Piero dei Medici inaugurando un periodo nero della storia di Firenze e della Repubblica Fiorentina.

Quale Medici diventa papa?

Condannato al rogo Savonarola da papa Alessandro VI e morto ingloriosamente Piero il Fatuo che annegò nel fiume Garigliano durante uno spostamento di battaglia dell’esercito francese, l’autorità di capo-famiglia passò al cardinale Giovanni de’ Medici, quartogenito di Lorenzo il Magnifico e Clarice Orsini, il quale rientrò a Firenze nel 1512. Giovanni, grazie anche al sostegno del partito degli Orsini, nel 1513 fu eletto papa col nome di Leone X. Fu uno dei pontefici tra i più magnificenti, e grande protettore di artisti.

Dopo il breve pontificato di Adriano VI, fu eletto di nuovo al soglio un Medici, Giulio, che prese il nome di Clemente VII. Questi nominò nuovo signore della città di Firenze Alessandro detto il Moro, figlio di Lorenzo di Piero de’ Medici, duca d’Urbino (unico figlio di Piero II, nipote di Lorenzo il Magnifico), nonostante la sua pessima reputazione.

Alessandro il Moro fu il primo Duca di Firenze

Firenze: la trasformazione da Repubblica a Signoria

In seguito, alla notizia del sacco di Roma da parte dei Lanzichenecchi di Carlo V, Imperatore del Sacro Romano Impero, i fiorentini si ribellarono al Signore imposto dal papa e cacciarono i Medici per la terza volta.

Tuttavia l’Imperatore, dopo aver imprigionato il papa a Orvieto, si riconciliò con lui e lo aiutò a stabilire di nuovo Alessandro il Moro sul trono di Firenze, stavolta col titolo di Duca: si chiudeva così la lunghissima stagione della Repubblica Fiorentina che si trasformò in Signoria, sancendo definitivamente il dominio dei Medici sulla città.

Alessandro il Moro, vizioso e crudele, accentrò il potere nella sue mani, ma ben presto fu ucciso a soli 26 anni da un sicario del geloso Lorenzaccio, suo cugino.

Maria Soderini, madre di Lorenzino dei Medici, detto Lorenzaccio, è descritta dalle cronache come una delle donne più belle di Firenze

Nasce il Granducato di Toscana: Cosimo I (1519-1574)

La storia dei Medici e di Firenze ha qui una svolta inaspettata. La città infatti scelse (inaspettatamente) come guida un ragazzo di soli 18 anni, Cosimofiglio di Giovanni delle Bande Nere (figlio di Caterina Sforza e Giovanni dei Medici detto “il Popolano”) – appartenente al ramo cadetto della stirpe medicea, quello dei popolani –  e di Maria Salviati, (figlia di Lucrezia dei Medici, primogenita di Lorenzo il Magnifico).

Ma Cosimo non si rivelò affatto quel povero burattino da manovrare come avrebbero creduto gli scaltri notabili fiorentini che l’avevano richiamato a Firenze dal Mugello. Ben presto, con grande forza, il giovane Cosimo s’impadronì del potere assoluto. La famiglie più importanti, come gli Strozzi, strinsero varie alleanze e gli mossero guerra, ma lui si sbarazzò di loro presso la Rocca di Montemurlo, mentre i capi vennero imprigionati nel Bargello e poi decapitati.

La Normale di Pisa si trova in Piazza dei Cavalieri ed è una scuola d'eccellenza in Toscana. Ma perchè la Normale di Pisa si chiama così?

Il matrimonio tra Cosimo I ed Eleonora di Toledo

Nel 1539, Cosimo sposò Eleonora di Toledo, figlia di Don Pedro Alvarez di Toledo, marchese di Villafranca e Viceré spagnolo di Napoli, ereditando, tra l’altro, la sua ingente ricchezza. Tra loro fu un grande amore, nient’affatto d’interesse.

Sotto il suo governo la Toscana divenne a poco a poco uno stato moderno, ben amministrato. La famiglia Medici era di nuovo saldamente al potere come forse mai lo era stata neanche sotto Lorenzo il Magnifico. Le alleanze funzionavano, l’ordine era pienamente ristabilito e Cosimo I si dimostrava anche un importante mecenate.

Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I, fu la prima donna ad abitare dentro Palazzo Vecchio, nonché colei che decise la costruzione del giardino di Boboli.

Cosimo I, il primo Granduca di Toscana

Ampliò Palazzo Pitti, nell’Oltrarno, trasformandolo nella sua nuova abitazione, e lo collegò, tramite il corridoio vasariano, a Palazzo Vecchio, che in seguito sarebbe divenuta la sua residenza ufficiale: “L’état, c’est moi”, pareva dire. Portò a termine anche il Giardino di Boboli e ospitò a corte artisti d’immenso valore come Vasari, Bronzino, Ammannati, Cellini.

Nel 1569 ottenne il titolo di Granduca di Toscana da papa Pio V. Nel 1564, tuttavia, soprattutto per il dolore causato dalla prematura scomparsa della moglie e di due dei suoi figli, di cui uno prediletto, abdicò in favore del figlio Francesco. Si spense nel 1574, all’età di 55 anni.

Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I de' Medici, fu la prima donna ad abitare Palazzo Vecchio, nonché colei che decise la costruzione del Giardino di Boboli.

Granduca Francesco I dei Medici (1541-1587)

Figlio primogenito di Cosimo I, secondo Granduca di Toscana, per certi aspetti fu simile al padre, talvolta dissoluto e dispotico, ma con una vena molto più crepuscolare ed esoterica che lo spingeva a demandare le faccende di governo a una fitta rete di oscuri funzionari.

Emblematico fu lo Studiolo di Palazzo Vecchio, permeato della cultura iniziatica e alchemica dell’epoca, o la magnifica Villa di Pratolino, dove tutto doveva essere sorpresa e meraviglia per i cinque sensi.

La Villa medicea di Pratolino, oggi Villa Demidoff, è stata fondata dal Granduca Francesco I.

Giovanna d’Austria e Bianca Cappello

Quella dei Medici era ormai una casata alla pari con le altre regnanti europee, tanto che Francesco ricevette in sposa la sorella dell’Imperatore Massimiliano II, Giovanna d’Austria. Il matrimonio, nonostante i molti figli (6 femmine più un maschio morto prematuro) non fu felice: Francesco si era innamorato della veneziana Bianca Cappello, a sua volta sposata, con cui visse una sfrontata e mal vista (a Firenze) storia d’amore.

Dopo anni di clandestinità, nel 1579 i due rimasero entrambi vedovi e poterono finalmente risposarsi. Il loro idillio durò però solo fino a una notte di ottobre del 1587, quando entrambi morirono a poche ore di distanza l’una dall’altro tra lancinanti spasmi di febbre malarica o, forse, a causa del veleno che potrebbe avergli somministrato il cardinale Ferdinando, suo fratello e suo successore.

Francesco I dei Medici, figlio di Cosimo I, fu il Granduca appassionato di magia, colui che col Buontalenti creò la Porcellana dei Medici

Granduca Ferdinando I (1549-1609)

Il cardinale Ferdinando, secondogenito di Cosimo I, grazie alla dispensa papale, salì al governo del Granducato di Toscana col nome di Ferdinando I.
Non è certo se ebbe parte o meno nella strana morte del fratello Francesco e di Bianca Cappello (che lui non sopportava: la “pessima Bianca” la chiamava), ma è sicuro che riprese in mano le redini del governo e restituì ordine al paese.

Promosse una riforma fiscale, sostenne il commercio, incoraggiò il progresso tecnico-scientifico e realizzò grandiose opere pubbliche come la bonifica della Val di Chiana e il potenziamento del porto e delle fortificazioni di Livorno, rendendolo uno dei più attivi porti commerciali del Mediterraneo.

Fu con lui, grazie anche alla collaborazione con l’architetto Bernardo Buontalenti, che tutto il sistema delle ville medicee raggiunse la massima estensione e il più grande splendore di tutta la storia dei Medici.

Francesco I dei Medici, figlio di Cosimo I, fu il Granduca appassionato di magia, colui che col Buontalenti creò la Porcellana dei Medici

Come finisce la storia dei Medici

Alla morte di Ferdinando I successe al governo del Granducato di Toscana Cosimo II, figlio primogenito di Ferdinando e di sua moglie Cristina di Lorena, figlia del duca Carlo III. E sarà proprio con la morte di Cosimo II che la casata inizierà il suo lento declino verso la fine della storia dei Medici.

Uomo capace e intelligente – ebbe un grande precettore e amico, Galileo Galilei -, Cosimo II fece chiudere il secolare Banco de’ Medici, ritenuto ormai attività indegna per un regnante. La sua debolezza fisica lo spinse tuttavia a delegare gran parte degli affari di stato e a dettare precise disposizioni per la reggenza successiva, affidata alla madre Cristina di Lorena e alla moglie Maria Maddalena. Le disposizioni furono però disattese.

Cristina di Lorena, nipote di Caterina de'Medici, moglie del Granduca Ferdinando, strinse amicizia con Galileo Galilei, precettore dei figli

Dopo la morte di Cosimo II dei Medici

Dopo la morte di Cosimo II, la moglie, Maria Maddalena d’Austria, la madre, Cristina di Lorena, e la moglie di Ferdinando II, Vittoria della Rovere, influenzate da consiglieri ecclesiastici, dettero vita a uno Stato sempre più dichiaratamente religioso che, al posto di una sana morigeratezza dei costumi scadde via via nel vieto conformismo e nella bigotteria.

L’amministrazione divenne sempre più gravemente deficitaria, lontanissima dai fasti del passato, il cui massimo emblema è rappresentato dal lungo e triste governo di Cosimo III, ormai incurante delle pressanti richieste del suo popolo – che versava nella miseria più nera a causa delle esose tasse che gli venivano imposte – a cui rispondeva crudelmente con l’odioso sfarzo della sua corte.

Cristina di Lorena, nipote di Caterina de'Medici, moglie del Granduca Ferdinando, strinse amicizia con Galileo Galilei, precettore dei figli

L’ultima generazione dei Medici

In seguito alla sua scomparsa si pose il grave problema della successione: dei suoi tre figli, il maggiore, il Gran Principe Ferdinando, morì a 50 anni di sifilide, senza eredi; sua sorella, Anna Maria Luisa, era sterile e il fratello Gian Gastone era omosessuale.

Dopo oltre 300 anni di dominio dei Medici in Toscana eravamo giunti alla fine: i sovrani europei decisero a tavolino la sorte del Granducato che alla morte di Gian Gastone passò agli Asburgo-Lorena, nonostante le varie rivendicazioni e rimostranze dei rami cadetti tra cui quello, ancora esistente, dei Medici di Ottajano, discendente in via lineare materna, addirittura da Lorenzo il Magnifico.

Anna Maria Luisa dei Medici è l'ultima discendente dei Medici

Anna Maria Luisa dei Medici (1667-1743)

Eppure tra i personaggi ricordati ce n’è uno, Anna Maria Luisa, sorella di Gian Gastone, che ebbe un merito gigantesco: nel 1737 stipulò coi Lorena il cosiddetto “Patto di Famiglia” il quale prevedeva che essi non potessero trasportare «o levare fuori della Capitale e dello Stato del Granducato… Gallerie, Quadri, Statue, Biblioteche, Gioje ed altre cose preziose…affinché esse rimanessero per ornamento dello Stato, per utilità del Pubblico e per attirare la curiosità dei Forestieri».

Questo patto venne rispettato alla lettera dai nuovi granduchi e la loro lealtà permise a Firenze di non perdere nessuna opera d’arte.
Se oggi Firenze è una della più grandi capitali dell’arte e della cultura del mondo, lo dobbiamo a lei, ad Anna Maria Luisa, verso la quale saremo per sempre in debito. Finisce così la gloriosa storia dei Medici, indubbiamente la più grande dinastia toscana di tutti i tempi.

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Scrittore & Ambassador of Tuscany
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