21 Novembre 2024 2024-11-19T13:29:32+01:00 Storia del Granducato di Toscana: l’era dei Medici TuscanyPeople Redazione TuscanyPeople Share: Un viaggio nel tempo lungo gli anni del Granducato di Toscana. Scopri la storia di questo antico Stato italiano e immergiti nella ricchezza della cultura toscana 290 anni di Granducato di Toscana Il Granducato di Toscana fu un antico Stato italiano durato 290 anni, tra il 1569 e il 1859, e creato il 27 agosto 1569 grazie a una bolla di papa Pio V, dopo la conquista della Repubblica di Siena da parte dei Medici, reggitori della Repubblica di Firenze, nella fase conclusiva delle guerre d’Italia del XVI secolo. La nascita del Granducato di Toscana sotto i Medici Ma se vogliamo capire meglio la nascita del Granducato di Toscana dobbiamo tornare indietro di qualche anno, quando sul finire del quarto decennio del XVI secolo – in seguito all’assassinio del Duca Alessandro dei Medici a opera di Lorenzino, detto per questo Lorenzaccio – un giovanissimo Cosimo I de’ Medici di soli 18 anni varca le porte di Firenze. Figlio di Giovanni delle Bande Nere, appartenente al ramo cadetto della stirpe medicea, quello dei popolani, e di Maria Salviati, nipote di Lorenzo il Magnifico, veniva dal Mugello, ed era un tipo schivo, introverso, apparentemente modesto. Sconosciuto ai più, giunse insieme a un seguito di pochi servi, e agli occhi dei notabili fiorentini sembrò subito perfetto per il ruolo che avrebbero voluto ritagliargli: un debole burattino da manovrare a piacimento dietro le quinte. Non potevano sbagliarsi di più. Il timido ragazzo nascondeva tutt’altra tempra da quella che immaginavano. Nel giro di pochi anni il nuovo duca riuscì infatti a imporre un modello statuale caratterizzato dall’esercizio diretto e personale del potere, accentrando nelle proprie mani non solo il potere legislativo ma anche l’amministrazione ordinaria. Cosimo I sposa Eleonora di Toledo e poi diventa Granduca di Toscana Ma un degno Duca necessitava di una degna Duchessa. Dopo aver infruttuosamente tentato di sposare Margherita d’Austria, figlia dell’imperatore Carlo V d’Asburgo, nel 1539 Cosimo I sposò Eleonora di Toledo, figlia di Don Pedro Alvarez di Toledo, marchese di Villafranca e Viceré spagnolo di Napoli, ereditando, tra l’altro, la sua ingente ricchezza. Avevano, lui, 20 anni, lei, 17 e, pur se sarebbe potuto sembrare il classico matrimonio d’interesse, in realtà si amarono follemente per tutta la vita ed ebbero 11 figli. Tra mille alleanze e battaglie vinte, ecco che il 27 agosto 1569 arriva anche la bolla emessa da papa Pio V: dopo aver tentato, senza successo, di ottenere il titolo di Re, o se non altro di Arciduca, da Papa Paolo IV, Cosimo riuscì a conseguire il titolo di Granduca da Pio V per aver messo a disposizione la sua flotta nella lotta della Lega Santa contro l’avanzata ottomana. Fu incoronato a Roma dal Papa stesso. Spagna e Austria inizialmente non lo riconobbero, perché il diritto a concedere l’investitura sarebbe spettato solo all’Imperatore, ma Francia e Inghilterra accettarono il suo nuovo titolo, e a poco a poco tutti gli stati europei finirono per riconoscerlo come Granduca di Toscana. Purtroppo, però, neppure questa nuova gloria rallegrò più di tanto il suo carattere introverso e al tempo burrascoso. Sette anni prima, durante un viaggio in Maremma, l’amatissima moglie Eleonora era morta di malaria insieme a due dei suoi figli, tra cui il più adorato, e da allora le vuote stanze di Palazzo Pitti erano risuonate per lui soltanto di tristezza e desolazione. Così, nel 1564, aveva abdicato a favore del figlio Francesco e si era ritirato nella sua villa di Castello. Sotto Francesco I°, figlio di Cosimo, il Granducato vive una fase di stallo Il primogenito di Cosimo, Francesco I, malgrado la pesante eredità lasciatagli dal padre nel governo del neonato stato, mostrò sempre scarso interesse per la politica e l’amministrazione, preferendo dedicarsi alle scienze e ai suoi interessi personali, tra cui l’occultismo. L’amministrazione del Granducato di Toscana venne via via sempre più delegata a dei burocrati che adottarono una gestione asettica, proseguendo sostanzialmente la linea politica intrapresa da Cosimo I con l’alleanza asburgica, cementata dal matrimonio tra il granduca in carica e Giovanna d’Austria. Francesco I è tuttavia ricordato in particolar modo per essere morto il giorno stesso della sua seconda moglie, Bianca Cappello, scatenando voci di omicidio per avvelenamento da parte del fratello minore, il cardinale Ferdinando I – col quale non correva buon sangue – presso la villa di Castello dove i coniugi soggiornavano. Con Ferdinando I° il Granducato rifiorisce Salito al trono di Toscana, Ferdinando I si dimostrò, al contrario del fratello, un ottimo statista nel governo del territorio. Da subito s’impegnò in una serie di opere pubbliche a beneficio del popolo: avviò la bonifica delle paludi toscane, costruì una rete stradale nella parte meridionale della regione e permise a Livorno di fiorire come polo commerciale di grande rilievo. Per aumentare l’industria serica toscana supervisionò personalmente la piantumazione di gelsi (necessari per l’alimentazione dei bachi da seta) lungo le strade principali del Granducato di Toscana, sull’esempio di quanto accadeva a Milano. Lentamente, ma progressivamente, spostò gli interessi della Toscana lontano dall’egemonia asburgica sposando la prima non asburgica dall’epoca di Alessandro de Medici, Cristina di Lorena, nipote di Caterina de Medici, regina di Francia. La reazione spagnola (anche la Spagna era governata dagli Asburgo) si sostanziò nella costruzione d’una cittadella fortificata all’isola d’Elba. Per rafforzare questo nuovo orientamento della diplomazia toscana fece sposare la nipote Maria, figlia minore del defunto Francesco, col re Enrico IV di Francia che affermò la sua intenzione di difendere la Toscana a ogni costo, in particolare dalle possibili aggressioni della Spagna. Le crescenti pressioni politiche da parte della Spagna, comunque, costrinsero Ferdinando a ritrattare le proprie posizioni e a far sposare il suo primogenito, Cosimo, con l’arciduchessa Maria Maddalena d’Austria, la cui sorella era, appunto, regina consorte di Spagna. Firenze e la Toscana sotto Ferdinando I Ferdinando sponsorizzò personalmente una spedizione coloniale nelle Americhe per stabilire un insediamento toscano nell’area corrispondente all’attuale Guiana francese. Malgrado tutti questi incentivi alla crescita economica e alla prosperità, la popolazione di Firenze all’inizio del XVII secolo era di appena 75.000 cittadini, ben al di sotto di molte altre città importanti in Italia come Roma, Milano, Venezia, Palermo e Napoli. Francesco e Ferdinando disposero entrambi di notevoli ricchezze personali, dal momento che non vi fu mai (forse intenzionalmente) una netta distinzione tra il patrimonio personale del granduca e quello dello stato. Del resto, solo il granduca aveva il diritto di sfruttare le risorse di sale e minerarie presenti in tutto il paese, e quindi è comprensibile come le fortune dei Medici fossero direttamente legate a quelle dell’economia toscana. Ferdinando, che per salire al trono aveva rinunciato al cardinalato, continuò anche come granduca a esercitare una notevole influenza sui conclavi pontifici svoltisi durante il periodo del suo governo. Nel 1605 Ferdinando riuscì a proporre il suo candidato, Alessandro de Medici, per l’elezione col nome di Leone XI, ma questi morì a meno di un mese di distanza. Il successore, Paolo V, si dimostrò comunque favorevole alla politica dei Medici. Cosimo II, l’ultimo Granduca Medici di spessore Alla morte di Ferdinando I, nel 1609 successe al governo del Granducato di Toscana Cosimo II, figlio di Ferdinando e di Cristina di Lorena, figlia del duca Carlo III. Uomo capace e intelligente – ebbe come precettore Galileo Galilei –, Cosimo II fece chiudere il secolare Banco de’ Medici, ritenuto ormai attività indegna per un regnante. La sua debolezza fisica lo costrinse tuttavia a delegare gran parte degli affari di stato e a dettare precise disposizioni per la reggenza successiva, affidata alla madre Cristina di Lorena e alla moglie Maria Maddalena. Le disposizioni furono però disattese Purtroppo è proprio con la sua morte, nel 1621, che la casata inizierà il suo lento declino. Inizia un lungo periodo di decadenza Dal Seicento il Granducato visse quel periodo di lenta decadenza che caratterizzò anche il resto della penisola italiana: stagnazione dei commerci, pestilenze e provincialismo. La casa regnante non solo non seppe porre rimedio a questi problemi, anzi, ne accelerò addirittura l’impatto grazie a un governo mediocre, caratterizzato da irresolutezza, matrimoni combinati (mal assortiti o incautamente accordati) e grevi influenze di consiglieri interessati. Il regno di Ferdinando II Ferdinando II subentrò come Granduca di Toscana al padre Cosimo II nel 1621, a soli 11 anni. Il potere effettivo fu esercitato, fino alla maggiore età da una reggenza di cui facevano parte la madre Maria Maddalena d’Austria, e la nonna, Cristina di Lorena. Ferdinando, come i suoi predecessori, perseguì una politica di equilibrio nei confronti delle grandi potenze. Sposò Vittoria della Rovere, erede dell’ultimo Duca di Urbino, e per questo si mise in urto con papa Urbano VIII. Il conflitto gli creò poi difficoltà nel difendere Galileo, quando questi cadde in disgrazia presso il pontefice. Nel governo Ferdinando II fu coadiuvato dai fratelli Mattias, Giovan Carlo e Leopoldo, a cui fu sempre molto legato. Si dimostrò un buon sovrano, in particolare nei momenti di pericolo, come negli anni della peste del 1629-1631. In questo periodo, oltre a promulgare importanti leggi di salute pubblica, lui stesso era solito girare per la città, mostrandosi fra la gente per aiutarla e incoraggiarla. Al nome di Ferdinando II è legato anche il processo a Galileo, celebrato nel 1633 e terminato con la condanna e l’abiura. Il granduca era stato discepolo e protettore di Galileo e, pur non potendo opporsi alle richieste del Sant’Uffizio, cercò comunque di alleggerire il più possibile il suo protetto durante i duri mesi romani di prigionia, aiutandolo in più modi anche successivamente. Cosimo III, penultimo Granduca Medici: la caduta degli dei Alla morte di Ferdinando II, il figlio Cosimo divenne il granduca Cosimo III. Governò per 53 anni, dal 1670 al 1723, e ottenne così il primato per il regno più lungo nella storia della Toscana. La sua era fu caratterizzata da un forte declino politico ed economico, inasprito dalle campagne persecutorie nei confronti degli ebrei e verso chiunque non si conformasse alla rigida morale cattolica che ormai vigeva nella casata. Il 17 aprile 1661 sposò, per convenzione, Marguerite Louise d’Orléans, cugina di Luigi XIV. Il suo fu considerato come uno dei matrimoni peggiori nella storia dei Medici. La forte incompatibilità dei caratteri, portò infatti la granduchessa, prima a rifiutare ogni forma di convivenza con Cosimo, poi a tornare in Francia, dove morì. La coppia, nonostante le tribolazioni, ebbe tre figli: Ferdinando, nel 1663, Anna Maria Luisa, nel 1667, e Gian Gastone, nel 1671. Nei suoi ultimi anni Cosimo III, di fronte al rischio concreto di estinzione della propria casata, data anche la cagionevole salute di Gian Gastone, cercò di far nominare sua figlia, Anna Maria Luisa, come sua erede universale. L’imperatore Carlo VI d’Asburgo però non lo permise. Alla sua morte, nel 1723, le paure di Cosimo III divennero fondate: gli succedette il figlio Gian Gastone, ossia l’ultimo Granduca della dinastia medicea. Con Giangastone la grande dinastia toscana si estingue Gian Gastone viene descritto come sprezzante dei nobili e attratto solo dai ragazzi di strada che gli venivano procurati da Giuliano Dami, uno dei suoi primi amanti, suo consigliere e complice per tutta la vita. Incapace, come gli ultimi suoi ascendenti, di gestire con fermezza il potere, cercò di condividerlo con la sorella, Anna Maria Luisa, e la cognata, affidando loro i compiti inerenti alle relazioni sociali e agli obblighi della vita di corte che le due, peraltro, seppero svolgere brillantemente. Per sé ritagliò il ruolo di recluso dorato che gli si addiceva alla perfezione. Era indolente, incline al bere, al vizio, intratteneva ambigui rapporti coi cosiddetti “ruspanti”, che gli si concedevano per un ruspo alla settimana, ovverosia un “fiorino gigliato”, soldo creato a Firenze da Cosimo III. Eppure anche lui, qualche merito ce l’ha. Eliminò gli abusi che avevano lacerato il tessuto della società fiorentina sotto il governo del padre, licenziando le spie e i fruitori di “pensioni di credo”, cioè tutti quegli ebrei, turchi, cattolici eterodossi e protestanti che, per il bigottismo di Cosimo III, erano stati indotti a convertirsi alla fede cattolica dietro compenso in denaro. Inoltre, durante il suo regno non fu mai eseguita una sola condanna a morte. Morì, dopo tante tribolazioni, il 9 luglio 1737. Caro lettore, cara lettrice se questo articolo sulla storia del Granducato di Toscana ti è piaciuto potresti anche lasciarci un commento qui sotto, su FB, su IG, oppure condividerlo tramite il pulsante WhatsApp. Foto di copertina Anton Volnuhin su Unsplash Riproduzione Riservata ©Copyright TuscanyPeople Share: Informazioni sull'autoreRedazione TuscanyPeopleBlogger & Ambassador of Tuscany [fbcomments url="https://www.tuscanypeople.com/storia-del-granducato-di-toscana-era-dei-medici/" width="100%" count="on" num="3"]