2/7 Gli etruschi furono i primi grandi enologi ante litteram

Gli Etruschi impararono dai Greci a fare il vino

Il vino etrusco era molto prezioso e veniva esportato in capienti anfore, soprattutto attraverso i commerci marittimi, non solo nel bacino del Mediterraneo ma, in particolar modo fra il 625 e il 475 a.C., al di là delle Alpi e verso il Nord Europa. Gli Etruschi cedevano vino in cambio di metalli, sale, corallo e schiavi. Secondo Diodoro Siculo, i Galli pagavano senza problemi uno schiavo per un’anfora di vino. Secondo Livio, l’attrazione per questa bevanda avrebbe contribuito addirittura a indurre i Celti a invadere l’Etruria nel IV sec. a.C.. Mentre i Romani, fin dall’età dei primi re, dall’incontro politico e culturale con gli Etruschi appresero le loro tecniche vinicole.

Maturazione del vino: quando invecchiare non è poi così male

Serie di anfore romane di terracotta

Come gli Etruschi vinificavano il vino: una tecnica raffinata, addirittura a caduta

Gli Etruschi producevano un vino giallo dorato, aromatico e molto profumato. Era comunque simile al succo d’uva, anche se talvolta più liquoroso di quello che siamo abituati a bere oggi. Il sistema di vinificazione aveva luogo in cantine scavate nel tufo e realizzate su tre piani. L’uva si pigiava a livello del suolo (primo livello) e il mosto, attraverso apposite tubature di coccio, colava nei tini disposti nei locali sottostanti (secondo livello) in cui fermentava. Un sistema a caduta, quindi, come sta tornando in voga negli ultimi anni presso molte cantine di qualità. Dopo la svinatura, il vino etrusco veniva trasferito a un livello ancora più profondo (terzo livello), adatto per la maturazione e la lunga conservazione.

Scopri le raffinate tecniche di vinificazione etrusche a pagina 3

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Scrittore & Ambassador of Tuscany
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