La storia delle vie di Firenze si compone di moltissimi tasselli: da quelli più conosciuti riguardanti i grandi eventi della Storia e i signori che vivevano nei palazzi, a quelle più piccoli, fatti di quotidianità e persone comuni. Oggi è proprio di queste vie del centro di Firenze che vi voglio raccontare, quella dei canti e dei chiassi fiorentini.

Storia delle vie di Firenze: cosa sono i canti ed i chiassi fiorentini

Cosa sono i canti delle vie del centro storico fiorentino

Canto, dal greco kanthos, angolo, nella Firenze antica indicava l’angolo che si forma dall’incrocio di due strade. I canti a Firenze, in cui spesso erano collocate logge, conventi, botteghe, o rinomate spezierie, rappresentavano punti cruciali della vita cittadina. Ancora oggi, alla confluenza di molte strade – di canti ce ne sono oltre 100 -, si trovano le vecchie targhe che non di rado riportano i nomi e gli stemmi di illustri famiglie che vantavano proprietà nei pressi.I canti nelle vie storiche di Firenze sono gli angoli delle strade

Cosa sono i chiassi delle vie del centro storico fiorentino

Il chiasso, invece, nella storia delle vie di Firenze si può dire che fosse quasi l’opposto. Nati in età medievale, i chiassi s’infiltravano nell’ordinato reticolo della città romana col loro percorso tortuoso, e in genere erano considerati meno importanti dei vicoli.

La Treccani definisce il chiasso come un “vicoletto, una viuzza, dal latino classis, ossia: sezione, una piccola parte di qualcosa”. Altri dizionari lo decretano come strada breve, sudicia e mal frequentata. Negli usi del termine, l’Accademia della Crusca lo cita anche come sinonimo di bordello, da cui “andar per chiasso”, ossia recarsi nelle case delle meretrici, a cui si aggiungono altri utilizzi quali “burla” e “rumore”.

“Vedi, ch’egli è come pisciar ‘n un chiasso.” – dice Antonfrancesco Grazzini, detto il Lasca, poeta e scrittore fiorentino del XVI secolo e cofondatore dell’Accademia degli Umidi prima, e dell’Accademia della Crusca, poi – “Chiasso e chiassuolo si dice a certi viuzzi stretti della città i quali sono per ordinario ricettacolo d’ogni immondezza, per cui s’intende fare un’ignominia…”.

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I chiassi ed i canti nella storia delle vie di Firenze nel centro storico.

Sia canti che chiassi, pur così diversi tra loro, fanno comunque parte della storia delle vie di Firenze che nasconde quella parte verace e ricolma di vita vissuta dalle persone comuni, fuori dalle mura dei sontuosi palazzi.

Storia delle vie di Firenze. I canti fiorentini da visitare

All’angolo di via dell’Agnolo con via de’ Pepi, nel quartiere di Santa Croce, in Borgo Allegri, c’è, ad esempio, il Canto della Briga, che molto probabilmente deriva da “attaccar briga”, ossia litigare. La zona di residenza popolare, dove i litigi anche maneschi o addirittura armati, erano all’ordine del giorno, avrebbe impresso, quindi, il nome al canto.
A fare da contraltare, il Canto alla Pace, all’angolo di via de’ Pilastri con via di Mezzo e Piazza Sant’Ambrogio, il cui nome deriva dalla Compagnia di San Michele Arcangelo che aveva la propria sede nel piccolo oratorio vicino. La compagnia era detta appunto “della pace”, perché tra i suoi compiti c’era anche quello di porre fine alle dispute tra gli attaccabrighe.I canti nelle vie storiche di Firenze sono gli angoli delle strade

I chiassi fiorentini da visitare

Di chiassi a Firenze, ce ne sono ancora tanti tra le vie del centro, alcuni sono chiusi da cancelli, altri, a causa delle demolizioni di fine Ottocento, sono del tutto scomparsi.
Per toccare con mano (o meglio con piede) questa parte della storia delle vie di Firenze, vi consigliamo di attraversare il Chiasso degli Altoviti e il Chiasso dei Borgherini. Il primo – dritto, lungo circa 40 mt – va dal Lungarno degli Acciaioli a Borgo Santissimi Apostoli, mentre poco più avanti, sul Lungarno, gli corre parallelo, ma molto più breve, quello dei Borgherini che si apre sulla piazza del Limbo. Entrambi presero il nome dagli antichi e rispettivi casati.

Il Chiasso degli Altoviti si chiamava in precedenza della Vergine Maria, nome che cambiò proprio perché fu inglobato tra i fabbricati e i palazzi presso l’Arno e in Borgo SS. Apostoli, di proprietà dell’antica famiglia di stirpe longobarda stabilitasi a Firenze nel XII secolo. L’interno del chiasso si presenta con la caratteristica struttura: la strada scorre stretta tra due pareti di caseggiati, con sporti aggettanti che lo chiudono in alto, ma non per tutta la lunghezza, e con finestre che vi si affacciano.

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I chiassi ed i canti nella storia delle vie di Firenze nel centro storico

Diversa la struttura del Chiasso Borgherini che si apre sul Lungarno coi tre sporti da cui è ricoperto quasi fino allo slargo in piazza del Limbo. Originaria di Cerreto Guidi, anche la casata dei Borgherini costruì i propri palazzi in Borgo SS. Apostoli. Il loro cinquecentesco fabbricato, oggi Rosselli del Turco, fu costruito da Baccio d’Agnolo tra Borgo Santissimi Apostoli e piazza del Limbo, a cui fu poi aggiunto un giardino dalla cui fioritura prese il nome l’attigua Via del Fiordaliso o fleur de lis, fior di giglio.

Storia delle vie di Firenze: il Canto dei Diavoli

Tornando ai canti, eccone un altro interessante, all’angolo tra via de’ Vecchietti e via Strozzi: il Canto dei Diavoli. Tra le leggende che si intrecciano con la vera storia delle vie di Firenze, si racconta che qui, davanti al domenicano San Pietro Martire, intento a una predica, sarebbe apparso un cavallo nero, poi lanciatosi al galoppo contro la folla dei fedeli riunita per ascoltare le sue parole. Il predicatore si sarebbe allora fatto il segno della croce mettendo così in fuga la bestia rivelatasi il demonio sotto mentite spoglie. Il cavallo dal manto oscuro sarebbe poi scomparso nel nulla proprio davanti al cantone di via de’ Vecchietti.Stauta del satiro in Canto dei Diavoli a Firenze

Nel 1578 il mecenate Bernardo Vecchietti incaricò Giambologna di rinnovare il suo palazzo. Per l’occasione, lo scultore fiammingo modellò anche due diavoletti, dei quali è rimasta solo una copia oggi esposta al Museo Bardini, mentre una sua riproduzione campeggia sull’angolo del palazzo. Secondo alcuni la statuetta, che in realtà rappresenta un satiro, sarebbe ispirata al Canto dei Diavoli.

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