24 Ottobre 2024 2024-10-22T16:37:12+02:00 L’affascinante storia della città di Grosseto TuscanyPeople Tommaso Baldassini Share: Immergiti nella storia di Grosseto, città toscana dalla lunga tradizione. Scopri le sue origini e lasciati affascinare dalle sue bellezze artistiche. La Grande Storia da cui nascono le città toscane In questo articolo vi raccontiamo la storia di Grosseto, una delle città capoluogo di provincia della Toscana. Le città toscane sono universalmente note come città d’arte. Non importa spendere tante parole per Firenze, Siena, Pisa, Lucca, Arezzo o Pistoia, conosciute in tutto il mondo, ma desideriamo sottolineare che anche Livorno, Grosseto, Massa-Carrara e Prato, meno famose da questo punto di vista, hanno molto da dire, e non per dire, mi perdonerete il facile calembour. Questo accade perché ogni centro urbano toscano, grande o piccolo che sia, ha alle spalle una sua storia, spesso antica, che nella maggioranza dei casi risale al Basso Medioevo, se non all’Alto Medioevo, e non di rado si perde tra originari insediamenti etrusco-romani. Sì perché alla fin fine è intuitivo come sia proprio la storia centenaria, se non millenaria, a dotare un luogo di quelle creazioni artistiche, di quei sapori, di quei colori, di quegli odori, di quell’autenticità, o forse potremmo anche azzardare: di quella dimensione atemporale che afferisce alla vera bellezza, di cui città di nuova generazione possono beneficiare solo in forme diverse. Una rubrica sulla storia dei 10 capoluoghi di provincia toscani all’interno di TuscanyPeople La storia, dunque, dicevamo. La storia come memoria, come racconto di altre epoche in cui gli uomini vivevano diversamente, come le nostre più profonde radici da cui trarre spunto anche per il presente: perché seppure abbiamo lo sguardo rivolto al futuro, è il passato che c’insegna come osservarlo. Ed è proprio della storia delle città toscane che oggi inizieremo a trattare, in quella che potrebbe essere definita una rubrica specifica all’interno della nostra rivista, attraverso la quale passeremo in rassegna in 10 articoli diversi i 10 capoluoghi di provincia toscani. Iniziando dalla storia di Grosseto. La storia di Grosseto e le sue inclite mura “Città forte. Non grande, ben murata e difesa da sei bastioni e da una rocca, con due sole porte, una che guarda la terraferma, l’altra, dalla quale si esce verso il mare”. Così il Repetti nel suo Dizionario Cartografico della Toscana condensa la descrizione di Grosseto. Ma non pochi sono i cenni storici e le numerose vicende che hanno contraddistinto e accompagnato la crescita del capoluogo maremmano da villaggio a città. Le origini di Grosseto e il dominio degli Aldobrandeschi Le origini di Grosseto risalgono all’Alto Medio Evo. Gli sporadici ritrovamenti più antichi avvenuti in alcuni punti della città non sono sufficienti a provarne un’origine etrusca o romana. Fin dall’agosto 803 la chiesa di San Giorgio e molti suoi beni vennero dati in enfiteusi a Ildebrando degli Aldobrandeschi, i cui successori furono conti della Maremma Grossetana fino al termine del XII secolo. Iniziò così il dominio degli Aldobrandeschi, attraverso il quale la città raggiunse la sua maggior potenza. Un dominio vero e proprio che nel 1137 consentì ai grossetani – tanta era l’indipendenza del loro governo dai vicari imperiali – di non arrendersi all’assedio delle truppe tedesche calate in Maremma e capitanate dal duca Arrigo di Baviera. Data molto importante è quella del 1138 che segnò il trasferimento a Grosseto della sede Vescovile di Roselle. Mentre si profilavano le prime idee di Comune, nel 1151 la città prestò giuramento a Siena, con cui nei primi anni del XII secolo stipulò accordi per la dogana del sale. Siena si sostituisce agli Aldobrandeschi Nel 1222 gli Aldobrandeschi concessero ai cittadini la facoltà di nominare un podestà, tre consiglieri e i consoli. Nel giubilo generale l’atto di obbedienza fatto ai Senesi venne ripudiato. L’invio di 3000 uomini da Siena e certe “buone maniere” ristabilirono nel settembre del 1244 fedeltà e obbedienza. Siena sostituì così gli Aldobrandeschi, pur restando fermi i privilegi imperiali. Per approfondire: Aldobrandeschi e Maremma: uno storico, indissolubile, connubio Il soggiorno di Federico II di Svevia Ospite di Grosseto fu nel 1224 l’imperatore Federico II di Svevia, la cui fama di mecenate e di uomo di cultura attrasse in questa terra nobili e poeti da ogni parte d’Italia. Mentre guelfi e ghibellini si azzuffavano a più non posso, pur distratto dalle lettere e dalla poesia, Federico lI riuscì a smascherare la congiura di Capaccio ordita ai suoi danni da Pandolfo di Pasanella. Lotte e zuffe e vari dominatori si alternano su Grosseto in perfetto stile bassomedievale Dopo la serena parentesi, Umberto e Aldobrandino Aldobrandeschi, morto il padre Guglielmo, cercarono di riconquistare ai Senesi i domini perduti. Gli eserciti senesi, tuttavia, nel 1259 costrinsero alla resa la città e nominarono podestà un loro concittadino. Di nuovo libera dopo appena un anno, Grosseto combatté a fianco di Firenze nella battaglia di Montaperti; rioccupata, devastata, scomunicata da Clemente IV, recuperata la libertà, dichiarata la repubblica con a capo Maria Scozia Tolomei, assediata da Ludovico il Bavaro e dall’antipapa Nicola V nel 1336, subì la definitiva sottomissione a Siena. Il primo periodo della sottomissione senese è letteralmente drammatico. Nella zona, così come in tutta Europa, imperversa la peste nera (1348). Qui, inoltre, l’impaludamento dei terreni, lo spopolamento, la malaria, e altre epidemie, falcidiavano la popolazione. Nel 1369 si contavano circa solo un centinaio di nuclei familiari. La famiglia Medici arriva a Grosseto Tentativi di rivolta, oltre a varie pestilenze, tra cui quelle del 1430 e del 1527 (a cui seguì, l’anno successivo un’incursione del corsaro Barbarossa), caratterizzarono il periodo precedente al 1552 in cui i Grossetani cacciarono gli Spagnoli che presiedevano la città. Il dominio senese tramontò definitivamente nel 1559 quando, per l’intervento armato dell’imperatore Carlo V, i territori di Siena vennero incorporati nel Granducato di Toscana sotto Cosimo I de’ Medici. Inizia così una nuova era nella storia di Grosseto: il periodo della dominazione medicea. Nel 1574, sotto Francesco I, s’inizia la costruzione della cinta muraria, che terminerà, poi, nel 1593, sotto Ferdinando I. Vengono anche intraprese altre opere di fortificazione e nello stesso tempo si eseguono interventi di bonifica della pianura. Ma il periodo di ripresa ha breve durata e, con l’abbandono delle opere di risanamento e bonifica, la città ripiomba in un nuovo grave periodo di decadenza, fin quasi a scomparire: all’inizio del XVIII secolo gli abitanti sono ormai poco più di 700. La dominazione dei Lorena in Maremma La dominazione medicea prosegue fino al 1735. Due anni più tardi, col Trattato di Vienna che pone fine alla guerra di successione polacca, il duca Francesco Stefano è privato della Lorena e gli viene assegnato, a titolo d’indennizzo, il Granducato di Toscana. Durante questi secoli la città continua a seguire gli statuti del 1421, a cui nel tempo vengono apportate modifiche soltanto marginali. Finché nel marzo 1783 Pietro Leopoldo di Lorena sancisce l’abolizione degli statuti locali a favore dell’unificazione legislativa della Toscana. Per approfondire: Tutti i Granduchi di Toscana: il periodo degli Asburgo-Lorena Se la Maremma adesso è un paradiso lo deve anche ai Lorena La storia di Grosseto prosegue con l’avvento dei principi Lorena grazie ai quali, in tempi in cui ai primi di maggio la popolazione scarsa e denutrita era sempre stata costretta ad abbandonare le zone del piano per rifugiarsi sulle colline circostanti dove la malaria mieteva meno vittime, la città di Grosseto rifiorisce. Pietro Leopoldo separa la Maremma da Siena e stabilisce a Grosseto il capoluogo. Si attuano quindi una serie di concessioni di terre, di abolizioni di tasse e di parziali rimborsi delle spese. Grazie a questi interventi, Pietro Leopoldo si attira le simpatie di tutta la popolazione maremmana. Alla fine del XVIII secolo la storia di Grosseto si lega alla Rivoluzione francese, al dominio napoleonico e successivamente alla Restaurazione che riporta sul trono i Lorena. Dopo il Congresso di Vienna, Ferdinando III riprende l’intelligente politica di risanamento della Maremma giovandosi del prezioso ministro Fossombroni. Il monumento in riconoscenza di Leopoldo II Leopoldo II di Lorena continua l’opera di bonifica della Maremma – passata alla storia come la Grande Bonifica – tanto che i grossetani il 1° maggio 1846 gli dedicano sulla piazza principale – piazza Dante Alighieri – un monumento in riconoscenza della sua sensibilità e del suo amore verso questa terra. La statua in onore di Leopoldo II, detto simpaticamente “Canapone” per via del biondo colore dei suoi capelli, lo rappresenta nell’atto di sollevare col braccio sinistro una donna sfinita dagli stenti che a sua volta tiene un fanciullo morente. È la chiara allegoria della Maremma colpita dalla malaria. Tuttavia, col braccio destro, Canapone tiene anche un bambino sorridente – speranza del futuro – mentre col piede schiaccia il serpente-malaria, morso dal grifone, simbolo di Grosseto. La politica divide in seguito i grossetani dal Granduca: Grosseto partecipa attivamente al Risorgimento e, partito da Firenze Leopoldo Il, inizia ad essere una delle tante piccole città italiane alla ricerca di una identità. Dove dormire e mangiare a Grosseto: i consigli di TuscanyPeople Strutture ricettive Grand Hotel Bastiani: 48 camere eleganti e quiete nel centro della città; Agriturismo Tenuta di Poggio Cavallo: a pochi chilometri dalla città, ideale per un rigenerante soggiorno a contatto con la natura; Hotel Terme Marine Leopoldo II: a Marina di Grosseto, hotel esclusivo affacciato sul mare, con terme e SPA; Grancia Glamping: strutture glamping di livello per chi ama soluzioni fantasiose e innovative; Agriturismo Razza del Casalone: elegante agriturismo adiacente a Grosseto, con parco secolare di 2 ettari e piscina, a soli 10 km dal mare. Ristorazione Ristorante Grantosco: all’interno delle mura medicee, newyork style, ottima cucina (soprattutto di mare), specialità maremmane e prodotti a km 0; Gabbiano 3.0: 1a stella Michelin, a Marina di Grosseto, la mano delicata dello chef ci trascina letteralmente in un viaggio culinario denso di sapore e contrasto, non di rado ottenuti con abbinamenti inusuali; Canapone: con affaccio su Piazza Dante, cucina maremmana di ottima fragranza, basata su una materia prima ineccepibile; L’Uva e il Malto: in pieno centro, intimo e moderno locale con annesso wine-bar; in carta soprattutto pesce freschissimo; Gli Attortellati: rurale, comprende orto e allevamento da cui proviene tutto il bendidio della tavola. Per approfondire: Terme in provincia di Grosseto: meraviglie sulfuree della natura Caro lettore, cara lettrice, se questo articolo sulla storia di Grosseto ti è piaciuto potresti anche lasciarci un commento qui sotto, su FB, su IG, oppure condividerlo tramite il pulsante WhatsApp. Inoltre, se disponi del sistema Android sul tuo Smartphone, è facile rimanere in contatto con TuscanyPeople: basta far scorrere il dito sul touchscreen della Home da destra verso sinistra per aprire Discover di Google che spesso sceglie i nostri articoli tra i più interessanti da leggere. Foto di copertina katia kub su Unsplash Riproduzione Riservata ©Copyright TuscanyPeople Share: Informazioni sull'autoreTommaso BaldassiniPublisher, Blogger & Ambassador of Tuscany [fbcomments url="https://www.tuscanypeople.com/storia-di-grosseto/" width="100%" count="on" num="3"]