2 / 7 – Storia dell’olio in Toscana dagli etruschi al Medioevo: l’olivo c’è ma riveste scarsa importanza

In Italia i primi olivi coltivati pare si avessero in Sicilia e nella Magna Grecia, su probabile impulso dei coloni greci. È fatto degno di nota che il vocabolario latino ed etrusco dell’olivo e dell’olio sia quasi interamente di origine greca.

Gli etruschi facevano l’olio ma non davano troppa importanza all’olivo

Nell’Etruria, che c’interessa in maniera più diretta, la produzione di olio è attestata almeno dalla metà del VII secolo a.C., ma pare che la coltivazione dell’olivo non fosse troppo rilevante, mentre assai più importante era l’allevamento dei porci. Tutto da studiare resta invece un possibile e, in certa misura, probabile, successivo rafforzamento dell’olivicoltura nel territorio corrispondente all’attuale Toscana.

Medioevo: il tempo del lardo

Tuttavia, in un documento toscano dei primi del IX sec. d.C. – dopo che il crollo dell’Impero Romano e la penetrazione di popolazioni da nord e da est avevano contribuito a ridare importanza in Italia all’uso alimentare dei grassi animali (abitudini alimentari degli invasori e rafforzamento degli incolti e dell’allevamento convergevano nella stessa direzione) -, si parla curiosamente, ma significativamente, del “tempus de laride”, del tempo del lardo, come fosse una scansione del calendario agricolo-pastorale.

Nulla del genere si sarebbe potuto dire, con ogni probabilità, dell’olio, da nessuna parte in Toscana, neppure in Versilia, nell’entroterra livornese o nella collina lucchese, che pure sono le zone per le quali risultano più numerose le segnalazioni di olivi nei contratti agrari dell’alto Medioevo.

Olive sull'albero al tramonto in Toscana

Fino all’Alto Medioevo l’olivo era concepito come pianta preziosa, elitaria

Più frequenti, in quei secoli, sono infatti le notizie relative ad appezzamenti di terreno “con dieci”, “con cinque”, “con tre olivi”, che paiono dimostrare, al contempo, la preziosità della pianta insieme alla sua scarsa diffusione. Anche in seguito l’utilizzo parsimonioso dell’olio e la convinzione del suo alto valore vanno di pari passo. In particolar modo, per questo secondo aspetto, sono significative le affermazioni di certi uomini d’affari cittadini o di certi governi tra il Tre e il Quattrocento.

Un nuovo impulso alla storia dell’olio in Toscana lo dette la mezzadria poderale

I secoli finali del Medioevo segnano tuttavia, per varie aree della regione, un primo incremento degno di nota  dell’olivicoltura che viene stimolata e protetta da norme diverse contenute negli statuti delle città e negli statuti delle comunità di campagna. A questo progresso, che si deve immaginare piuttosto lento, fornirono un impulso decisivo i proprietari urbani sui loro poderi a mezzadria: il fenomeno è stato dimostrato grazie all’esame di svariate centinaia di contratti agrari, e lo studio di alcune proprietà, soprattutto per i territori fiorentino e senese. La mezzadria poderale, nei suoi connotati fondamentali, comincia infatti ad affermarsi nel corso di quella che, approssimativamente, si potrebbe indicare come l’età di Dante.

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