3 / 7 – Storia dell’olio in Toscana: l’olivo si diffonde gradualmente tra epidemie, consumo personale e commercio

Le prime fosse per gli olivi nei campi toscani

Nei secoli seguenti l’olivo si diffuse in successive ondate in gran parte della regione. I proprietari facevano scavare fosse per l’impianto di olivi e di alberi da frutto, lunghe talvolta anche duecento metri, con decine di piante a 8-9 metri l’una dall’altra. Si trattava, tuttavia, generalmente, non di impianti di coltivazione intensiva dell’olivo, ma solo di un’intensificazione della coltivazione promiscua, con consociazione sui medesimi appezzamenti di colture erbacee – in primissimo luogo cereali -, viti, alberi da frutto e, appunto, olivi.

Olivi in un campo coltivato

Le gravi epidemie favoriscono, per paradosso, la diffusione dell’olivo

È probabile che, fra il Tre e il Quattrocento, il calo stesso della pressione demografica causata dall’altissimo tasso di mortalità per via delle epidemie di peste favorisse questo processo, riducendo il bisogno di cereali e consentendo di superare con più facilità l’handicap della lenta crescita della pianta. E comunque, anche se parliamo di lenta crescita, bisogna considerare che all’epoca non era percepita come tale in rapporto ai livelli tecnici del tempo. Quanto alla scarsa produttività, se la paragoniamo a quella dei cereali, veramente bassa rispetto alla produttività attuale, non era affatto scarsa. Alla metà del Quattrocento, infatti, sulle colline presso Firenze, in anni non consecutivi, si ebbero rese delle olive in olio del 13-14%, ossia di circa un terzo soltanto inferiore all’odierna produttività media.

Consumo e commercio danno ulteriore impulso alla coltivazione dell’olivo

L’impulso dato dai proprietari alla diffusione dell’olivo derivava, oltre che dalle loro esigenze di consumo, anche dalla volontà di commercializzazione del prodotto, e proseguì lungo tutta l’età moderna, spesso accompagnata da conflitti tra mezzadri e padroni, per l’interesse dei primi – lo rilevava Cosimo Ridolfi alla metà de XIX secolo – a potare troppo a fondo le piante per lasciare luce al grano, che era il prodotto fondamentale per l’alimentazione contadina, nonché anche a causa della pratica negativa di seminare cereali ai piedi degli olivi.

Ma com’era diffuso l’olivo in Toscana tra il Trecento e il Settecento? Scoprilo a pagina 4

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